Salviamo il mondo

Aperto da luigi spino, 25 Febbraio 2010, 13:52:13 PM

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Aspes

e mario55 addirittura 13..!!!!
proprio qualche giorno fa ho visto alcuni documentari sul '68 italiano ... non ho visto granche', ad essere sincero, e non ho visto 2cv piene di manifestanti che sgusciavano via fra le barricate😄😄

mi sa che qui si parlava di qualche anno dopo,  visto che si nominavano le Dyane..

ed allora con cognizione di causa posso dire che c'ero ..
Siamo qualcosa che non resta, frasi vuote nelle testa,
e il cuore di simboli pieno.

Paolon



  .. e allora evitiamo di fare un grande minestrone
insipido, e scarsamente credibile


e parliamo di quello che abbiamo vissuto
anni 60? 70? 80? 90?
e in che contesto di città, di scuola, di quartiere, di paese, di periferia ?

Di certo la 2CV non ha sempre avuto il valore simbolico che le attribuiamo oggi, ormai prevalentemente oggetto di collezionismo e di piccolo investimento.

Dove è finito il prete di villaggio, il contadino con uova e patate da portare al mercato?
Dove è finita "La Libertée",
L'"Arte de vivre"?

Il valore simbolico anche per la 2cv è cambiato anno dopo anno e sta cambiando pure sotto i nostri occhi con vetture sempre più meticolosamente restaurate,
che se ne escono spesso solo per "esposizione"
o per i sempre più frequenti "Vendesi"




FORUM:ormai parte della "Nostra Storia"
Tenerlo in vita, scrivere, collaborare, è anche dire"grazie" a chi lo ha progettato, realizzato, migliorato, difeso in tutti questi anni

Aspes

ciascuno di noi parla per esperienza diretta, di quello che ha vissuto .... e quindi e' per forza un minestrone ...
personalmente ho sempre raccontato com'era il mio
contesto, e come venivano viste quelle vetture...

non credo invece a chi me vuole etichettare a tutti i costi, perche' non fu cosi', e soprattutto non lo fu nelle mie zone..
Siamo qualcosa che non resta, frasi vuote nelle testa,
e il cuore di simboli pieno.

claudio2cv

Dyane e R4 erano probabilmente auto tipiche deigli studenti rivoluzionari dei moti del '77, ma io ero certamente troppo piccolo.

Le 2CV nel '68 non erano nemmeno più importate in Italia, se ricordo bene. Le Dyane erano del '67 e quindi non potevano essere così diffuse (non lo erano neanche in Francia del resto).

Quanto al prezzo che ho segnalato, io mi riferivo proprio a quello della 2CV Special. La Charleston veniva circa 500 mila in più se ricordo bene. Per il resto, non c'erano praticamente accessori da montare: o la Special in allestimento spartano, o la Charleston con interni più ricchi. Ma io la Charleston non l'ho mai considerata, mi pareva troppo frivola con quella verniciatura bicolore!

Potrei ricordare male ma l'unica cosa che potevi avere come optional era il telaietto per attaccare il lunotto al coperchio del baule e trasformarlo così in "portellone".

Sto parlando dei prezzi delle ultimissime vendute ufficialmente in Italia, nei primi mesi dell'88.

Riguardo ai prezzi poi, non puoi paragonare quelli del 1959 a quelli del 1988 perché nel '59 c'erano dei dazi altissimi sulle auto importate, che nel 1988 non c'erano più, per cui nel '59 tutte le auto straniere avevano prezzi un po' gonfiati rispetto a delle equivalenti auto italiane, cosa che non succedeva più nell'88.




claudio2cv

La storia dell'acquisto della mia 2CV "nuova" è stata, tra l'altro, molto triste.

Forse l'ho già raccontata nella mia presenzazione di qualche annetto fa, o forse no, comunque è questa. C'è da scegliere la mia prima macchina, ho lavorato per tre estati in riviera durante le vacanze scolastiche delle superiori (da fine giugno a inizio settembre, senza giorni di riposo, erano altri tempi, anche se era illegale anche allora, ma o così o nisba!). Ho quindi già un po' di soldi, in tutto 4 milioni e mezzo, non ho speso una sola lira di quanto guadagnato (anche se ovviamente, andando alle superiori, ero a carico completo dei miei). Il resto delle lire lo metterà il mio beneamato genitore. Budget previsto 10 milioni massimo, vettura caldamente consigliata dal suddetto beneamato: Fiat Uno nuova "perché con le macchine usate resti sempre a piedi".

