2CV nel Grande Vuoto! Libia 2008

Aperto da lucajack2cv, 28 Ottobre 2008, 12:47:40 PM

« precedente - successivo »

Gianni Gandini

#300
Citazione da: Mirco 222 - 25 Febbraio 2010, 01:21:38 AM
No, è che Fabio è un bravo ragazzo, ma sul finale mettere la mia gloriosa 222 trapelata da insignificante trattore è stato un duro colpo all'orgoglio del triplice due.......... (piango) (piango)
Purtroppo vi posso assicurare che in quella sabbia i nostri 600 hanno poche speranze.... MI ERO SEMPLICEMENTE INSABBIATO     (muro)

Scusa, ma non s'era detto che avresti asserito che eri tui a spingere il trattore?

Mi ricordo di aver promesso di confermare la tua tesi!!!!!!!   (matto);D ;D
Arrivando a Genova vedrai una città imperiosa, coronata da aspre montagne, superba per uomini e per mura, signora del mare.
Francesco Petrarca (1358)
Chi da a mente a tutte e nuvie, no se mettià mai in viagio.  Corona nobilium, crux populi, griphi notariorum.

scanner79

Citazione da: GIANNI da Genova - 23 Febbraio 2010, 15:55:56 PM
Citazione da: KAPPAESSE - 23 Febbraio 2010, 13:32:43 PM

Un duecavallista con famiglia duecavallistica si stupisce di avere un pargolo duecavallista?  ???



Beh, i miei figli, 25 e 23 anni, non hanno mai voluto guidare ne la Mehari ne la 2CV. (nonso) (nonso) (nonso)

:o :o :o non ci credo!!!secondo me gli hai fatto il lavaggio del cervello in modo che non tele postessero rubare!!!

(felice)
Certe volte è meglio tacere e passare per idioti che parlare(scrivere) e dissipare ogni dubbio!!!

Berto

Citazione da: GIANNI da Genova - 23 Febbraio 2010, 15:55:56 PM
Citazione da: KAPPAESSE - 23 Febbraio 2010, 13:32:43 PM

Un duecavallista con famiglia duecavallistica si stupisce di avere un pargolo duecavallista?  ???



Beh, i miei figli, 25 e 23 anni, non hanno mai voluto guidare ne la Mehari ne la 2CV. (nonso) (nonso) (nonso)
Gianni, convertili o mandali via di casaaaaa !!!!!!!! (guid)  (guid)  (guid)
Un saluto Alberto

Gianni Gandini

Citazione da: Berto - 26 Febbraio 2010, 15:23:46 PM
Gianni, convertili o mandali via di casaaaaa !!!!!!!! (guid)  (guid)  (guid)
Un saluto Alberto

Beh, uno naviga e a casa c'è 2 mesi su sei. La seconda l'8 si laurea e poi parte per Londra! (nonso)

Non li ho convertiti!  ;D ;D ;D
Arrivando a Genova vedrai una città imperiosa, coronata da aspre montagne, superba per uomini e per mura, signora del mare.
Francesco Petrarca (1358)
Chi da a mente a tutte e nuvie, no se mettià mai in viagio.  Corona nobilium, crux populi, griphi notariorum.

KAPPAESSE

Citazione da: GIANNI da Genova - 26 Febbraio 2010, 20:24:33 PM
Non li ho convertiti!  ;D ;D ;D

Hai fatto bene a non convertirli.

Mandali via di casa come stai facendo  (muro), solo così potranno capire che fortuna sia avere un padre genuinamente duecavallista  (superok) (potrà sembrare autocelebrativo, ma quanno ce vò ce vò...)  (appl)

Epy

.... stessa colonna sonora, stavolta solo fermo-immagine ......

[youtube=425,350]j8UBFGOWkyw[/youtube]

...... vorrei partire .....  (piango)

Watson

Posso farti una domanda  (?)

Ma perchè hai scelto di riproporre più volte le stesse foto e non hai optato ad un intervallo più lungo tra una foto e l'altra ?

