Ciao m. real
Dicono che il Cammino di Santiago ti coinvolga fin dal primo momento in cui ne hai sentito parlare. Lentamente si fa strada dentro di te, diventa un richiamo, un pensiero fisso che ti accompagna finché un giorno o l'altro, infilandoti zaino e scarponi, non parti anche tu.
Conosco un duecavallista che l'ha percorso in inverno nel mese di febbraio, un duecavallista molto noto nel nostro ambiente. Quando è tornato a casa si è tatuato su una gamba, per tutta l'ampiezza del polpaccio, il segno di questa impresa.
Il cammino, come tutte le cose, alletta alcuni e lascia indifferenti, per non dire che irrita, molti altri. Un mio amico, pervicace e battagliero quanto vetero comunista, nonché convinto antisportivo, l'ha definito un “Mezzo di distrazione di massa”, pressappoco un inutile sforzo atto a deviare la mente verso la frivolezza invece di educarla alla cura politica della società. Io, naturalmente, non concordo con questa visione.
Per me il cammino ha successo perchè rappresenta, soprattutto, un'esperienza individuale dove il corpo e la mente finalmente collaborano, affrontando una serie di prove tra cui la solitudine. Il cammino è, secondo me, un'esperienza soprattutto solitaria che però non preclude l'incontro con l'altro.
La solitudine è un modo per comunicare meglio con se stessi e, in definitiva, con gli altri.
Gli uomini e le donne sul cammino, e anche nella vita, dovrebbero essere come le montagne che comunicano tra di loro attraverso la pioggia, il sole e le stelle.
Ti ringrazio per il film che mi segnali anche se l'ho già visto, trovandolo un buon film. Come vedi l'interesse comune ci porta a usufruire delle stesse opportunità.