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Aperto da paoloDòCavaj, 26 Gennaio 2013, 08:37:47 AM

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Paolon

.."la startup Agricamper offre la sosta gratuita nelle strutture agricole
Sono per ora 100 le realtà, dalle Alpi alla Sicilia, tra aziende agricole e vitivinicole, birrifici del turismo sostenibile e del ritorno alla terra, affiliate al nuovo network Agricamper
di Antonio Armano


Parte ufficialmente Agricamper Italia, la startup creata da Pauline Nava e dedicata a chi vuole fare sosta libera e gratuita in campagna.
Sono già 100 le strutture convenzionate in Italia, dalle Alpi alla Sicilia: aziende agricole e vitivinicole, birrifici e altre realtà del turismo sostenibile e del ritorno alla terra.

Tutto comincia con un vecchio van abbandonato
All'origine della startup digitale sul viaggio lento c'è un vecchio van, un mezzo lentissimo ("In autostrada quando c'era salita non superava i 50 km orari", ricorda Pauline): un T2 Volkswagen arancione del '74, col tetto a tenda apribile.
Il padre di Pauline, Jean-Jacques appassionato di auto d'epoca, lo vede sempre fermo a Châteauneuf, un piccolo borgo delle alpi marittime, quando da Grasse, dove abita, va a fare la spesa.
Chiede in giro: al fornaio, al macellaio. Risale al proprietario, scopre che non si era più mosso da quando era stato usato per la campagna presidenziale di Chirac, lo compra per duemila euro e lo regala alla figlia.

Pauline lo usa per fare viaggi e risvegliarsi davanti al mare: sull'Oceano nei Paesi baschi, in Normandia, in Costa Azzurra e alle Cinque Terre.
Poi lo parcheggia dalla zia a Orléans, nella Loira, e, dopo avere finito un master in comunicazione digitale alla Scuola di giornalismo di Marsiglia, si trasferisce a Parigi per lavorare.
Il vecchio van prende la ruggine.
Parigi è cara, il lavoro assorbe totalmente Pauline che decide di venderlo con grande rammarico.

L'amore, incontrato per caso a una festa di compleanno durante una vacanza in Sicilia, la porta a vivere a Lecco lasciando il lavoro in Francia.
Arrivano i figli e Pauline, giovane mamma, si ritrova a sognare il vecchio van sul lago di Como e il risveglio in mezzo alla natura. Frequentando i gruppi di camperisti su Facebook con nostalgia per il passato e qualche sogno per il futuro, si imbatte in France Passion, che negli anni '90 ha fatto incontrare la domanda di sosta libera in mezzo alla natura e l'offerta di spazi nelle campagne da parte delle strutture agricole, bisognose di farsi conoscere e di resistere all'isolamento.
Scopre che in tutto il mondo tranne che in Italia esiste una versione di France Passion – dalla Germania alla Nuova Zelanda, dal Canada alla Svizzera – e così nasce Agricamper.



Il van di Pauline Nava
Con una quota annuale si sosta gratis per una notte
«Il principio è semplice» dice Pauline, «Pagando la quota annuale di 29 euro si accede al sito di Agricamper e si cerca una struttura in base alle esigenze: all'area geografica, ma anche al prodotto che vuoi comprare, chessò vino, olio eccetera.
Scegli e ricevi una scheda con i contatti, l'indirizzo, le coordinate gps.
A quel punto chiami per capire se la struttura è disponibile e la sosta è gratuita per la prima notte».
Ma la struttura agricola che cosa ci guadagna?
«In genere per ringraziare il camperista compra i prodotti o mangia nella struttura a seconda delle possibilità offerte» spiega Pauline. «Non è obbligato ma circa l'85% dei camperisti lo fa. Non c'è solo un ritorno di soldi, ma anche un ritorno di pubblicità. Sono per una forma di viaggio che dia una esperienza autentica, non un turismo consumistico mordi e fuggi. La differenza la spiega bene Rodolphe Christin in un libro che mi ha molto colpito "Turismo di massa e usura del mondo"».

Questo articolo è iniziato parlando di "Sosta libera", espressione che è la croce e la delizia dei camperisti e nasconde avventure e disavventure a volte spiacevoli.
Così come Pauline con il suo van, la maggior parte dei camperisti non vuole andare in campeggio per ritrovarsi accanto ad altre decine di camper, magari con la parabola sul tetto per guardare la partita.
Però ha paura di stare in luoghi isolati o di essere svegliata alla mattina presto dal bussare dei vigili sulla porta.
Agricamper offre dunque una soluzione.