Grazie  (felice)
W la vita

"non postare" è un pregio se ci si accorge di non avere nulla da dire, ma non tutti se ne accorgono. [Magomerlino]  La vita dura poco, se non giochiamo ora...  Watson nel cuore Gaia felicemente... tra i piedi

Epy

Citazione da: Watson - 12 Marzo 2010, 10:50:28 AM
Posso farti una domanda  (?)

Ma perchè hai scelto di riproporre più volte le stesse foto e non hai optato ad un intervallo più lungo tra una foto e l'altra ?

Grazie  (felice)

Lo scrivono in tutti i tutorial di montaggio video ........ un fermo immagine e/o una ripresa deve cambiare nel giro di 5-10 secondi, altrimenti lo spettatore si annoia.

Avevo a disposizione pochissime foto e per far durare il video un pò di più, ho replicato.

Soddisfatto della risposta? ......  ;D

Watson

Grazie per la risposta  (abbraccio)

In ogni caso è una prerogativa del regista decidere i tempi e la disposizione delle foto come più gli piace, quindi riguardando il filmato ho notato che non c'è stata una ripetizione palese...

... ma una scelta di far rivedere solo alcune foto due o tre volte  (su)



P.S. mi permetto di segnalarti questo post sperando che non sia a te sgradito, ma sai a volte sono troppo pignolo (matto)  ;D

lo storyboard del filmato Raid Libia 2009
W la vita

"non postare" è un pregio se ci si accorge di non avere nulla da dire, ma non tutti se ne accorgono. [Magomerlino]  La vita dura poco, se non giochiamo ora...  Watson nel cuore Gaia felicemente... tra i piedi

Gianni Gandini

Quando siamo tornati dalla Libia ho sentito la necessità ed il piacere di raccontare le mie emozioni. Fra queste l'osservare le stelle di notte nel deserto ................... beh, non è cosa da poco!

Ecco come viene raccontato da Maggiani ne "Il viaggiatore notturno"

Nonostante le lampade a cherosene accese un po' ovunque, anche quella sera bastava alzare la testa perchè le stelle venisserogiù dal cielo a secchiate. Questo è il cielo notturno dell'Hoggar un pozzo di acqua stellata profondo un'infinito. E se alzi gli occhi devi arrenderti alla dolcezza di quella grandiosità così sproporzionata ed irragionevole. Non devi fare i conti in tasca all'Universo sotto le stelle dell'Hoggar, se non vuoi sentirti ridicolo. Devi fare come i tagil coricarti a faccia in su senza paura dell'Universo; poggiare il kalashnikov in grembo e aspettare di prendere sonno fumando una sigaretta dopo l'altra, perchè almeno il fumo pesante delle sigarette americane attenui un po' la dolcezza, e veli la vastità

Mica pizza e fichi!!!  ;D (su)
Arrivando a Genova vedrai una città imperiosa, coronata da aspre montagne, superba per uomini e per mura, signora del mare.
Francesco Petrarca (1358)
Chi da a mente a tutte e nuvie, no se mettià mai in viagio.  Corona nobilium, crux populi, griphi notariorum.

Vicè


Croccantini piliferi? e chi li vuole?
Beh... i capelloni, no? I cantanti folk e i motociclisti!

Gianni Gandini

Arrivando a Genova vedrai una città imperiosa, coronata da aspre montagne, superba per uomini e per mura, signora del mare.
Francesco Petrarca (1358)
Chi da a mente a tutte e nuvie, no se mettià mai in viagio.  Corona nobilium, crux populi, griphi notariorum.

lucajack2cv

#312
Citazione da: GIANNI da Genova - 10 Novembre 2009, 17:46:14 PM
     A me ha colpito come un colonnello, a capo delle guardie che ispezionano il deserto a Sebha, abbia detto di sentirsi fiero per il suo lavoro che protegge la Libia e difende l'Europa. Complimenti!

     E se ben ti ricordi, è proprio a Sebha che due guardie hanno fatto tutto quel casino perchè un automobilista in coda al benzinaio interrompeva la colonna di "ospiti" e sempre lì è dove ci hanno scortato con la macchina con i megafoni! Complimenti!

