Questa credevo di averla già postata, invece no.
E' il momento di ridere!
Questa è una storia vecchia come il cucco, una di quelle cose che rimangono nel bagaglio di famiglia,
catalogata con cura sotto la voce: risate gustose.
Me la raccontava mia nonna, classe 1915.
Famiglia contadina, in un paese della campagna veronese tuttora molto poco sviluppato.
Una piccola oasi di tradizioni e “mondo antico”, sopravvissuto al logorio della quotidianità.
Mi raccontava, appunto, mia nonna che quando a casa succedeva qualcosa di grave, di molto grave, sua nonna
(tutto un giro di nonne qua!) in silenzio si alzava e con gesti solenni apriva il suo cassetto del como’.
Da una scatolina ormai consunta, tirava fuori un medaglione, un medaglione - a suo dire – miracoloso, tramandato
di madre in figlia.
Tratto il medaglione dalla sua custodia, raccomandava la famiglia al Santo inciso su una delle facce del talismano
e attendeva fiduciosa il miracolo che, di solito, non tardava a venire.
Il medaglione era sacro: guai cercarlo, guai invocarne l’ intercessione a vanvera.
Capitò quindi, un giorno, che mia nonna (bambina) si ammalò.
La febbre rimaneva alta e anche il dottore non sapeva più che pesci pigliare.
Dopo giorni e giorni di medicine, impacchi freddi e speranze, la vecchia di casa si decise. Aprì il cassetto del comò e prese il medaglione. Lo posò quindi con tutte le cure sul petto di mia nonna che dormiva.
Il giorno dopo, vogliono le cronache, mia nonna stava già molto meglio.
Le spiegarono che il medaglione miracoloso aveva fatto il prodigio.
Mia nonna era ancora tutta eccitata quando mi raccontava che in quei momenti si sentiva veramente,
come dire, “privilegiata” per aver ricevuto un simile riguardo dalle entità astratte.
Chiese quindi a sua nonna della medaglia. Voleva sapere chi era il Santo raffigurato, per portargli dei fiori in chiesa:
- “Non lo so. C è scritto qualcosa ma io ci vedo poco e poi non sono mai andata a scuola e non so leggere.”
Italia che non c è più, Italia contadina che non aveva i mezzi per studiare.
Mia nonna, però, a scuola ci andava e sapeva leggere. Chiese quindi alla vecchia l ‘ onore di poterle declamare l’ iscrizione sul medaglione miracoloso in modo tale che – finalmente – si sapesse chi era il Santo che vegliava sulla loro casa.
La vecchia approvò. Prese il talismano dal cassettone e lo diede a mia nonna bambina.
La quale, li per lì, credette di aver letto male.
Poi, però, potè solo prendere atto che quel che leggeva era corretto.
La Bisavola, piena di fede e curiosità, porse quindi la fatidica domanda:
- “Giuditta dimmi, cosa c è scritto sulla Medaglia?”
E mia nonna, trattenendo a fatica le risate, lesse ad alta voce:
- “1837 – Carnevale Veronese - Papà del Gnoco”
La vecchia sbiancò. Si fece rileggere l’ iscrizione per dieci volte almeno.
Si ritirò quindi a meditare e del medaglione non si seppe più niente.
- “Era meglio se non le leggevo niente. Credevo volesse uccidermi quando ha scoperto che cos era quel padellone di ottone” ha commentato, mia nonna, fino alla fine.
Era Papà del Gnocco, la principale Maschera del Carnevale veronese fin dal medioevo.
In fin dei conti, l' unico Santo che può vegliare sulla mia strampalatissima schiatta...