LA COMUNICAZIONE: dalle origini al futuro

Aperto da paoloDòCavaj, 06 Marzo 2012, 19:45:49 PM

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paoloDòCavaj











paoloDòCavaj

(Per i precisini. Questa è la comunicazione  inviatami  per la partecipazione ad un convegno dell'anno scorso)

Lu

Ok, e a che pro la pubblichi, visto che il convegno è già scaduto?
www.registroitaliano2cv.it
Quello che vuoi per me, il doppio lo auguro a te (Totò)

paoloDòCavaj

#3
....ancora. Pazienza...

Perchè qualcuno, mentalmente diversamente abile, magari possa aggiornarsi sull'esistenza di questi signori.
Magari decida di cercare i loro testi, capire il senso della loro ricerca, trovare la poesia delle cose e del loro genio anche nello studio della comunicazione....
Forse anche loro, oltre che noi, hanno ancora qualcosa da dirci....?

Sono forse "scaduti"?
Hai qualche altro importante aggiornamento sulla materia?
Se si, per cortesia mandami sintesi e bibliografia. E' questo un mio forte interesse.
Grazie



Lu

Mordo la tastiera: che fatica non risponderti a tono.
In realtà la risposta l'avevo anche già scritta: una delle mie... di quelle che pungono... e tanto.
E tante, davvero tante, sono le cose che potrei dire, soprattutto rispondendo alle parti scioccamente polemiche della tua risposta (che non manderò giù a tempi brevi).
Ma poi ci sarebbe il tuo post piccato (lo fai sempre) e l'ennesimo litigio online non gioverebbe a nessuno.
Tantomeno interessa a me che in questo momento sono molto angustiato da tutt'altri problemi.

Mi hai chiesto di lasciarti stare... che in questo momento hai bisogno di questo...
Ok vecjo... domandare è lecito, rispondere è cortesia. In questo momento hai bisogno di far vedere che ne sai di comunicazione e vuoi mandare avanti la tua campagna di demonizzazione di forum/e-mail (strumento che hai più e più volte dimostrato di usare malamente) a favore dell'archeologizzazione pro-telefono.
Scusa se mi sono permsso di commentare o chiedere un confronto... porta pazienza.
www.registroitaliano2cv.it
Quello che vuoi per me, il doppio lo auguro a te (Totò)

paoloDòCavaj

#5


IN QUESTO SPAZIO DEL FORUM VOLEVO RACCOGLIERE ALCUNE CONSIDERAZIONI SUL "PERCHÉ, OGGI, LA DUECAVALLI?"
E il Perché di questo Perché.

Queste domande me le sono poste dopo aver ripreso a viaggiare con la mia AK, e soprattutto nell'incontro con voi, in questa dimensione dei raduni, ancora appassionati, amanti e cultori di questa auto.
Per voi tutto questo sembrerà normale: oggi ormai il Popolo delle 2cv ha una sua, seppur informale,  dimensione, organizzazione e ritualità.
Molto più degli anni 70: incontrarsi fra duecavallisti era occasionale, anche se subito nasceva una relazione, un reciproco interesse, una curiosità che si sviluppava in ore di conversazione nella descrizione di viaggi, dis/avventure, trucchi e consigli tecnici, certamente bicchierate se non nella condivisione di una cena.
La maggioranza dei casi era comunque in un contesto a due: raramente si formava un gruppo.
C'era comunque già qualcosa di unico ed originale, oserei dire di magico: nei Camping Comunali, soprattutto in Francia, ci si "avvicinava", andavi sempre vicino dove c'era una 2cv.

Oggi, con le conoscenze che io, come ogni uno di noi, generosamente mette a disposizione del Forum, cercavo di interpretare e capire questi due fatti, ma soprattutto il perché del permanere di questa passione, quasi "forte sentimento", verso la 2cv che, per frequenza e incremento delle proposte fra Incontri e Raduni, sembra quasi, come per positivo contagio, incrementare.