Di Uno non se ne parla proprio: voglio la 2CV! Ma sei sicuro? Ma guarda che non va, ma guarda qua e ma guarda là...
Io imperterrito intraprendo la mia opera persuasiva a base di mitologie duecavallistiche: e le uova nel paniere, e le sospensioni, e le banane nel motore, e il tergi a manovella, e la TPV, e il raffreddamento ad aria, e la manovella di avviamento, e il sedile esposto al MoMA. Insomma, il genitore capitola in pochi giorni: che 2CV sia. Andiamo a vederla a inizio '88, ma in concessionaria non c'è niente di niente, neanche una usata ne ha: c'è solo il listino prezzi e un pieghevole. Siamo nel budget, ma il genitore è sempre più perplesso: la macchina la vorrai almeno provare, almeno vedere com'è dentro... Ce ne andiamo per deliberare, ma c'è poco da decidere, a me non interessa provarla prima, voglio quella e basta, tanto il motore è indistruttibile etc. etc. Il genitore in capo a qualche giorno capitola... Così dopo una settimana torniamo e la ordiniamo. La voglio Spécial di quel colore lì, punto. Il venditore sembra non sapere bene cosa fare, si limita a dirci sì sì non c'è problema, allora appena arriva vi chiamo io e ci lascia con una stretta di mano.

Usciamo un po' sconcertati e il genitore fa: ma non ti fanno firmare il contratto alla Citroen? Boh?

In realtà capiremo dopo che il venditore aveva già istruzioni di non fare più contratti per 2CV, ma non voleva dirci di no perché eravamo già andati a parlare con lui una decina di giorni prima e forse perché sperava di rintracciarne una ancora invenduta giacente in pronta consegna da qualche altro concessionario della rete. Comunque non si fa più vivo. Dopo altre tre settimane torniamo noi per la terza volta, convinti che avremmo avuto informazioni precise per lo meno sui tempi di consegna. Invece l'amarissima doccia fredda: "purtroppo hanno cessato le importazioni, non ce ne sono in pronta consegna e non è più possibile averla in nessun modo". "E allora cosa facciamo". "L'unica è cercarla usata, ma vi avverto: messe bene non si trovano, e di quel colore lì poi non ce ne sono proprio". Andiamo bene... io ero abbastanza furioso, devo ammettere...

Comunque sia, ci richiama lui due settimane dopo: ne ha una di 4 anni con 32.000km, del colore che voglio io e me la garantisce 12 mesi. Il prezzo che chiede è il segno del destino che quella macchina doveva essere proprio la mia macchina: costa esattamente 4.500.000 lire!

Ed eccoci ancora qui, esattamente 30 anni dopo.


Aspes

 bella storia Claudio..... (appl) (appl) (appl)
Siamo qualcosa che non resta, frasi vuote nelle testa,
e il cuore di simboli pieno.

mario55

L'ho già scritto fino allo sfinimento ma proverò di nuovo a dirvi la MIA esperienza  ;D

Io ho comperato la Dyane nel mese di aprile del '79, prima avevo una Mini 850, è dopo (dicembre '80) comparati una 131 Diesel.

Spiegatemi come mai il maresciallo dei Carabinieri mi telefono a casa per chiedermi come mai vedevano spesso la mia auto Carrara (dove lavoravo nell'agosto 76) solamente una volta è quando avevo la Dyane?

La mini, prima,  non l'avevano mai notata,  è la 131 non la notarono mai dopo. Ma la Dyane si.

Non vi viene il dubbio, anche a voi, che controllassero maggiormente automobili anziché altre?

A me si!

Poi mi chiarii con il maresciallo convincendolo che io a Carrara ci lavoravo oramai da tre anni.

Mario55  (guid)



Mario da Bientina, con la sua DS 21 Confort

"non ti curar di loro, ma guarda e passa"

jojo54

 (felice) (felice)

Citazione da: PaoloDòCavaj - 17 Maggio 2018, 16:02:54 PM



... ma, per curiosità, nel 1968 quanti anni avevi ? avevate ? (nonso)

io avevo 14anni ,,,e ho cominciato a lavorare ,,,,potevo andare in piazza a manifestare e arrostire 2CV Dyane ,,,anche si ,,,ma non mi interessava ,,,,
l'ho vissuto diversamente ,,,guidando la vespa e rincorrendo ragazze
Ho speso molti dei miei soldi in alcool, belle ragazze e auto veloci .....gli altri li ho sperperati (GEORGE BEST)
Si vive una volta sola!!,sbagliato!!,,si vive tutti i giorni ,,si muore una volta sola!!

mario55

Il mio aneddoto, temporalmente è inserito negli "anni di piombo", che in Italia furono veramente  brutti, chi li ha vissuti senz'altro se li ricorda

Mario55
Mario da Bientina, con la sua DS 21 Confort

"non ti curar di loro, ma guarda e passa"

Aspes

Il giorno in cui Moro mori', nel '78, ero con la Giallina a Borgomanero a cambiare le gomme ... senza paraurti, con i due profondita' davanti ..... a lavoro fatto sono uscito dalla citta' ed ho fatto circa 45 km per arrivare a casa ... ho trovato posti di blocco, pattuglie, un po' di tutto ... non mi hanno mai fermato, ma io mi chiedevo : ma cosa sara' mai successo ... ?

