E’ sempre stato mattiniero, fin da bambino quando la mamma lo buttava giù dal letto per andare a scuola o ancora quando, giovane appena laureato, si faceva Cagliari-Porto Torres due volte a settimana. Lo è ancora adesso che dopo tanti giri lavora dietro casa. E chi arriva al lavoro troppo presto, alla fine non è troppo ben visto, soprattutto se appena arrivi ti metti pure a lavorare: crei indotto, dai fastidio a chi a quell’ora, pur essendo in servizio, non ha ancora fatto girare il criceto e forse sperava di lasciarlo riposare tutto il giorno senza che nessuno se ne avvedesse. E allora che si fa, alle sette del mattino vestiti di tutto punto? Si tira fuori l’auto storica e si va a fare un giro. Un giro nelle zone tranquille vicino a casa, dove non c’è mai traffico e da dove si vedono dei bei panorami del Golfo. Ma mentre è lì che trotterella alla velocità dovuta nei centri abitati, ecco che alle sue spalle esplode il suono delle trombe bitonali: ebbene sì, le tranquille strade del rinomato rione di villette alla mattina diventano delle scorciatoie per frotte di ritardatari che provengono dal dedalo di vie e viuzze, discese a mare, comprensori, condomini, compound ed enclave che punteggiano il litorale per chilometri. E siccome non tutti sono mattinieri e pur abitando “a su corr’e sa furca”* e lavorando “a domu de su dimoniu”* vogliono alzarsi con calma, la strada litoranea ben presto si ingolfa di automobili ed ecco che vengono impegnate le stradine laterali, ovviamente a velocità folli per una zona residenziale. E tu, che pensi di veleggiare tranquillo, disteso e indisturbato sotto i 50 Km/h devi farti da parte velocemente o, dopo averti assordato, ti passano pure sopra.
*modi di dire sardi per indicare località remote. Il primo cita la forca, quella per l’impiccagione, il secondo letteralmente significa “a casa del diavolo”.