Uno stimolo forte a farne una riflessione più approfondita, mi è venuto dalla lettura di un libro, come tanti, che avevo messo in parcheggio. Ed è proprio il caso di usare questo termine in quanto il titolo è "FIAT 500 Genio di un'epoca".
Si snoda in due dimensioni: la prima, scritta da Anna Maria Quarona, dal sottotitolo "Fiat 500, Un fatto pesonale".
L'autrice qui si descrive nel suo vissuto con la sua vettura, scoprendone quasi un'anima.
La seconda parte è un saggio del Professor Ugo Castagnotto, dell'Università di Torino, semiologo, dal bagaglio di studi ed esperienze sorprendente.
Titolo: "Poetica dell'oggetto industriale".
E' stato sorprendente vedere utilizzare la parola "Poetica" per raccontare la storia della 500, dalla sua ideazione nata da un pensiero non solo commerciale, alla realizzazione, ai mutamenti di costume che costituì per gli italiani.

Ma.
Il ma stava nell'aver vissuto la 500 della mia compagna, oggi moglie, e quelle degli amici in un qualcosa di "diverso", di "Non c'entra", rispetto alle mie Citroen.
E, fra l'altro, prima, avevo convissuto con due innominabili: la prima ultraspartana a tre marce, la seconda normale.

Il Professore era come mi avesse lanciato una sfida.
Mi agitava il fatto che con le sue forti competenze aveva dato ancora lustro e dignità, giustamente, a questa piccola Fiat, quando sentivo dentro di me che la 2CV si poteva meritare di più, molto di più.

E allora?.
Accedo al Forum, non da guardone passivo e frettoloso, come fino a poco tempo fa  potevo solamente permettermi.
Ma pensando di vivere con voi la decodifica e riscoperta del perchè di questi sentimenti forti legati ancora a questa vettura, comunque un oggetto industriale.

A parte Concorsi e sollazzi di puro divertimento, certamente sbagliando, ho buttato là dei temi legati alla varie Teorie della Comunicazione, che, a mio avviso, avrebbero potuto aiutare a decodificare questo arcano.

Nel farlo ho trovato con meraviglia, e veramente questo non me l'aspettavo, un ambiente difficile, ostico e talvolta rissoso.
Qui mi sono perso dietro l'osservazione, non prevista, della dinamica del e dei Forum, cercando di aiutarmi con strumenti, (come fossero gli arnesi delle nostre domestiche officine), che hanno costituito e in parte lo sono ancora, storia della mia vita professionale. Niente di più e di meno di quelli che sono, materiali o immateriali, gli strumenti del mio e vostro lavoro.

Ma, certamente per colpa anche mia, o sottovalutazione di qualcosa, sbatto contro il muro con atteggiamenti antagonisti, no so se definirli anche competitivi o problematici.
Pochi, ma da indurmi già una volta ad allontanarmi.
Ci riprovo, e dopo un po' di tregua, di nuovo.
Oggi il mio malessere è tale che, conoscendo purtroppo nelle organizzazioni, le dinamiche del  Mobbing, andavo a pensare se il Forum, con tutti i suoi abbandoni, ne fosse mai per caso esente.

La scelta non è stata facile, anche perché il Forum permette di nasconderci dietro a icone non trasparenti.
Ma non l'ho mai fatto, mi sono sempre esposto di persona, anche se qui rischio soltanto qualche sorrisetto da parte di qualcuno nei prossimi incontri.
Scelgo la trasparenza della mia persona e  dei miei sogni anche relativi a questa piccola cosa della mia vita che è la 2cv.
E non vorrei che da momento gioioso della mia vita, diventasse grigiore rissoso e rincorsa a provocazioni.

A tanti di voi, comunque, devo questa riscoperta, e alla mia età diventa  molto, molto importante.
Quindi: giù le mani dalla felicità citronica mia e di altri.