Nei giorni di vacanza riuscivo a seguire a intermittenza alla radio la vicenda dei profighi eritrei prigionieri vicino a Sebah in Libia. Che quella città fosse una inquietante specie di "balurado" che difende l'Europa da chi attraversa il deserto a piedi pur di scampare alle guerre che da dieci o vent'anni interessano vari paesi sudsahariani o dalla semplice miseria nera è stato piuttosto evidente a chi ha partecipato al raid in Libia e lo si può capire dalle foto pubblicate qualche pagina prima.

Ad una trasmissione (radiotre mondo o tutta la città ne parla) era collegato un sacerdote che è in contatto coi detenuti tramite uno dei telefonini che hanno nascosti, un altro ospite ricordava che sia l'Eritrea che la Libia sono paesi con cui è l'Italia e non altri stati ad avere avuto rapporti coloniali e postcoloniali: loro sono stati gli unici africani che abbiamo conosciuto direttamente e noi siamo stati gli europei cui si sono riferiti per l'edificazione delle loro nazioni, purtroppo fallimentare, specie nel corno d'africa. La Libia invece mi è sembrata uno strana visione dell'Italia dittatoriale applicata oltre il suo tempo storico.

Un altro ospite ricordava che un rifugiato politico è un rifugiato politico va protetto e basta, anche Sandro Pertini usava documenti falsi in Francia non per questo lo rispedivano al suo paese che al tempo del fascismo offriva le garanzie di diritti umani pari alla Libia di oggi.

Infine un altro ricordava che da molti decenn inoi non abbiamo più esperienza diretta di cosa vuol dire fuggire da una guerra: in Eritrea puoi essere "chiamato" ovvero preso di peso e mandato a fare il servizio militare per una durata indeterminata tipo 10 o 15 anni in una guerra di confine senza senso http://it.peacereporter.net/articolo/124/Eritrea-Etiopia

Quando questo avveniva da noi, durante la prima guerra mondiale, chi non voleva morire in trincea o fucilato dai Carabinieri prendeva una nave senza documenti, come ricordano le testimonianze di questo prezioso articolo di un anno fa. buona lettura:


Le storie Così il dramma dell'emigrazione resta scolpito nella memoria della comunità italiana d'Argentina
Quando i migranti eravamo noi "I nostri morti gettati nell'oceano"
di GIULIA VOLA


BUENOS AIRES - Loro muoiono nel Mediterraneo. Quando gli emigrati eravamo noi, morivamo nell'Atlantico. "Buttarono nell'Oceano donne, un bambino e molti vecchi, in tutto quasi venti persone. Così raccontava mio padre". Maria Dominga Ferrero vive in provincia di Cordoba, in Argentina, nella casa che suo padre comprò quando, nel 1888, arrivò alla "Merica" a bordo del 'Matteo Bruzzo'. Una casa con i muri bianchi, la cucina grande, le stanze ariose e l'orto nel retro. "In barca gli dicevano 'coma esto, gringo de mierda', mangia questo. Era pane e vermi. Vide morire di fame una donna incinta. Ma cosa poteva fare?".

Maria parla un po' in piemontese e un po' in castigliano, mentre gira la minestra di verdure che bolle sul fuoco. "La solfa era la stessa. La differenza era che se sopportavi il male potevi fare suerte, fortuna. Non come capita agli immigrati che oggi vanno in Italia. A l'è vera? Non è vero?". La domanda rimane sospesa, Maria apre i cassetti, cerca ricordi. "Mio padre - dice - all'inizio vendeva la verdura che coltivava ma nessuno capiva la sua lingua. Così vendeva tutto a 5 centesimi".

Loro, i sopravvissuti di oggi, vengono rinchiusi nei Cie, i Centri di identificazione ed espulsione. Noi finivamo negli Alberghi degli immigrati gestiti dallo Stato o nei Conventilli in mano ai privati. Felicia Cardano è molto anziana, ma ricorda bene i racconti di famiglia: "Mio padre arrivò a Buenos Aires nel 1889 a bordo del 'Frisca'. Durante il viaggio morirono il suo migliore amico e altre trenta persone. Lo misero all'Hotel della Rotonda, un enorme baraccone di legno, dove si stava stipati come sardine insieme ai pidocchi e alla puzza. Si poteva rimanere al massimo cinque giorni, il tempo di trovare un lavoro in città o nei campi, dove era più facile".