A casa poi ho saputo ...

E quando mi fermavano era per dirmi : togli quei fari li davanti .. !!!!!!

Fortuna che non sono mai andata a Carrara ...  (muoio) (muoio)
Siamo qualcosa che non resta, frasi vuote nelle testa,
e il cuore di simboli pieno.

Bocco

Citazione da: mario55 - 17 Maggio 2018, 22:55:04 PM


Io ho comperato la Dyane nel mese di aprile del '79, prima avevo una Mini 850, è dopo (dicembre '80) comparati una 131 Diesel.

Spiegatemi come mai il maresciallo dei Carabinieri mi telefono a casa per chiedermi come mai vedevano spesso la mia auto Carrara (dove lavoravo nell'agosto 76) solamente una volta è quando avevo la Dyane?


Te lo dico io perché.

Perché il tuo maresciallo leggeva le circolari del ministero degli interni.

E applicava pedissequamente le indicazioni.

E se qualcuno dubita della mia affermazione è perché non legge la LdL.

Ciao compagno!

;D


O0 (gatto) (gatto) (birra) (birra)

Aspes

Dalle mie parti allora non le leggevano ....  magari erano dotati di discernimento, ed autonomia ..... l'Ialia e' tipica per fare di ogni erba un fascio ( oopps ... perdonatemi il fascio ...  (muoio) (muoio) )
Siamo qualcosa che non resta, frasi vuote nelle testa,
e il cuore di simboli pieno.

Watson

Forse il Paolo(n) ha un bricciolo di ragione.... stiamo parlando di periodi e luoghi diversi, per cui non ci rendiamo più conto su cosa stiamo rispondendo.

Non è un male è solo una sana confusione bicilindrica  ;D


Per rispondere a claudio2cv ammetto che postare i prezzi delle auto del '59 non è corretto, sicuramente 10 anni dopo quelle stesse vetture avevano altri prezzi e magari maggiori o minori differenze tra gli stessi modelli, ma non ho trovato altro anche se in rete c'è di tutto, non riesco a trovare dati sul '68.

Se poi confrontiamo con il 1988 sicuramente ci saranno state grosse differenze, perche a fine anni '80 l'auto era molto più venduta rispetto 30 anni prima, ma sono sicuro che in Italia la preferenza andasse spesso per vetture italiane.


Invece per quanto riguarda l'acquisto della tua 2cv special, posso dire che anch'io ho avuto un percorso simile al tuo l'anno dopo, mio padre non fu contrario, diciamo che mi lasciò fare anche perchè la bicilindrica la compravo con i miei soldi, erano i risparmi del lavoro svolto i quegli anni.

Anch'io non riusci a trovarla nei concessionari, perchè nel 1989 proprio non era più presente in Italia, ma essendo la mia prima auto la volevo a tutti i costi nuova e qui ebbi un bel colpo di fortuna, conobbi un importatore parallelo, uno che acquistava auto all'estero e le importava in Italia, fu così che riusci ad ottere la Charleston che ho ancora oggi.

Io la comprai per 8.500.000 di lire, non so dirti se fosse più cara del prezzo di listino.


Per finire una considerazione sull'articolo da cui è iniziata questa lunga discussione sconbussolata

nel 1968 avevo solo 4 anni, quindi non ricordo nulla di quel maggio e delle rivolte studentesche, però so di sicuro che mio padre si comprò la sua prima auto, una bianchina giardinetta, proprio nel 1968

ricordo che i miei parenti avevano anche loro un'auto, e i molte famiglie c'era l'automobile, visto che erano gli anni del boom economico, ma erano rare le famiglie con due o più auto


Ho poi trovato un documento ufficiale che fotografa la situazione delle auto nella Francia del 1968

il 50 % delle famiglie aveva l'auto



se vi interessa la professione del capo famiglia con una vettura in casa




La considerazione che mi pongo è:

se le auto possedute anche in Francia erano poche, come potevano gli studenti che di solito sono anche squattrinati, avere 2cv ed R4 di proprietà o prenderle in prestito dai loro padri per zizzagare durante le manifestazioni del maggio francese  ???



E se le avevano comprate allora voleva significare che stavano bene in famiglia e non avevano difficoltà economiche, perciò la 2cv in Francia è di destra  (stupid) (muoio) :P
W la vita

"non postare" è un pregio se ci si accorge di non avere nulla da dire, ma non tutti se ne accorgono. [Magomerlino]  La vita dura poco, se non giochiamo ora...  Watson nel cuore Gaia felicemente... tra i piedi

Aspes

ottima analisi Toni ... (appl) (appl) (muoio) (muoio)
Siamo qualcosa che non resta, frasi vuote nelle testa,
e il cuore di simboli pieno.