Spero che questo mio scritto faccia chiarezza non solo sulla mia presenza in questo contesto, ma che spinga altri alle loro riflessioni che qui di sopra,  questo spazio possa, spero, ancora accogliere

Paolo



tiotio

si, mi ha incuriosito leggere questo topic, ma avendo letto alcune parti diverso tempo fa ed avendo una pessima memoria prometto che rileggerò alcuni passaggi...
in merito alla comunicazione credo di essere un pessimo esempio in quanto sono poco comunicativo e molto avrei da imparare, ma nonostante i miei tentativi rimango lo stesso se non incapace, molto deficitario nella comunicazione per cui me ne sono fatto una ragione e se riesco/posso mi esprimo altrimenti lascio perdere...
chissà se riuscirò un giorno a leggere quel libro che parla dell'anima della 500, certo bisogna ammettere che allora era quasi un'abitudine affezionarsi se non addirittura immaginare che una macchina potesse avere un'anima, probabilmente questo lo si doveva anche al fatto che non erano perfette, i difetti variavano da auto ad auto pur essendo in teoria prodotta allo stesso modo e nella stessa fabbrica, e questo forse le rendeva più "umane" (passatemi il termine) di quanto non lo siano invece oggi.
Le auto oggi sono un concentrato di tecnologia, (quasi) esenti dai tipici difetti delle vecchie auto, insomma una sorta di mezzo impersonale col quale direi impossibile identificarsi, non ti trovi certo al termine di una estenuante salita affrontata con fatica a dirle: brava ce l'hai fatta!!!  eppure posso assicurarvi che con la dyane era così, ogni volta una piccola battaglia, ogni volta un successo, ogni volta affrontavi una "prova" con un po' di trepidazione e sapevi che nulla era dato per scontato.

(felice)

paoloDòCavaj

#7
A volte trovi spunti di riflessione sorprendente dove non te lo aspetti
è la fortuna di chi, come me, si permette questo vagabondare spesso senza meta
e ci pensa qualcos'altro a farti capire di aver ben impiegato questo tempo apparentemente gratuito.
Come al solito, il pericolo di venir frainteso e di passare per saccente, mi agita.
Ma rischio (è una vita che lo faccio), di proporvi questa riflessione:


Cosa vuol dire LEGGEREZZA rispetto a VANITA' nel nostro modo di vivere le nostre vetturette rispetto al mondo delle "storiche"?

LA RIGENERANTE LEGGEREZZA DEL RITORNO A NOI STESSI
di Bruno Forte :Il Sole24ore, 29 luglio 2012

Un anno pesante, quello che si lascia alle spalle questo mese di agosto.
Pesante per il peso degli eventi che hanno segnato la vicenda politico-sociale del Paese......
E pesante in rapporto ai sacrifici richiesti, a quello stringere la cinghia che costa a tutti, alla crisi che pesa su tanti lavoratori e sulle loro famiglie, e in maniera sempre più intollerabile sulla disoccupazione dei giovani.

... . possibilità di un tempo di vacanza, che - nonostante tutto, in forme forse diverse dal solito e, di certo, con maggiore sobrietà per i più - segnerà i giorni immediatamente prossimi?
La mia risposta è un «sì», che motiverei col bisogno - tutt'altro che superficiale o evasivo - di sperimentare una rigenerante "leggerezza".

Una «reazione al peso di vivere»: così Italo Calvino, nella prima delle sue Lezioni americane, definiva la ricerca della leggerezza.
La constatazione che la vita ordinaria possa essere per molti pesante nei suoi ritmi e nei suoi appuntamenti è tanto evidente che non sembra abbia bisogno di prove: e se questo vale per ogni tempo, tanto più mi pare valga nella stagione di crisi che attraversiamo.

Tutt'altro che immotivato, insomma, mi sembra il bisogno di evadere verso gli spazi della leggerezza, sia che lo si motivi come una sorta di dovere verso se stessi, sia che lo si giustifichi sostenendo di farlo per gli altri.

... è il desiderio di offrire un piccolo stimolo a vivere bene i giorni che abbiamo deciso di regalare a noi stessi o ad altri, per quanto pochi essi siano, per affrontare poi meglio la sfida dei tempi che ci aspettano.

Che cos'è dunque questa leggerezza..?
... la levità di cui tutti abbiamo bisogno non è quella della "vanitas", ma quella della "veritas".

