“È vero che Dio si trova dappertutto?”, chiede Mafalda.
“Sì”, risponde la madre.
“Poveretto”, le risponde lei.
Neanche i mezzi di comunicazione forniscono alcun conforto.
È inutile cambiare canale perché “in tutti c’è la televisione”.
Mafalda ama i Beatles e odia la zuppa, non tanto per il suo sapore, ma perché è imposta dagli adulti.
I genitori sono pieni di idee assurde e credono che il destino dipenda dal mangiare la zuppa.
A volte Mafalda rinuncia a capirli.
Se uno arriva tardi al cinema, non capisce il film;
la stessa cosa succede con gli adulti: sono tutti già “iniziati”.
Opporsi alla zuppa significa opporsi a una realtà illogica.
Quando finalmente finisce il suo piatto, la contro-educatrice dice:
“Come ti sto viziando, mamma!”.
Le cose vanno male sul pianeta Terra:
“Le è rimasta un po’ di guerra e le dispiace buttarla via”, dice Mafalda.
Quando qualcuno dice che “il mondo è un fazzoletto” (nel senso “quanto è piccolo il mondo”), lei ribatte: “Quindi dovremo lamentarci con la lavanderia”.
Quino smise di pubblicare il fumetto quando la ribellione della sua protagonista avrebbe potuto fare di lui un desaparecido, e scelse l’esilio.
Continuò a rinnovare l’umorismo nelle vignette pubblicate nei volumi Noi due e Uomini si nasce.
“Per capire un’epoca occorre sapere come rideva la gente”, ha detto giustamente Rafael Barajas El Fisgón.
Si può capire la seconda metà del ventesimo secolo grazie all’ironia di Quino, che ha contribuito a far ridere di notizie che non sarebbero mai dovute accadere, e ci ha insegnato che l’infanzia non è l’anticamera della vita adulta bensì la sua necessaria correzione.
(Traduzione di Federico Ferrone)
Questo articolo è stato pubblicato sul sito Etcétera.