Bocco

Citazione da: Aspes - 18 Maggio 2018, 10:28:15 AM
ottima analisi Toni ... (appl) (appl) (muoio) (muoio)

Tranne l'ultima frase.
Non è che per essere di sinistra bisogna per forza avere le pezze al *********.
Sarebbe troppo facile.


O0 (gatto) (gatto) (birra) (birra)

Bocco

c.u.l.o.,
intendevo
c*u*l*o.

(angel) (ballo)


O0 (gatto) (gatto) (birra) (birra)

Watson

Grazie Maurizio  (abbraccio)


L'ultima frase era una battuta riferita a quelle risposte che continuano a distinguere la 2cv se è di sinistra o di destra, a questo punto conveniva postare questa canzone  (su)

https://www.youtube.com/watch?v=kZHvXtl4KY0
W la vita

"non postare" è un pregio se ci si accorge di non avere nulla da dire, ma non tutti se ne accorgono. [Magomerlino]  La vita dura poco, se non giochiamo ora...  Watson nel cuore Gaia felicemente... tra i piedi

Aspes

Infatti Toni, quella canzone e' un classico, e molto veritiera ... !!!

In realta' pensavo che ti venisse detto che gli studenti francesi di sinistra avessero approfittato del soldi del padre di destra per conprare la 2CV, per scendere in piazza a manifestare  ...

Per poi, anni dopo, seguire le orme del padre ...  (muoio) (muoio)
Siamo qualcosa che non resta, frasi vuote nelle testa,
e il cuore di simboli pieno.

Watson

Giusto non avevo pensato a questa opzione  (appl)




Sperando che il Paolo(n) produca documentazione che ribalti quanto scrivo, io provo a postare l'articolo apparso sull'Arena di Verona il 3 maggio in versione testuale


Nei primi mesi del 1968, mentre la contestazione giovanile prendeva corpo, l'industria francese dell'automobile stava vivendo un momento di particolare successo.

Peugeot stava lanciando la 504, modello di fascia medio-alta; Citroen pensava alle vacanze e al tempo libero e metteva sul mercato l'ironica Méhari; Renault si preparava a presentare la sua «anti Dyane», la R6.

La produzione complessiva aveva raggiunto l'anno precedente 1,5 milioni di unità e sulle strade circolavano 7,1 milioni dl veicoli, sufficienti per creare i primi ingorghi urbani ma anche tali da permettere dl viaggiare ad alta velocita (in assenza di controlli) sulle "Route National".

Ma il 3 maggio di 50 anni fa cambia tutto: gli studenti iniziano le loro proteste al Quartiere Latino e improvvisamente le automobili diventano le protagoniste del Sessantotto, il più importante momento dl trasformazione sociale della storia moderna della Francia.

Cosi le 4 ruote, ribaltate e incendiate, sono usate come ostacolo alle cariche delle forze dell'ordine, mentre le 2CV e le R4 . stipate di dimostranti e di quanto serve per la rivolta - si muovono agilmente nelle strade e stradine alle spalle della linea di scontro.

A quel tempo l'Auto-Journal decise di difendere i proprietari di queste carcasse fumanti o fracassate: "Un certo numero di parigini possedeva ancora un'auto a metà maggio, molte acquistate a credito a volte con grande difficoltà.
Tutte queste macchine ore non esistono più, sono state bruciate durante le manifestazioni che hanno agitato Parigi.
Ma dove si possono rivolgere i poveri proprietari infelici? All'Eliseo, al ministero dell'interno, presso la Prefettura?"

In pochi giorni però la rivolta del Sessantotto si estese alla classe operaia, con conseguenze altrettanto importanti per il Paese. Primo ad «infiammarsi» e lo stabilimento Renault a Billancourt, che avvia gli scioperi.

La produzione della Citroen crolla nel primo semestre da 223500 a 178.000 automobili Ed è l'inizio di una radicale trasformazione del sistema industriale e, parallelamente anche del ruolo sempre meno edonistico dell'automobile.

Non a caso proprio dopo il 1968 si manifesta anche una nuova cultura, ostile agli eccessi legati alla motorizzazione e alla industria che la alimenta, fino ad arrivate all'inizio degli Anni 70 ad una coscienza ambientale diffusa.



Devo confessare che quest'articolo non mi ha convinto, specialmente nel punto in cui gli studenti dilagano dietro ai cortei con le loro 2cv ed innominabili vetturette  ???

ho cercato in rete ed ho trovato un'articolo francese che parla di quei fatti ricalcando moltissimo quello italiano (o forse è meglio dire il contrario) ---> Articolo nella lingua originale


Nel gennaio 1968, i produttori francesi hanno un sorriso.
Peugeot lancerà la sua berlina 504, Citroën sua Méhari e Renault sua R6. La Francia ha prodotto 1,5 milioni di automobili nel 1967 e la produzione mondiale raggiunge quasi 30 milioni di unità.