La vanità è esteriorità, stordimento, fuga
Lungi dal risolvere i problemi, li nasconde e li evita.
Incapace di guardarsi allo specchio, chi cerca di alleviare il peso della vita inseguendo una maschera rassicurante resta prima o poi inevitabilmente vuoto.
Gli esempi - dagli scenari della politica a quelli della cosiddetta "cultura spettacolo", dai sorrisi televisivi alla parola d'ordine dell'imbonitore di turno, che punta a "rassicurare sempre", ad ogni costo, soprattutto a costo della verità - non mancano di mostrarsi a chi voglia ragionare con la propria testa, guardando il mondo senza cedere alla tentazione consolatoria e stucchevole.

La leggerezza cercata nella "veritas", invece, è quella che sfronda la vita dall'inessenziale, che punta al centro e al cuore di ciò che conta, che non fugge le domande vere, ma ama porsele per pensare alto e per cercare in alto.
È la levità di un tempo vissuto come dono, ricevuto e nuovamente offerto in rapporti riscoperti, dialoghi ritrovati, riconciliazioni cercate e, a volte, compiute.
È lo spazio di letture per cui non si ha mai tempo e che invece rendono il tempo più lieve e più ricco di risorse interiori.
È un nuovo incontro con la natura, con la sua bellezza e il suo silenzio, con la corrispondenza che a volte essa rivela con i desideri più profondi del cuore.
È la levità di una rinnovata esperienza spirituale, che apra all'ascolto dell'Altro e alla ricerca del Suo volto nascosto, ..

Non si tratta, allora, di fuggire i problemi del quotidiano o i dolori del tempo, presenti nell'esperienza dei più e profusi dall'informazione di ogni giorno: la leggerezza non è evasione.
Al contrario, si tratta di ritornare a noi stessi, di ricordarci di ciò che conta e per cui vale la pena di esserci, di ritrovare i legami che fanno bella la vita e ce la fanno apparire degna di essere vissuta.

Si tratta non tanto di cambiare luogo, quanto di cambiare "dentro", purificando il nostro modo di vedere le cose e di viverle.
Per dirla ancora con Italo Calvino, si tratta di adempiere un compito semplice, necessario:
«Nei momenti in cui il regno dell'umano mi sembra condannato alla pesantezza, penso che dovrei volare come Perseo in un altro spazio. Non sto parlando di fughe nel sogno o nell'irrazionale. Voglio dire che devo cambiare il mio approccio, devo guardare il mondo con un'altra ottica, un'altra logica, altri metodi di conoscenza e di verifica...».
...
La leggerezza rigenerante è anche raccoglimento, esperienza di solitudine amorosa e sapiente, silenzio. Resta inquietante la domanda di Martin Heidegger:
«..Può darsi che allora il linguaggio richieda, invece di un'espressione precipitosa, un giusto silenzio. Tuttavia chi di noi uomini d'oggi può immaginare che i suoi tentativi di pensare si trovino a proprio agio sul sentiero del silenzio»? (Lettera sull'umanismo, 110).

paoloDòCavaj




Prendo spunto da Grunf e dal suo stile di viaggio per inserire, un pò alla volta, qui delle letture sul viaggio, parte integrante della vita nostra e delle nostre vetturette che si permettono delle  particolarità degne di riflessioni



paoloDòCavaj

#11


paoloDòCavaj


Mi ricordo quando usavo alle elementari la penna (cannuccia) porta pennino, e di come dell'inchiostro intinto in eccesso potesse vanificare il lavoro, tema o problema che fosse.
Il maestro pretendeva la "bella scrittura" ancor prima della bontà dell'elaborato.

Poi vennero le stilografiche con la loro riserva di inchiostro.
Anche qui problemi: si seccava sul pennino o si inchiodava addirittura il serbatoio.

E fu l'ora delle Lapis, poi dette Biro. Bastava tenerle girate nel taschino della giacca per vedere dopo un pò, col caldo, l'inchiostro liquefatto per tutta la fodera. Non c'era allora che da subire le  urla di mia madre che rinfacciava oltre al danno, l'esito incerto ed il costo della lavasecco.
Se poi cadeva per terra, si , con una specie di bolla, il flusso continuo dell'inchiostro.

Solo oggi, con particolari inchiostri tipo gel, mi pare, si sono risolti gran parte degli accidenti della scrittura.
Ma c'è voluto tempo, quasi due generazioni.

