La Giallina era parcheggiata lungo una via di Pimlico.
In quei quindici giorni ne avevamo tante di cose, passando dalla nebbia estiva di una grigia Edimburgo ad un sole caldo ed abbagliante delle spiagge di Brighton.
La vacanza stava per concludersi, ed oggi avrei lasciato quella citta’ cosi’ tanto sognata, pensata, desiderata.
Non ero rimasto deluso, anzi, ne ero rimasto entusiasta.
Avevo visto e calpestato posti che mi ero sempre e solo immaginato, camminato gustando Chicken and Chips, perlustrato ogni negozio di dischi in cerca di Lp da noi ancora introvabili.
Il fatto di essere li da solo, con I miei 19 anni appena compiuti mi aveva fatto sentire tanto adulto.
Ero pieno di speranze, di fiducia verso il mondo e verso tutti.
I quei giorni passati a Londra ne avevo fatte di cose, anche perche’ la fortuna era corsa in mio aiuto.
Ci ero arrivato di sera, ed avevo girovagato un po’ a caso con la Giallina.
Quando stava per imbrunire mi ero fermato sotto ad un insegna di un Bed and Breakfast.
A stento mi ero fatto capire, ma alla fine una Signora molto gentile mi aveva dato una stanza.
Il sonno giunse quasi subito, pesante, ininterrotto, tanto che sentii bussare alla porta.
Era la Signora che, con il sole gia’ alto mi chiedeva se sarei rimasto oppure no.
Dissi di no, mi preparai in fretta e consumai un rapido breakfast, senza nemmeno capire troppo cosa fosse.
Dopo poco ero gia’ instrada, a rimettere quei pochi bagagli nella Giallina.
Quando stavo per richiudere il portellone, sentii un’inchiodata di gomme di bicicletta, ed un ragazzo mi disse :
“ Ciao, ma sei di Novara ? “
“ Si, cioe’, di un paesino vicino a Novara “
“ Io sono di Stresa “.
Ecco, fu li che la mia vacanza cambio’, e divento’ quella che altrimenti non avrebbe mai potuto essere.
Lui lavorava come cameriere in un Ristorante italiano.
Lavorava a pranzo a cena e aveva un piccolo appartamento in affitto a Pimlico.
Mi chiese se volevo stare da lui, aiutandolo con l’affitto.
Io chiaramente dissi di si, e cosi’ ando’.
Forse oggi la cosa non avrebbe potuto ripetersi, ma erano altri tempi, e le persone erano diverse.
Gli anni ’60 forse ancora non se ne erano andati, e l’aria che si respirava era ancora intrisa di liberta’, di valori che oggi si sono un po’ persi.
Di giorno io giravo a scoprire la citta’ in tutti I suoi anfratti, e verso le undici di sera cominciavano le scorribande notturne con la Giallina, io, Lui ed altri ragazzi italiani che a loro volta lavoravano in altri Ristoranti.
Non mi ricordo dove mi portarono, ma erano sempre locali diversi, spesso bui, pieni di ragazzi e ragazze facili al dialogo, al sorriso.
Si parlava in continuazione, di tutto, soprattutto di musica, come se non ne avessimo mai abbastanza.
Mi ricordo che l’unica sera in cui il Ristorante chiudeva, tutti insieme andammo a vedere Jesus Christ Superstar, che ancora veniva rappresentato nel Teatro dove Storicamente era sempre stato dato.
Fu un' esperienza bellissima, da rabbrividire.
Ogni tanto mi guardavo intorno e pensavo : non ci posso credere, sono veramente a Londra !!!
I giorni, come purtroppo spesso accade, passarono in fretta.
Venne il tempo di tornare, e quella mattina salutai I ragazzi, con la promessa che ci saremmo sicuramente rivisti in Italia.
La Giallina era li ad aspettarmi, lungo quella via di Pimlico.
Camminai sul marciapiede ciondolandomi un po’, e poi entrai in un negozio che vendeva un po’ di tutto.
Ora non avevo piu’ l’aiuto dei miei amici, e l’inglese che conoscevo mi permise di comprare solo un filone di pane, un vasetto di cioccolata ed un coltello.
Quello sarebbe stato il mio cibo per il viaggio di ritorno.
Salii sulla Giallina, dopo aver tolto dal tergicristallo l’ennesima multa, dilingentemente inserita in una custodia di plastica trasparente, per evitare che la pioggia potesse cancellare quanto scritto.
Sotto I sedili anteriori gli Lp spuntavano da tutte le parti, e sotto al mangiacassette a sinistra del volante avevo lasciate le sterline giuste giuste per il traghetto e la benzina, per evitare di spenderle tutte.
Partii, salutando mentalmente tutti quei posti, gli occhi un po’ velati dalle lacrime.
Il viaggio passo’ veloce, lasciai l’Inghilterra per entrare in Francia, potendo cosi’ guidare almeno dal lato da me considerato giusto.
Non mi fermai mai, e quando ormai era notte e la stanchezza faceva capolino mi fermai dove gia’ c’erano altre auto parcheggiate.
Chiuse la portiera con la chiave da fuori, mi distesi come meglio potevo sul sedile, misi la solita benda sugli occhi per evitare la luce e mi addormentai, con il fermo proposito di svegliarmi alle prime luci dell’alba.
Quando mi sveglia invece il sole era già alto, anzi altissimo.
Le auto parcheggiate la sera prima erano state sostituite da altre auto gia’ ferme per l’ora di pranzo.
Feci finta di nulla, un po’ di pane e cioccolata e via.
L”Italia arrivo in un soffio, ed arrivai a casa verso sera.
Lungo la via principale del mio paese incontrai I miei amici di sempre, che presero ad ondeggiarmi la giallina da un lato all’altro quasi a volerla rovesciare.
Mi dissero : “ Dai, va a casa e poi esci, ci vediamo dall’Alberto “.
Andai a casa, salutai I miei e raccontai tutto quello che potevo, e poi uscii, portandomi quel che era rimasto del pane e della cioccolata, e dicendo ai miei amici che era roba inglese, e che non potevano non assaggiarla.
Ed infatti, in brevissimo tempo spari’.
Quello che non spari’ mai, ne allora ne adesso, e’ il ricordo di quel viaggio, quasi on the road.
Non e’ ancora sparita quella sensazione di liberta’ totale, quel senso di fratellanza che non avrei mai piu’ provato, quel desiderio di vedere e di conoscere che mi avrebbe poi spinto in tanti altri posti.
Io e la Giallina eravamo stati a Londra, in Inghilterra, Patria e luogo di tutti I miei sogni di adolescente, e tutto questo e’ rimasto per sempre dentro di me.