Sulle strade francesi, la lotta tra i padri delle famiglie di clienti di Peugeot, Citroën o Renault è tanto più feroce quanto i limiti sistematici di velocità non esistono ancora.

Inoltre, il numero delle vittime sulle strade è abbastanza da emozionare. Nonostante una flotta di auto quasi la metà delle dimensioni di oggi, 13.484 persone vengono uccise sulle strade per 7,1 milioni di veicoli registrati.


Nel 1968, la riduzione delle emissioni di CO2 non è ancora all'ordine del giorno. Il super è di 1 franco e rare sono le auto che consumano meno di 10 litri ogni 100 km. I vetri elettrici sono la prerogativa delle berline di lusso e i cruscotti rivestiti in formica sono l'ultimo chic.

Auto contro CRS

Gli eventi del maggio 1968 hanno un impatto a breve e lungo termine su questo splendido ottimismo. In primo luogo, l'automobile è uno strumento di scelta per gli studenti in rivolta 3 e 10 maggio.

Gli incendi, usati come ostacolo contro il progresso della polizia, le loro carcasse sono l'eloquente testimonianza della violenza degli scontri del Quartiere Latino. Sono presenti sulle foto e sui film di archivio (vedi la nostra galleria di immagini) e le notizie trasmesse in televisione del giorno seguente non perdetevi per soffermarvi.

Citroën 2 CV, Ford Cortina, Peugeot 403, le "vittime" sono di tutte le marche e tutti i livelli di autonomia. All'epoca, l'Auto Journal si schierava con i proprietari: " A metà maggio alcuni parigini possedevano ancora un'auto (...) molti erano stati acquistati a credito, a volte con grande difficoltà. (...) Tutti queste macchine, non esistono più, sono state bruciate durante le manifestazioni che hanno agitato Parigi. Dove gli sfortunati proprietari devono rivolgersi all'Eliseo, al Ministero degli Interni, alla Prefettura di Polizia , al signor Sauvageot, al signor Geismar, al signor Cohn Bendit? "

L'estensione del movimento alla classe operaia avrà conseguenze più importanti: è nelle fabbriche Renault, a Billancourt, che fa parte dello scontro tra il governo, la CGT e gli scioperanti operai.


Il luogo è inoltre un luogo privilegiato di incontro tra gli scioperanti e gli studenti che scoprono lì la realtà del lavoro con la catena. Come sappiamo, tra i due movimenti, l'accordo sarà di breve durata. Gli interessi degli studenti idealisti e quelli dei lavoratori in cerca di progresso sociale non coincidono.

Lo sciopero generale si sta diffondendo in tutta la Francia e il lancio della Citroën Méhari, che si svolge il 14 maggio, è un completo fallimento a causa della mancanza di treni per il trasporto di giornalisti e lavoratori alla stampa di giornali.

La 24 ore di Le Mans, l'evento principale della scena sportiva dell'epoca, deve essere eccezionalmente rimandata da giugno a settembre. La carenza di benzina sta guadagnando terreno e le code si trovano di fronte alle stazioni di servizio. A Citroën, gli scioperi hanno ridotto la produzione dei primi sei mesi dell'anno a 178.000 auto, contro le 223.500 dell'anno precedente.

Gli inizi della crisi

Più seriamente, questi scioperi di maggio sono tra i primi gravi sintomi della fine di un sistema industriale, il taylorismo, di cui l'industria automobilistica è l'incarnazione.

Perché gli scioperi del 1968 succederanno ad altri conflitti, tra cui la Renault, un vero e proprio bollitore sociale fino alla metà degli anni '80 e, soprattutto, l'industria automobilistica europea ed americana inizia ad entrare in serie difficoltà. Al di là dei conflitti, dell'aumento dell'assenteismo, del declino della qualità e in particolare dell'intensificazione della concorrenza internazionale sarà gradualmente la ragione di questo paradigma del sistema di produzione dei "trenta gloriosi".

In questo, l'automobile come il funzionamento di tutta la società è sfidata dalle idee del maggio 1968. Con il suo status oggettuale universalmente desiderato, con il suo posto nello spazio pubblico e nella pubblicità, è in prima linea contro le critiche contro "la società dei consumi".

Appare anche in alcuni slogan del tempo: "Dal 1936, ho lottato per aumenti salariali. Mio padre prima di me ha combattuto per aumenti salariali. Ora ho una TV, un frigorifero, una VW. Eppure, ho sempre vissuto la vita di un truffatore, non negoziare con i capi, abolirli ".

Dopo il 1968, un movimento specificamente ostile all'automobile iniziò ad apparire, contemporaneamente ai primi manifestos ecologisti. Alcuni titoli pubblicati poi sono evocativi: " Automobilità contro l'umanità " (Schneider, 1971) o " Paradiso perduto: il declino dell'età autoindustriale" (Rotschild, 1973).