Nonostante che sia presente nel forum, magari in modo discontinuo quando mi va, mi si dice, più o meno velatamente, che "demonizzo"  il forum.
Mi pare che ci sia una qualche contraddizione: partecipo al forum e costantemente lo demonizzo, lo saboto?
Certamente, invece, vivo male il clima rissoso in un grupo che dovrebbe essere amicale (come dicono i francesi), di  appassionati, collezionisti, utilizzatori, in una dimensione legata la piacere, al tempo libero e ai viaggi.

ll forum raccoglie competenze tecniche, professionali assolutamente rigorose, precise e anche creative.
Tutti le rispettiamo
Più difficile è se si propongono temi come la relazione, la comunicazione in internet e fra di noi, pur sapendo che anche in questo campo Citroen è stato, ed ancora talvolta lo è, all'avanguardia, vedi le interviste a Seguela  qui sopra.
Se lo fai ti metti su di un piedestallo, problema che non esiste e di cui non è accusato nessun consulente tecnico.

Dietro ciascuno di noi ci sono persone diverse, storie diverse, sensibilità diverse, professioni e competenze diverse: potrebbe essere una ricchezza per il forum e per tutti noi. Ma lo è solo in parte.

I Racconti sono allora incomprensibili,  le scritture con qualche" a capo" di più diventano temibili poesie...
E se adesso mi azzardo a dire che il forum può sembrare fatto di elementi Quantitativi ( tangibili, vedi consulenza tecnica), ma anche Qualitativi ( la relazione fra i forumisti, 3ad of, racconti, etc)? è mettermi sul pulpito, anche se lo faccio con punti di domanda per sottoporre il tutto al vostro parere.

Ma poi nascono le risse che sfuggono alle più generose volontà di catartica esternazione da confessionale, o di tentativi pacificatori.

La penna può perdere ancora inchiostro. Non è tutto così semplice.
Eravamo, per la gran parte, contadini poco più che cento anni fa.
In brevissimo tempo siamo diventati competenti di scrittura, telegrafo, telefono, tv, computer, forum?
E da millenni fino ad un secolo fa in Italia aravamo i campi, per di più da analfabeti?

Ci vuol pazienza e cercare di capire come stiamo anche noi modificandoci con l'uso di questi strumenti che forse cambino troppo veloci rispetto alla nostra capacità di digerirli e di adoperarli nel modo giusto, per quel che sono.

Sono sempre stato per l'innovazione, ho una mia personale galleria degli strumenti che non mi sono mai fatto mancare da subito: il primo Apple, con tutte le riviste di Applicando dal n°0, il NEC p3 col quale risultavo uno dei primi 800 utilizzatori alla Telecom e via via consumando subito quello che la tecnologia di meglio, a mio avviso, mi proponeva.
Questa è vita vissuta, non certo passata su di un piedestallo.

Ma da sempre sono stato attento, dalle macchie di inchiostro sulla giacca, a cercare di capirne i limiti ed a cercarne il miglior uso.
Visto quello che accade da sempre al Forum, me lo chiedo ora con maggior ragione.
E mi attendo che altri diano il loro attivo e positivo contributo.




COIO3

Citazione da: paoloDòCavaj - 15 Ottobre 2012, 11:51:28 AM
In brevissimo tempo siamo diventati competenti di scrittura, telegrafo, telefono, tv, computer, forum?

Cito solo questo periodo, proprio perche' fai cenno al brevissimo tempo.

Credo che i medium veloci di cui oggi si dispone permettano di esprimere i propri pensieri come se davvero li stessimo verbalizzando.

Io mi trovo in estremo disagio ad affrontare una discussione verbale, vis a vis intendo, proprio per il fatto che i tempi rapidi del dialogo verbale non mi si confanno.

Mi trovo vicevera a mio agio nella comunicazione scritta, proprio perche' posso riservare il tempo necessario a dare corpo a cio' che penso.

Suppongo che nei tempi andati graffiare una pergamena con uno stilo richiedesse tempo, tempo utilmente impiegato a formulare in maniera decente i pensieri che si intendeva esternare.