Scenari confermati da Luigi Barzini che così scriveva sul Corriere della Sera nel 1902: "L'Hotel degli emigranti (lo chiamano Hotel!) ha una forma strana, sembra un gasometro munito di finestre (...). L'acre odore dell'acido fenico non riesce a vincere il tanfo nauseante che viene dal pavimento viscido e sporco, che esala dalle vecchie pareti di legno, che è alitato dalle porte aperte; un odore d'umanità accatastata, di miseria (...). Più in alto, le tavole serbano dei segni più vivi di questo doloroso passaggio: li direi le tracce delle anime. Sono nomi, date, frasi d'amore, imprecazioni, ricordi, oscenità raspati sulla vernice o segnati colla matita, talvolta intagliati nel legno. Il disegno più ripetuto è la nave; il loro pensiero guarda indietro!".

Gli stessi graffiti ricoprono adesso le pareti dei Cie, memoria recente del transito dei migranti di oggi, stranieri di tutto il mondo, che lavorano nei cantieri, nei campi, nelle cucine dei ristoranti, nelle case, invadono i quartieri, contaminando le loro e le nostre abitudini. Noi, i "gringos" di allora, invadevamo "le passeggiate perché sono gratuite, le chiese perché credenti devoti e mansueti, gli ospedali, i teatri, gli asili, i circoli e i mercati": così scriveva infastidito all'inizio del secolo il sociologo argentino Ramos Mejía.

Numeri alla mano, dal 1886 al 1889 gli emigrati partiti da Genova e sbarcati a Buenos Aires raddoppiarono da 43mila a 88mila. Nel 1897 nel porto argentino erano già sbarcati un milione di italiani. Nel 1895, su 660mila abitanti di Buenos Aires, 225mila erano dei nostri. In provincia di Cordoba i 4.600 del 1869 diventarono 240mila nel 1914. Muratori, fabbri, falegnami, calzolai, sarti, fornaciai, meccanici, vetrai, imbianchini, cuochi, domestici, gelatai e parrucchieri: non avevamo concorrenza.

"Si lavorava da matin a seira e la domenica si andava a messa ben vestiti - raccontano le sorelle Fusero, nipoti di Bartolomeo arrivato a Buenos Aires il 22 novembre 1905, a 22 anni - . I bambini mangiavano il gelato, le donne bevevano la limonata e gli uomini il vermouth. Si cantava Quel mazzolin di fiori, La Piemontesina e Ciao bela mora ciao, si giocava a bocce e si chiacchierava. La sera si mangiava la bagna càuda e prima di andare a dormire si pregava: il parroco dovette imparare il piemontese perché le donne, non riuscivano a confessarsi. Nduma bin! Eravamo messi bene! Siamo nati tutti nella stessa camera, all'ombra di un magnolia nata da un seme portato dall'Italia".

Centoventi anni dopo, i nuovi migranti inseguono in Europa il posto migliore dove vivere. Poi chiamano a raccolta il coniuge, i figli, il fratello, l'amico. Nel frattempo mandano i soldi a casa. "Noi, poveri e affamati di allora, andavamo a fare l'America - racconta la nipote di Giuseppe Caffaratti, torinese arrivato in Argentina nel 1890 a 15 anni - perché peggio di com'era in Italia non si poteva: era uno sgiai, uno schifo". "Emigravamo per mangè", racconta Reinaldo Avila, nipote di Giuseppe partito da Caraglio, in provincia di Cuneo, nel 1883. "Mio nonno era un contadino ignorante, si è spaccato la schiena nei campi. Oggi qui tocca ai boliviani e in Italia agli africani. È la vita".