I governi stanno iniziando a realizzare gli effetti negativi delle automobili: negli Stati Uniti, il Clean Air Act del 1970 impone ai produttori misure anti-inquinamento che soffocano le prestazioni del motore.

In breve, l'automobile, che divenne un importante evento sociale durante il ventesimo secolo, non poteva sfuggire agli sconvolgimenti di cui il maggio 1968 era il sintomo. Come il capitalismo, tuttavia, è stato in grado di rinnovarsi: la produzione automobilistica globale è stata moltiplicata per più di due e, se i mercati occidentali hanno raggiunto la saturazione, altre parti del mondo sono ora affamate di automobili.

Tuttavia, il movimento ambientalista, nato con il 1968 e con il sentimento anti-auto, è progredito, e prospereranno senza dubbio per molto tempo.


Camille Pinet


In blu le parti comune, in nero il resto, provate a vedere se anche a voi c'è qualcosa che non quadra nelle due versioni.


Posso sempre aver preso un abbaglio, neh  (felice)
W la vita

"non postare" è un pregio se ci si accorge di non avere nulla da dire, ma non tutti se ne accorgono. [Magomerlino]  La vita dura poco, se non giochiamo ora...  Watson nel cuore Gaia felicemente... tra i piedi

claudyane6

Citazione da: Bocco - 18 Maggio 2018, 10:56:44 AM
Citazione da: Aspes - 18 Maggio 2018, 10:28:15 AM
ottima analisi Toni ... (appl) (appl) (muoio) (muoio)

Tranne l'ultima frase.
Non è che per essere di sinistra bisogna per forza avere le pezze al *********.
Sarebbe troppo facile.


O0 (gatto) (gatto) (birra) (birra)

un mio amico/compagno diceva che proletari non significa a bollettari (= in bolletta, squattrinati)

claudio2cv

Caro Watson,

la situazione che ho descritto si è prodotta proprio nei primissimi mesi del 1988, tra gennaio e marzo 1988 (a fine marzo di quell'anno avevo già la mia 2CV a casa).

due anni dopo, nel 1990, venni anch'io a sapere dell'importazione parallela. In quel caso, l'aveva organizzata addirittura lo stesso concessionario Citroen dove avevo comprato la mia, e aveva messo addirittura un annuncio sul quotidiano locale, con foto: "disponibili in pronta consegna 10 esemplari di 2CV nuove di zecca". Ero andato anche a vederle, chiedeva 10 milioni per una Spécial come la mia... c'era qualche piccola novità, come la presenza del fanale di retromarcia o la panchetta in sky color jeans anziché nero, ma era sostanzialmente identica, anche se era nuovissima e perfettissima, pronta per essere immatricolata a mio nome (e non col nome di quel tizio residente a Riccione che l'aveva avuta prima di me). E potevo anche permettermela, ma il fatto è che, a quel punto, la 2CV che avevo io era ancora senza un graffio, andava come un orologio svizzero e, insomma, non sentivo l'esigenza di cambiarla per averne una identica che, anche se nuova non avrebbe mai potuto essere "la mia prima macchina".

Certo, mi è sempre dispiaciuto di non essere riuscito a comprarla da nuova, ma va anche detto che quella usata che ho preso ha un particolare che ho sempre adorato, fin d'allora, e che non avrei potuto mai avere se l'avessi effettivamente comprata nuova: la targa nera!

Claudio

Watson

E si la targa nera è qualcosa che mi manca, però almeno nel 1989 c'erano ancora le targhe con l'indicazione della provincia e quindi posso dire di essere stato ancora fortunato rispetto alle ultime targhe completamente anonime.

Scusate  (ot)
W la vita

"non postare" è un pregio se ci si accorge di non avere nulla da dire, ma non tutti se ne accorgono. [Magomerlino]  La vita dura poco, se non giochiamo ora...  Watson nel cuore Gaia felicemente... tra i piedi

COIO3

son vissuto abbastanza da vedere il mediterraneo incazzato nero, e son qui a raccontarlo, sopravvissuto al primo 'medicane' documentato dai metereologi.

eppure a vederlo da vicino sembra sereno e rassicurante, ancora martedi mi ha accolto nel suo ventre caldo.

segnalano allerta meteo arancione per oggi, così che mi è venuta in mente la copertina del disco che suona sotto, le note suggeriscono il dafare che mi tocca oggi, e lo porterò a termine a meno di pioggia dura e insistente.

sono diventato un gattaccio dannifero, se proprio vuoi cacciarmi via bisogna che mi spruzzi d'acqua  ;D


Whatever Works ;)

10nico

Son contento di sapere che sei coriaceo Mimmo!  (abbraccio)

Un grande in bocca al lupo per il meteo!  (abbraccio) (abbraccio)

