L'Aspes e la neve 2 - altri ricordi

Aperto da Aspes, 24 Dicembre 2012, 12:24:40 PM

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Aspes

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Prima dell'ultima curva incominciai a rallentare.

Avevo deciso di fermarmi, perché era tanto, davvero tanto tempo che giravo, ed ero stanco, davvero tanto stanco.

La fortuna sino a quel momento mi aveva assistito, lasciandomi girare per così tanto tempo senza cadere, ed ora non volevo abusarne.

Passai sopra all'ultimo salto, quello piu' impegnativo, appena prima del rettilineo, e ne scesi a velocità ridotta, dirigendomi verso quella pianta dove ero solito appoggiarmi quando mi fermavo per un po' di tempo.

Giunsi vicino a quel tronco, ma prima di scendere dovevo fare ancora una cosa : il motore ormai era caldissimo, bollente, così agii nuovamente sulla regolazione del minimo, alzandolo ancora un po'.

Il motore adesso girava alto, senza potersi spegnere, ed appoggiai la manopola dell'Aspes al tronco, e scesi.

Come sempre accadeva, le mani, anche dopo avere lasciato il manubrio, tendevano ad avere la stessa forma delle manopole, e cercare di riportarle in posizione era abbastanza doloroso.

Stessa cosa potevo dire della schiena e delle gambe.

Ma fatti pochi passi, tutto tornava come prima, o quasi.

Mi allontanai di pochi passi, e mi voltai a guardare l'Aspes.

Difficilmente lo vidi così bello come in quel momento : il rumore che faceva, girando al minimo, era metallico, potente, pulito, e dallo scarico usciva un qualcosa che ai più pareva cattivo odore, una miscela di olio ricinato, che a me sembrava meglio del patchouli che tanto si era usato in quegli anni.

Era sporco di neve e fango, e da tutta la sua struttura si alzava verso l'alto una sorta di vapore acqueo, dato dal calore, tanto che il suo serbatoio arancione sembrava sparire in mezzo a quella specie d'improvvisa nebbia.

Mi guardai, ed anche a me stava accadendo la stessa cosa.

Ero sporco allo stesso modo, delle stesse cose, ed il calore dato da sudore e stanchezza, che sino al quel momento mi aveva tenuto al caldo, stava lasciando il mio corpo, salendo verso l'alto, facendomi percepire la prima sensazione di freddo.

Sapevo di avere poco tempo, e così m'incamminai verso il rettilineo di quella pista conosciuta palmo a palmo.

E più mi allontanavo dall'Aspes e più sentivo scricchiolare sotto i miei piedi quella neve freschissima.

Camminavo dove l'Aspes non era passato, ascoltando ogni piccolo rumore, percependo i profumi di quella bellissima mattinata.

Mi girai nuovamente verso l'Aspes, ma ormai il rumore che emetteva era lontano.

Guardai verso l'alto, e vidi il cielo blu, terso, limpido, bellissimo.

Non so perché, ma improvvisamente mi scesero due lacrime dagli occhi, come se tutto quello  che stavo vedendo mi provocasse un'emozione incontenibile.

Ritornai verso l'Aspes, perché ora faceta davvero freddo.

Mi sedetti sulla sella, e con due dita riportai il minimo ad un livello normale.

Misi la prima, e l'Aspes fece un piccolo balzo in avanti, come faceva sempre, pronto a scatenarsi al più piccolo comando del gas.

Guardai nuovamente la pista, bianca ai lati e sporca al centro.

La guardai, e guardai tutto quello che la circondava, con la sensazione, anzi, con la certezza che così bella non l'avrei più rivista.

E partii ... l'Aspes in qualche secondo guadagnò una velocità che ai più poteva sembrare follia.

La ruota posteriore si muoveva a destra e sinistra, mentre l'anteriore faticava a trovare un posto sicuro dove passare, ed io continuavo a fargli guadagnare velocità, scaricando sull'Aspes tutte quelle emozioni che avevo provato, forse in maniera troppo forte.

Raggiunsi l'asfalto, e rallentai.

L'Aspes aveva fatto il suo dovere, ed era giunto il momento di farlo riposare un po'.

Misi tutte le marce, procedendo piano.

Stavo tornando a casa dopo un momento meraviglioso, eppure quella sensazione che stato provando mi faceva capire che l'istante era stato così bello che da subito avrei incominciato a rimpiangerlo.

Era una sensazione conosciuta, che mi accompagnava in tanti momenti della mia vita, e che spesso non  mi faceva gustare in modo totale ciò che stavo facendo.

Ma ero un ragazzo, davanti c'era tutta la vita.

L'Aspes correva piano, ed anche se per oggi il divertimento era finito, avrebbe girato con me per ancora tanto, tanto tempo.




Siamo qualcosa che non resta, frasi vuote nelle testa,
e il cuore di simboli pieno.

Watson

Ben ritornato nel posto più adatto ai tuoi ricordi  (abbraccio)
W la vita

"non postare" è un pregio se ci si accorge di non avere nulla da dire, ma non tutti se ne accorgono. [Magomerlino]  La vita dura poco, se non giochiamo ora...  Watson nel cuore Gaia felicemente... tra i piedi

10nico

Wow...Aspes!

Hai inquadrato perfettamente quella sensazione, quell'attimo irripetibile, che è come se si scolpisse nella memoria; nel mentre che passa quasi ci si rende conto della sua irripetibilità...è come se in quell'istante di consapevolezza la nostra coscienza trascendesse il tempo lineare...e l'occhio del giovane guardato guardasse a sua volta gli occhi del meno giovane che lo guardano dal futuro.

Sguardi affini eppur diversi che si incrociano per sempre

Grazie di aver condiviso Aspes!  (superok)

Lunga vita e popperità del continuum spazio-temporale! (vecchio)

10nico
Chiamatemi Micky

Love long and prosper