Loro, i profughi di oggi, scappano dalle guerre moderne, dalla miseria dell'Africa, dell'Asia e dell'Est europeo. Noi, vittime di allora, fuggivamo dalla Grande Guerra. Racconta Margherita Lombardi, nipote di Clelia scappata da Alessandria: "Mia zia perse un figlio in battaglia nel 1916 e un altro nel viaggio sull'Oceano. Si salvò solo lei". Si fuggiva dalle cartoline precetto, il terrore delle madri: "Meglio un figlio lontano ma vivo che vicino ma sotto terra, disse mia nonna a mio padre Fernando - racconta Gladis Fiacchini - . Siamo cugini di Renato Zero, ma abbiamo perso i contatti: mio padre non volle mai più ritornare indietro".

Altri fuggivano dopo aver visto la morte in faccia. "Ci imbarcammo sulla 'Filippa' senza documenti e senza un soldo il giorno dopo che Miguel tornò dal campo di concentramento in Germania", ricorda Letizia Garessio. Suo marito, Miguel Bautista Pistone, argentino nato da italiani emigrati in America a metà '800, era tornato in Italia dopo aver fatto fortuna e durante la guerra era finito in un campo di concentramento: "Miguel era pelle e ossa - dice Letizia - , che cosa potevano fargli? Chi gli avrebbe impedito di salvarsi?". Gli dico che ora l'Italia respinge i profughi che vengono dal mare: "Meno male che siamo nati un secolo fa e che siamo scappati qui - commenta - . Miguel tornò in Italia solo una volta per vendere tutto e comprare una casa qui".

"Mio padre scappò da Fossano e dalla guerra che gli aveva ucciso un fratello - racconta Antonio Caballero - , aveva 17 anni e fin dal primo giorno cominciò a dimenticare l'Italia. Non ho mai parlato con i miei parenti rimasti a casa. Non ho mai imparato l'italiano perché nessuno me l'ha mai insegnato. Nessuno di noi ha fatto fortuna, semplicemente siamo sopravvissuti".

I migranti di oggi arrivano in Italia con il sogno di guadagnare per poter tornare in patria. Ma anche loro spesso finiscono per mettere radici. Come il nonno di Teresa Burdone, piemontese emigrato in Argentina alla fine dell'Ottocento: "Quasi tutti noi - dice Teresa - , figli o nipoti di italiani, abbiamo la doppia cittadinanza e un'altra vita da vivere, ma il cognome ci ricorda che siamo stranieri da sempre".
[/i]

http://www.repubblica.it/2009/08/sezioni/cronaca/immigrati-11/come-eravamo-noi/come-eravamo-noi.html

Oui nous sommes les barbariens de la route..
 Flying home to you..

Telaio Pazzo

La vita è una ruota e tutto finisce per ripetersi in altri luoghi con altre genti.

Si dovrebbe imparare dal passato ma sembra, sempre più spesso, che questo l'uomo non voglia capirlo .......   (stupid)

lucajack2cv

(superok)  :D buono (nonso)  o no (?) non saprei che dire.. se non che è dura dover dipendere dagli umori di un "leader della rivoluzione" che ti usa come pedina sullo scacchiere mondiale..


Mossa a sorpresa di Tripoli: chiusi i centri i detenzione
Ma i 205 eritrei sono bloccati senza soldi né possibilità di andare via

  Una liberazione di massa. Con una mossa decisamente a sorpresa, il colonnello Muammar Gheddafi ha dato ordine di rilasciare tutti gli stranieri rinchiusi nei centri di detenzione in giro per la Libia. Il provvedimento non ha quindi riguardato solo i 205 eritrei che, nella notte tra giovedì e venerdì, sono stati liberati dal centro di Braq, nel sud del paese, in cui erano rimasti rinchiusi in condizioni proibitive per 16 giorni. E' stato esteso a tutti gli immigrati, di qualsiasi nazionalità essi siano. E a tutti è stato dato un permesso temporaneo di tre mesi per «cercare lavoro in Libia». Di fatto, i 28 centri di detenzione libici risultano da ieri vuoti.
Una sanatoria di massa che segna un'assoluta controtendenza rispetto agli ultimi anni, in cui il paese di Gheddafi aveva moltiplicato le misure repressive nei confronti degli immigrati africani e, anche su pressioni europee, aveva esteso a dismisura l'utilizzo dei centri.