SBRUSOL! (vecchio)
Chiamatemi Micky

Love long and prosper

Tad

Di seguito il link alla prolusione del Prof. Giovannini all'inaugurazione dell'anno accademico dell'Università di Parma, seguita dall'intervento del Presidente della Repubblica. Il tema è lo sviluppo sostenibile. Penso che una rifessione in merito possa essere di interesse per tutti.

https://youtu.be/8n0_8maN6z8?t=6239

(felice)
Meglio oprando obliar, senza indagarlo,
Questo enorme mister de l'universo!
(G. Carducci)

Tad

Scusate, è al minuto 1:44 (pensavo che sarebbe partito dal minuto esatto, su w.app funzionava).
Meglio oprando obliar, senza indagarlo,
Questo enorme mister de l'universo!
(G. Carducci)

Paolon

La malattia infantile del narcisismo implica infine
l'eroismo,
l'epica,
la grande narrazione,
   a conforto dell'ego.

E' di nuovo una colossale impostura,
ma se hai conquistato l'America scendendo da una scala mobile della Trump Tower,
insultando i tuoi competitori,
imponendo d'autorità la sua malaparola
contro gli handicappati,
contro i messicani,
contro i neri venuti dagli shithole countries,
contro deboli di ogni sorta e specie,
predicando la forza contro il carnaio delle élite compreso il ferrovecchio del Grand Old Party,
minacciando di galera gli avversari,
invocando in glorioso balbettio l'America First e Great nei muscoli dell'immaginazione populista,
  sempre con un lessico di settecento parole (Philip Roth),

le conseguenze dell'impostura sono che la tua storia deve finire a ogni costo con lo sventolio di una bandiera simbolica potente:
il negazionismo,
la libertà dalla pandemia,
fare finta che
non ci siano i duecento e passa mila morti, che
la storia del mondo da un anno non ruoti intorno alla potenza ultramicroscopica di un virus,
ridurre il tutto a una caciara sanitaria per una banale influenza procurata per complotto da cinesi, esperti e pudibondi portatori di mascherine.

Ecco a voi il cosiddetto presidente Trump (con tutto il corteggio di loschi imbecilli che nel mondo gli hanno retto il moccolo).

oggi su:Il Foglio
FORUM:ormai parte della "Nostra Storia"
Tenerlo in vita, scrivere, collaborare, è anche dire"grazie" a chi lo ha progettato, realizzato, migliorato, difeso in tutti questi anni

Paolon

Patagonia, la lotta dei Mapuche contro i Benetton
(da un vecchio ma attualissimo articolo )
di Fabio Balocco

...ai media italiani è del tutto sfuggita la notizia delle violenze subite .. in Patagonia dalla Comunità Mapuche. Ma chi sono i Mapuche?

I Mapuche (termine composto dalle parole Che, "Popolo", e Mapu, "della Terra") sono una popolazione indigena che attualmente vive divisa fra Cile e Argentina.

La loro storia è simile a quella di tante altre popolazioni native.
Se ne stavano tranquilli nelle loro terre finché non arriviamo noi occidentali (nella specie, gli spagnoli) a massacrarli, a privarli delle loro terre e di recente a costruire dighe, autostrade e realizzare piantagioni invasive.
Della serie: non esiste una faccia buona del capitalismo.
La storia si ripete sempre uguale dappertutto nel mondo.
Quello che noi chiamiamo progresso, per i nativi è solo distruzione e morte.

Nel 1991, in una porzione delle terre patagoniche argentine abitate dai Mapuche il capitalismo è arrivato sotto la forma della famiglia Benetton, che ha acquisito per 50 milioni di dollari 900.000 ettari di terre dalla compagnia Tierras De Sur Argentino, principale proprietaria di terre nella Patagonia argentina.

Un tempo il colonialismo operava con le armi, oggi molto più semplicemente bastano i soldi.
Acquisite le terre, la Benetton ha proceduto allo sfollamento dei Mapuche, incompatibili con il progetto economico della famiglia italiana.
Ed è così che oggi nelle terre di Benetton vengono allevati più di 260mila capi di bestiame, tra pecore e montoni, che producono circa 1 milione 300mila chili di lana all'anno i quali sono interamente esportati in Europa. Nello stesso terreno sono allevati 16mila bovini destinati al macello.

Ma i Mapuche sono una popolazione tutt'altro che arrendevole (vorrei vedere noi al loro posto cosa faremmo!), ed è così che iniziano una lotta incruenta contro gli italiani, lotta che si è acuita negli ultimi anni ed è sfociata nella ri-occupazione di parte delle terre loro sottratte.

Ed è così che .. interviene la polizia argentina (o cilena) , a seguito delle denunce dei Benetton.
Ed i resistenti Mapuche, raccontano, vengono picchiati, ammanettati e trascinati per i capelli; le loro case distrutte, i loro animali rubati o uccisi.
Amnesty International .. ed altre ong hanno denunciato con forza l'ennesima violazione dei diritti umani.
"Non lasceremo che ci caccino, piuttosto ci faremo bruciare", ha detto uno dei leader della Comunità.
..

