Ciao Cruell, ho consultato lo Statuto fondativo del Riasc ed un successivo Regolamento approvato dal consiglio dei Presidenti, il criterio della revisione in corso di validità non vi compare. Non vi compare neanche esplicitamente la norma -a sua volta invalsa da tempo- che non ammette il censimento nel Registro Citroen di vetture con targa estera.
Occorrerebbe controllare le deliberazioni del Consiglio degli anni 2006-2007 o altra corrispondenza istituzionale dell'epoca poichè sono propenso a credere che la decisione sia stata presa in occasione delle gravi limitazioni imposte alla circolazione dei veicoli "non ecologici" a Firenze e poi in Lombardia e Piemonte a partire da quell'inverno.
La trattativa con Comuni e Regioni per ottenere l'equiparazione delle auto iscritte al Riasc a quelle Asi e godere della deroga prevista nelle ordinanze per i veicoli storici dovette puntare sull'identità tra il certificato di storicità rilasciato dall'Asi e l'Attestato di censimento al Riasc. Analogia che si rendeva necessaria ma piuttosto impropria poichè dichiarare il censimento di un'auto non è la stessa cosa che certificarne la "qualità" storica della macchina, cosa che -almeno formalmente- i commissari Asi dichiarano di fare, visionando la vettura ed esaminadone le caratteristiche fondamentali, tra cui come minimo l'identità controllando la rispondenza del numero di telaio, della motorizzazione, del tipo veicolo e dell'uso cui è adibito.
Nel progetto del Riasc questo ruolo non è affidato alle Sezioni di Censimento, ma ad una Commissione Tecnica che, a seguito di una visita, iscrive i veicoli in un Albo. Pur prevista nello Statuto, questa commissione non era istituita nel 2006 come non lo è oggi. Fu quindi "speso" l'attestato di Censimento, che peraltro fu oggetto di modifiche grafiche e contenutistiche per venire incontro alle richieste delle amministrazioni e soprattuto dei funzionari preposti che, con le migliori intenzioni, conformavano le proprie disposizioni al (perverso) quadro normativo nazionale in materia.
L'operazione non fu priva di "dispute interne" e uno degli esiti fu il convenire nel sostenere che, anche se i nostri Responsabili di Sezione censivano/certificavano centinaia di veicoli sostanzialmente guardando una fotografia, il fatto che il veicolo avesse superato una regolare revisione periodica garantiva il censore/certificatore per quegli aspetti legati all'accertamento dll'identità del veicolo, dell'originalità del suo impianto strutturale e meccanico, all'efficienza di ogni suo organo che ne fa un veicolo "in normali condizioni d'uso" e non un rottame pericoloso e/o inquinante.
Va infine detto che anche sul fronte delle convenzioni assicurative che il Riasc perseguiva presso le compagnie che avevano un settore "RC per veicoli storici", gli accordi extra-asi che queste ultime proponevano si rifacevano concettualmente (e terminologicamente) al già detto "perverso quadro normativo" dell'auto storica in italia che prevede una certificazione da parte di qualcuno che stringi stringi è i l noto e benemerito ente monopolistico privato. Anche in questo caso l'acquisizione di un riscontro "revisione regolare" (unitamente ad una dichiarazione del socio circa veridicità della descrizione che riporta nelle schede compilate e nei documenti che allega alla domanda) sarebbe volto a tutelare il censore-che-può-essere-inteso-certificatore dal momento che la sua è la firma che compare sull'attestato di censimento che può venire intesocertificato di storicità.
Come Responsabile della Sezione A mi sono sempre attenuto a questa disposizione e naturalmente sono tenuto a continuare a farlo fino a che il Direttore, tra i cui compiti c'è il coordinamento del lavoro delle Sezioni, non disporrà diversamente.
Spero di essere stato abbastanza ufficiale e soprattutto essere riuscito a spiegarmi

Ciao Luca.