...e vedi il seguito in:

https://www.ilsole24ore.com/art/viaggiare-camper-italia-startup-agricamper-offre-sosta-libera-gratuita-campagna-ACbjneLB

FORUM:ormai parte della "Nostra Storia"
Tenerlo in vita, scrivere, collaborare, è anche dire"grazie" a chi lo ha progettato, realizzato, migliorato, difeso in tutti questi anni

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                                  (sorpreso) (guid) (muro)
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TURISMO DI MASSA E USURA DEL MONDO
Ed.Elèuthera, pp. 126 pagine, euro 14) di Rodolphe Christin.

La massificazione del desiderio turistico, travestita da libertà di movimento, avviene all'interno di una logica industriale che ha distrutto la dimensione «autentica» del viaggio.
..
IL TURISMO DI MASSA, ANESTETICO DELLA SOCIETÀ CONTEMPORANEA

«Uscire dalla zona comoda, arrischiarsi dove non si è sicuri di trovare qualcosa.

Ci vuole tempo: il turismo non ha tempo, non ha pazienza, non ha tempo da perdere e non ha la pazienza di restare», scrive Paolo Cognetti nella postfazione.

«Il turismo è terrorismo» sosteneva già nel lontano 1990 un gruppo di transartisti che aveva messo in scena a Linz, durante il festival Ars Electronica, una performance in cui dei finti «primitivi» erano stati «esposti» in una gabbia.
I primitivi osservavano i comportamenti dei cittadini, ma nello stesso tempo erano intrappolati.
Il medesimo comportamento che hanno i turisti con gli abitanti del luogo di villeggiatura.

Siamo nell'epoca dell'usura del mondo, sostiene Christin, e la massificazione del desiderio turistico, travestita da libertà di movimento, avviene all'interno di una logica industriale che ha distrutto la dimensione «autentica» del viaggio, trasformandolo in una fuga d'evasione da fare in tempi e modalità prestabiliti, e passando sempre alla cassa.

Il turismo è diventato uno degli anestetici che la società contemporanea permette ai suoi cittadini, immersi in una ipermobilità che è misura della loro insoddisfazione.

Nonostante standardizzazione dei desideri e saccheggio ambientale, il turismo mantiene intatto il potere incantatore forse perché il turista, lontano dal suo territorio originario, che ormai non conosce più, nutre la confusa speranza di trovare altrove ciò che gli manca a casa: una vita conviviale e carica di senso, e non si accorge che con la sua presenza distrugge quel che cerca.

... È curioso notare come esista una frattura .. tra timore dello «sradicamento» e conseguente omologazione, e le possibilità felici di diversificazione desiderante del meticciato.
.. è venuto il momento di ... riscoprire la ricchezza del diverso, dell'incontro con l'altro, proponendo di sostituirli con il concetto di meticciato, ovvero di ibridazione culturale, di contaminazione feconda.

Forse permettendoci di nuovo di viaggiare con occhi autentici e disincantati.

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Robinson: qui ricomincia ancora l'avventura?

Possiamo ancora uscire dalle rotte segnate?
Cosa faremo - e come saremo - quando potremo di nuovo viaggiare?

"È come se vivessimo tutti in un sottomarino, nei nostri piccoli quartier generali, confrontandoci solo con persone della ristretta cerchia familiare".
Così lo scrittore Wilbur Smith descrive la sua visione del mondo durante la pandemia .

Ma quando finalmente noi tutti chiusi nei nostri piccoli sottomarini potremo di nuovo andare alla scoperta del mondo, ne saremo capaci? 
Smith, che l'avventura l'ha vissuta in Africa fin dal bambino e poi l'ha raccontata in tanti romanzi, ci consiglia di tenere allenato il cervello sognando, leggendo, immaginando, in attesa di salire di nuovo su un treno, un'auto, un aereo per andare incontro alla nostra avventura,

Un altro scrittore, Alberto Manguel, ci ricorda che siamo sì nomadi fin dai primordi dell'umanità, ma anche di un nomadismo della mente che nessun lockdown può fermare.

Continuiamo dunque ad affidarci a Ulisse, a Verne, a Borges, aspettando il momento in cui saremo di nuovo liberi di esplorare il pianeta, un po' smarriti, e ma in cerca ancora di nuove trasgressioni.

da LaRepubblica oggi

Senza renderci conto che, in molti casi, la vita più rischiosa, più irta di pericoli e di sfide, è quella che facciamo ogni giorno.

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