I Benetton sono quelli della United Colors of Benetton, dei bimbi di tutto il mondo uniformati dalla moda, della globalizzazione del vestiario, ma anche delle foto coraggiose di Oliviero Toscani che denunciava le disuguaglianze nel mondo: «Il conformismo è il peggior nemico della creatività.
Chiunque sia incapace di prendersi dei rischi non può essere creativo» ipse dixit.

Perché qualcuno non si prende la briga di andare a vedere oggi le condizioni di vita dei Mapuche nei terreni della Benetton?
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Pier Le Blanc

Non conoscevo questa storia Paolon e meno male che tu, ogni tanto, di storie così ce ne restituisci la memoria. E' vero, cambiano i nomi e i luoghi ma le dinamiche si ripetono. Il capitale non guarda in faccia nessuno, non distingue nulla. Accecato dall'idea del profitto non sente altre ragioni.

In questo articolo, forse vecchio ma del tutto attuale come è stato detto, si trova l'essenza di quella condizione che ha fatto del mondo un'enorme terra di conquista per gente senza scrupoli. Viviamo nella "dollarocrazia". E' il capitalismo, bellezza, diceva qualcuno in qualche film che non ricordo. E' il capitalismo, la divinità che ci tiene tutti in ostaggio, il capitalismo che depreda e saccheggia.

Questo articolo, in un mondo che richiede pur sempre analisi complesse, ha però il pregio di colpire diritto, delineando con semplicità la deriva in cui siamo caduti. Sfruttamento, colonialismo, esproprio della vita e dei diritti. Non è nemmeno necessario leggersi Marx. In questo articolo si vede cosa pullula dietro i colori della pubblicità alla Benetton, si vede che tipi di razziatori esistono nella dittatura dell'iperliberismo spacciato per pratica che crea lavoro grazie alla lungimiranza dell'impresa.

Nella brevità di questo articolo, c'è tutta la nostra disumanità. Il capitalismo è l'abito mentale che indossiamo, a scatola chiusa, senza nemmeno capire dove ci stia conducendo, senza vedere che esala dalle sue viscere polvere, rovine e distruzione. Eccolo qui, moltiplicato per enne, il pensiero globalista e le sue nobili intenzioni.
 
Qualcuno obietterà, e con una certa ragione, che il capitalismo ha prodotto migliori condizioni di vita e di libertà per tutti. Sarà  vero per quell'epoca post bellica in cui era d'obbligo ripartire con la ricostruzione e con l'espansione della crescita economica e dei consumi, ma oggi la forbice tra chi ha troppo e chi non ha nulla è così larga che al capitalismo non si può più pensare come scelta e soluzione. Oggi il capitale  produce più distruzione che  benessere. E l'esempio principale sta nelle condizioni di inquinamento  in cui  versa l'intero pianeta con le conseguenze climatiche che conosciamo, anche in Italia dove è andato a farsi benedire il pur invidiatissimo clima mediterraneo.

Pasolini, cito come se fossi colto, anni fa diceva che non siamo capaci di distinguere tra progresso e sviluppo ed aveva ragione. Il progresso tiene conto degli aspetti umani, lo sviluppo si cura solo del benessere delle tasche. E così, confondendo i due concetti, siamo arrivati all'obsolescenza programmata e alla necessità del superfluo.

L'avidità umana alimenta il capitalismo in un circolo vizioso come un uroboro che si mangia la coda e i Mapuche, che siamo tutti noi, più che resistere  impoveriscono e soccombono.
 
Sua maestà il mercato inventerà prossimamente anche le pillole per non soffrire quando la fidanzata o il fidanzato ci piantano e noi siamo qui sballottati tra chi esagera o chi minimizza la pandemia o a disquisire, fino allo sfinimento, sulla riduzione o meno dei parlamentari, tra l'altro spesso assenteisti. Stiamo qui a gongolare comprandoci, ogni anno, un'orribile maglietta nuova di Ronaldo tanto per far finta di essere felici.

Soluzioni? Eh, eh. Il successo sta almeno nel renderci conto di quanto ci fregano e di quanto ci freghiamo noi stessi. Il successo sta nella speranza che il cambiamento, fatalmente individuale, cominci da questa sopraggiunta consapevolezza, l'unica che ci può consentire un'inversione di tendenza o comunque la minor partecipazione possibile al gioco che ci intrappola.

Maglioni colorati, cadaveri umani innocenti e animali macellati per saziare la fame insulsa del capitale e dei suoi abbindolati!
In tutto quello che posso io dico il mio no.

(felice)
"Non c'è nulla come la fretta che faccia perdere tempo"
"Non rompere le scatole a chi è felice"

Paolon

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