Penso che il miglior uso che si possa fare di un medium veloce sia di lasciarlo inattivo per tutto il tempo necessario a formulare in maniera decente i pensieri che si intende esternare.

La solita constatazione che indica nell'uomo e non nel medium i limiti della comunicazione.



(felice) Mimmo.
Whatever Works ;)

mario55

Citazione da: paoloDòCavaj - 15 Ottobre 2012, 11:51:28 AM

Ma da sempre sono stato attento, dalle macchie di inchiostro sulla giacca, a cercare di capirne i limiti ed a cercarne il miglior uso.


hai ragione, si deve stare attenti alle macchie di inchiostro, ma se questa attenzione fa si che non si utilizzi la penna forse è meglio rischiare qualche macchia, l'importante è che non siano volute altrimenti la mamma ci sgrida.

quindi non mi preoccuperei, un po' di sana discussione non fa male, anzi (almeno per me) aumenta l'inte.resse e la partecipazione alla vita del forum, per cui ritengo giusto discutere e confrontarsi su tutto ciò che ci interessa, ovviamente senza scendere negli insulti gratuiti.

non sò se mi sono spiegato.

e poi, come ho scritto più di una volta "amo scrivere con la stilografica", e personalmente i documenti importanti (sia di lavoro che personali) li firmo con questa:



caricata con inchiostro bordeaux, che con la penna nera fa tanto Charleston

mario55 (felice)
Mario da Bientina, con la sua DS 21 Confort

"non ti curar di loro, ma guarda e passa"

paoloDòCavaj

#17
Ci sono, a volte, dei rimedi semplici per problemi complessi.
Ed è diventata quasi una filosofia chiamata serendipity
                                   

come se tutto, anche il buon senso, se non scritto in inglese, non fosse più spendibile, credibile.

Parlavo, tempo fa, al caffè con un cliente dei danni da Email che gli erano capitati perchè scritti troppo velocemente, masturbando da rettile la tastiera.
La soluzione che trovò, data la sua capacità di fare di un errore una risorsa, fu quella di scrivere prima su Word.
Potrebbe sembrare una costrizione, come mettere un bambino nel box mentre si scola la pasta, ma funziona.

Forse è il tempo in più che impieghiamo a passare da un supporto all'altro, e il seguente necessario "taglia&incolla", l'archiviare il documento in Word?.. ma funziona.
                                                       
Allora potrebbe essere che, come dice Mimmo, alla scrittura arriviamo troppo affrettati, magari rubando un tempo improvvisato nel posto sbagliato, magari nell'ufficio, quando forse la sera, con le sue lunghe luci autunnali, potrebbe, finalmente a casa, consigliarci dei modi più pacati e sereni

Stasera ci ho riprovato prima di inviarvi questo mio pensiero: chissà se funziona...

paolo

Ludo

Posso darti ragione, però ci si perde un po in spontaneità,cosi....o sbaglio?
La stupidità divora facce e nomi senza storia

paoloDòCavaj


Forse  da scrittori dilettanti si diventa narratori e poeti?
Di certo si evita di lasciare cadaveri per strada, di rovinare incontri e amicizie

Scrivere è scrivere e la scrittura ce l'abbiamo come patrimonio "genomico" lenta, tangibile, accidentata da carta e inchiostri.

Ma guarda un pò, che tramite questo attrezzo informatico, la usiamo invece come fosse parola detta,  buttata li, come al nostro Bar

mario55

sembrerà paradossale, ma quando per per lavoro devo scrivere delle relazioni particolarmente complesse e delicate le scrivo prima a mano con la stilografica sopramenzionata, lo scrivere a mano mi aiuta nella concentrazione e nel senso di ciò che scrivo.

direte perchè la stilografica e non una qualsiasi altra penna?

perchè è come l'auto, guidare la 2cv o la Ds mi rilassa, ed il viaggio divente più piacevole.

per cui scrivere noiose relazioni con la stilografica mi è più leggero, poi se ne ho voglia le trascrivo al computer, altrimenti passo alla segretaria.

mario55
Mario da Bientina, con la sua DS 21 Confort

"non ti curar di loro, ma guarda e passa"

Ludo

Citazione da: paoloDòCavaj - 15 Ottobre 2012, 19:55:05 PM

Forse  da scrittori dilettanti si diventa narratori e poeti?
Di certo si evita di lasciare cadaveri per strada, di rovinare incontri e amicizie

Scrivere è scrivere e la scrittura ce l'abbiamo come patrimonio "genomico" lenta, tangibile, accidentata da carta e inchiostri.