La notizia, che già stava circolando negli ultimi due giorni a Tripoli fra le comunità africane, è stata ufficialmente confermata ieri. A quanto si legge in un dispaccio dell'agenzia di stato Jana, «il leader della rivoluzione ha preso la decisione di rilasciare centinaia di africani detenuti e, se ciò non fosse abbastanza, il leader ha anche fornito agli africani un permesso di residenza in modo da permettere loro di cercare lavoro in Libia, qualora questa sia la loro intenzione». Una mossa che ha raccolto l'apprezzamento del presidente del Mali Amadou Toumani Touré, in visita a Tripoli, che ha lasciato intendere tra le righe come la mossa del colonnello possa creare un qualche scompiglio sull'altra sponda del Mediterraneo. «Il leader ha preso una decisione molto importante e coraggiosa, rilasciando gli africani detenuti, per lo più immigrati illegali, nonostante possano creare problemi sia alla Libia sia ai suoi vicini a Nord».

Non si sa cosa abbia spinto il leader libico a prendere questa decisione, se in particolare abbiano avuto un peso le pressioni fatte da Bruxelles per il caso dei 205 eritrei rinchiusi a Braq. Un indizio in questo senso lo potrebbero fornire le affermazioni dell'ambasciatore a Roma Hafed Gaddur, che ha sottolineato che la Libia non permetterà «a nessun paese, amico o no, di intervenire negli affari interni. Non tolleriamo ingerenze». Un segno che probabilmente Tripoli si è irritata delle critiche rivolte da alcuni settori dell'Unione europea e dalla campagna stampa per la liberazione dei 205 eritrei rinchiusi a Braq. E abbia deciso di reagire chiudendo quei centri che proprio l'Unione europea - e l'Italia in particolare - l'avevano spinta ad aprire. Forse un segnale che, proprio mentre è in discussione l'accordo quadro di cooperazione tra Libia e Unione europea, il colonnello Gheddafi non è più disposto a fare il gendarme per conto terzi.

Sono circa 3000 i detenuti africani che hanno beneficiato di quest'amnistia generalizzata: fra questi circa 400 eritrei, la metà dei quali liberata dall'ormai famigerato centro di Braq. Questi ultimi sono tuttora bloccati nella città meridionale di Sabha, dove sono stati trasportati dopo la loro liberazione. I soldati al check point non li lasciano uscire dalla città e i 205 ragazzi sono costretti da tre giorni a dormire in strada.

A quanto pare, ma le informazioni in tal senso sono contraddittorie, il famoso «permesso di residenza» non consentirebbe la libera circolazione in tutta la Libia, ma solo nella regione in cui è stato emesso. Pertanto gli ex reclusi di Braq sembrano condannati, salvo decisioni contrarie nelle prossime ore, a restare a Sabha. Un destino assurdo, soprattutto se si tiene conto che loro si trovano nella regione del sud perché vi sono stati deportati manu militari a bordo di tre camion container proprio dai soldati libici. I ragazzi sono disperati. «Non abbiamo un soldo. Stiamo cercando di trovare un posto dove passare la notte. Ma la situazione è difficile. Molti di noi si stanno perdendo d'animo», racconta al telefono uno di loro. Che ribadisce l'appello rivolto nei giorni scorsi alla comunità internazionale, oggi più urgente che mai. «Noi non siamo immigrati illegali. Siamo richiedenti asilo e, come tali, vogliamo ottenere la protezione internazionale di uno stato terzo che non sia la Libia e che sia in grado di tutelarci».


http://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/in-edicola/numero/20100718/pagina/08/pezzo/282786/

Ho sentito che dei 205 eritrei richiedenti asilo circa 180 erano stati "rimpatriati" in Libia dalla nostra Guardia di Finanza ma al momento non trovo conferme. Peccato, ce ne sarebbe finalmente per consegnare il ns. minstro degli interni leghista ad un tribunale internazionale, a far compagnia ai razzisti suoi pari, responsabili di eccidi in yugoslavia et similia..

Oui nous sommes les barbariens de la route..
 Flying home to you..