Ma guarda un pò, che tramite questo attrezzo informatico, la usiamo invece come fosse parola detta,  buttata li, come al nostro Bar

Spiegami come fossi un bambino............non prendertela, tu scrivi bene, sono io che son "tardo" e non capisco...... ;)
La stupidità divora facce e nomi senza storia

paoloDòCavaj


Ti invidio, Mario.
Mi sono promesso di regalarmene una: ho scoperto che rischio di perdere "la mano" e la sensibilità da penna.

Sarebbe veramente, per assurdo, una "distruzione delle consuetudini", Disruption, una delle modalità comunicative ancor oggi più efficaci e a basso costo.
                                                 

Giorni fa, Mario, suggerii a mio figlio, per far colpo sulla sua ragazza, di chiamarla sul telefono "fisso".
Stasera gli dirò che gli conviene. almeno in alcune occasioni, di prendere in mano la penna stilogragica regalata da una sua vecchia zia.

                                           

mario55

certo che chi non è abituato lo scrivere con una stilografica può non essere facile, non si può premere, ma il pennino deve "accarezzare" il foglio, poi con il passare del tempo e dopo aver scritto tanto, ma proprio tanto, guardando attentamente si nota che il pennino si consumerà leggermente, questo consumo cambierà da penne a penna a da mano a mano (è dovuto all'inclinazione con cui teniamo la penna), per cui ogni penna diventerà tutt'uno con il proprietario.

la mia Montblanc ha più di 25 anni, circa 7/8 anni fa' mi cadde, di punta, ed il pennino si aprì letteralmente in due, passato il primo momento di disperazione la portai in negozio, e fortunatamente riuscirono a riparalla senza sostituire il pennino, non ci crederete ma all'inizio non mi riusciva scriverci, graffiavo il foglio, poi con il tempo il pennino si è riadeguato alla mia mano.

le stilografiche con il tempo diventano un'estensione della mano, una tastiera di un computer non lo divverrà mai.

mario55 (felice)
Mario da Bientina, con la sua DS 21 Confort

"non ti curar di loro, ma guarda e passa"

COIO3

Citazione da: Ludo - 15 Ottobre 2012, 19:46:48 PM
Posso darti ragione, però ci si perde un po in spontaneità,cosi....o sbaglio?

Dipende  (nonso)

Penso che scambiare quattro chiacchiere al bar fermandosi a pensare a cosa dire e a come dirlo, allora si, credo potrebbe togliere spontaneita' al dialogo  ;D

Se invece vuoi esprimere un'opinione che davvero possa spiegare il tuo punto di vista al tuo interlocutore, magari su un argomento "caldo", credo dovresti interrogarti e risponderti e scrivere un periodo ad ogni risposta di senso compiuto che riesci a darti.

Dopo un'ora, o il giorno dopo, rileggi quanto scritto e se le risposte che ti sei dato continuano a raccontare la verita' cosi' come realmente la percepisci, allora e' il caso di mandare in stampa  ;D

Non sara' il vangelo, ma e' pur sempre un discorso che, in buona fede, rispecchia fedelmente il tuo punto di vista.

La buona fede cosi' come la spontaneita', sono sempre credibili, solo lavorano su piani diversi, credo.

Si puo' anche cambiare idea, cambiare punto di vista, rielaborare le esperienze; a questo scopo credo sia utile far parlare i verbi al condizionale, tutte le volte che sia possibile farlo  ;)



(felice) Mimmo.
Whatever Works ;)

paoloDòCavaj

 Ho scovato questo incredibile film nel mio viaggiare fra i contenuti che oggi sa dare la rete.
Me ne ricordavo per letture fatte anni(?) fa che lo descrivevano in termini entusiastici per la commistione di Antropologia, Etnologia, Tecnologia, Mito e, oggi scopro, Citroen.

Quello che non dicevano le mie letture, legate ai temi di sopra, era che il film da metà in poi si svolge nelle vecchie Officine della Citroen dove viene allestito un Evento fra attrezzi, smontaggi, motori, ma tutti incentrati sulla 2CV, alla ricerca di un suo nuovo modo d'essere.
E l'attore protagonista lo vede nel Mito colto in un suo contesto africano.

Di certo non è un film per tutti i gusti e palati, ma con una bottiglia di vino, sorseggiandolo lentamente, e avviando progressivamente la mente al vuoto e al massimo di una curiosa disponibilità, se ne viene fuori arricchiti di qualcosa che non ho ancora ben capito.

Buona, se paziente visione.
Buona serata, Mimmo e questo film sia d'augurio per i prossimi 50

Ho già tratto dal film le immagini più citronescamente significative: ve le troverete prossimamente da qualche parte

                                    "Dionysos", Jean Rouch (1986), sub. esp.



paoloDòCavaj

#26
Jean Rouch (31 maggio, 1917 - 18 febbraio 2004)

E' stato un prolifico regista pioniere del cinema verité e antropologia visuale.

Nel corso della sua carriera ha realizzato film su temi africani, tra cui il 'ethnofiction' film di Jaguar e Moi, ONU noir, in cui i confini tra verità e finzione sono spesso sfocate.

Il suo lavoro è stato molto apprezzato dai registi della Nouvelle Vague, che sono stati influenzati dalle sue tecniche innovative, in particolare il suo uso del 'taglio salto'.


Ludo

Citazione da: COIO3 - 15 Ottobre 2012, 22:34:18 PM
Citazione da: Ludo - 15 Ottobre 2012, 19:46:48 PM
Posso darti ragione, però ci si perde un po in spontaneità,cosi....o sbaglio?

Dipende  (nonso)

Penso che scambiare quattro chiacchiere al bar fermandosi a pensare a cosa dire e a come dirlo, allora si, credo potrebbe togliere spontaneita' al dialogo  ;D

Se invece vuoi esprimere un'opinione che davvero possa spiegare il tuo punto di vista al tuo interlocutore, magari su un argomento "caldo", credo dovresti interrogarti e risponderti e scrivere un periodo ad ogni risposta di senso compiuto che riesci a darti.

Dopo un'ora, o il giorno dopo, rileggi quanto scritto e se le risposte che ti sei dato continuano a raccontare la verita' cosi' come realmente la percepisci, allora e' il caso di mandare in stampa  ;D

Non sara' il vangelo, ma e' pur sempre un discorso che, in buona fede, rispecchia fedelmente il tuo punto di vista.

La buona fede cosi' come la spontaneita', sono sempre credibili, solo lavorano su piani diversi, credo.

Si puo' anche cambiare idea, cambiare punto di vista, rielaborare le esperienze; a questo scopo credo sia utile far parlare i verbi al condizionale, tutte le volte che sia possibile farlo  ;)



(felice) Mimmo.

Grazie ad una connessione di MMMMMMMM scopro solo ora il tuo post e quelli sucessivi (muro)

Scrivo di getto, non rileggo mai........mi pento sovente ma è la prima ad essere valida.
La stupidità divora facce e nomi senza storia

paoloDòCavaj

#28
                

Questo grafico de "IlSole24Ore" può dare l'idea dello stato di "maturazione" di internet e nuova telefonia.
Aiuta di certo alcune riflessioni, anche circa le nostre capacità e competenze d'uso .



paoloDòCavaj

http://www.2cvclubitalia.com/public/smf/index.php?topic=8838.msg256328#msg256328

Rouch ha realizzato con Sequela molti spot della Citroen, e questo spiega la presenza di AK e 2CV in parecchi suoi lavori.

Alla fine del film che oggi cito, c'è anche la cacciata di una erre5 dal set che vuole la 2CV come unica protagonista dello sballo rituale

                                                     "Dionysos", Jean Rouch (1986), sub. esp.