Il Mucho

Aperto da Aspes, 19 Dicembre 2009, 13:59:53 PM

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Aspes

Queste righe sono dedicate a tutti quelli che da bambini hanno corso con le loro biciclette con le cartoline
sui raggi ....

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Il  Mucho


Il Paese è sempre stato piccolo, con poco più di 700 anime.

Ma per me era immenso, molto più grande di quanto fosse in realtà.

Uscivo al mattino, poco dopo colazione, e qualche amico era già in Piazza, al Bar, ad aspettare.

Ci si consultava, s'inforcava la bici e spesso si andava al Santuario della Madonna della Fontana, a giocare a pallone, oppure al Sesia, sperando che ci fosse qualcuno sulla pista da Cross.

E se proprio la pista fosse stata deserta, avremmo girato noi, con le nostre biciclette, consumando qual poco fiato che ci era rimasto imitando I rumori delle moto, cercando di prendere più velocità possibile per saltare su quei dossi creati ad arte.

E quando una moto arrivava veramente, ci facevamo da parte, a bordo pista, per vederla saltare e poi sparire in una nuvola di polvere, ammirati e stupiti da tanta bellezza.

La nostra bicicletta ci seguiva sempre, ovunque, e ci portava dove diversamente non saremmo riusciti ad arrivare.

Era una compagna inseparabile, insostituibile.

Per non sentirsi inferiori agli altri, le biciclette dovevano avere le ruote da ventotto, anche se poi erano così grandi, così alte che quasi si faceva fatica ad arrivare ai pedali.

Ed alla fine erano tutte uguali, anche se noi cercavamo disperatamente di renderle diverse.

Bastava un campanello, un adesivo, ed ecco che diventava speciale.

A quell'epoca tutti sognavamo il contachilometri, con la lancetta che indicava la velocità.

Questo accessorio l'avrebbe fatta diventare quasi una moto.

Ma era un sogno, ed un sogno sarebbe rimasto, per tutto noi.

L'ingegno però non ci mancava, e così, una volta trovata qualche molletta per I panni  ed alcune vecchie cartoline dimenticate in un cassetto, le avremmo sistemate vicino ai raggi della ruota anteriore, provocando quel rumore che, con un grosso sforzo di fantasia, si sarebbe potuto confondere con il rumore delle moto vere.

A noi bastava, e mi ricordo di avere visto anche tre, quattro cartoline applicate un po' ovunque, che, in quei pomeriggi silenziosi, facevano un rumore infernale.

Le Estati, liberi da impegni scolastici, si popolavano di amici che durante il resto dell'anno vivevano altrove, ma che passavano le loro Vacanze nel nostro Paese, spesso con I nonni.

Ve ne erano parecchi, ma me ne ricordo uno in particolare.

Si chiamava Roberto, ma poiché da piccolo aveva vissuto in Argentina, noi lo avevamo chiamato " Muchacho ", diventato quasi subito,  per praticità, " Mucho ".

Aveva I capelli rossi, ricci, che gli incorniciavano un viso lentigginoso.

E suo Nonno era niente di meno che " Il Conte ", curioso personaggio del Paese.

Spesso le giornate si passavano a casa Sua, o meglio, a casa del Conte,  a giocare in un vecchio solaio dove trovavamo un po' di tutto, oppure, dopo essere entrati in casa di nascosto, a fare scherzi telefonici sapendo che tanto la linea era intestata al Conte.

Ed in tutto ciò il Bota, dotato di una fantasia inarrestabile, era un vero maestro.

Quando la combinavamo troppo grossa, il Conte era inesorabile, e ci cacciava via tutti, noi ed il Mucho.

Ed incominciavamo così quei giri interminabili in bicicletta, senza meta, oppure organizzando delle piccole gare, tipo :  facciamo a chi arriva prima a  .....

Non si faceva nemmeno in tempo a dirlo, che già spingevamo sui pedali come dei forsennati, come se ci fosse in palio chissà quale premio.

In realta' in palio non c'era proprio nulla, se non il dileggio verso chi arrivava ultimo, e questa era un'onta che nessuno voleva subire.

Quel pomeriggio eravamo appena fuori dal paese, quando qualcuno di noi disse :

" Facciamo a chi arriva prima dal Citta  ? " ...

Citta era il diminutivo di Cittadino, che era il soprannome di un altro ragazzo, che a Sua volta si chiamava Roberto.

Viveva tutto il resto dell'anno a Novara, in Città.

Ed ecco il perché di " Cittadino ".

Curiosamente questo soprannome gli rimase per anni, come un'etichetta, ed ancora oggi una persona si rivolge a Lui con quel nomignolo : il Peru Batista !!

Lo può incontrare ovunque, non importa dove  od in che circostanza, e scorgendolo, anche in lontananza, il Peru Batista con voce stentorea e potente urla :

" Hei, cittadino !! "

Ma tornando a noi, la sfida a chi arrivava prima dal Citta era stata lanciata.

Eravamo in parecchi, sicuramente più di dieci biciclette, forse di più.

Lo scatto fu immediato, la spinta sui pedali poderosa.

Lungo la via principale del Paese ci sorpassavamo a vicenda, incuranti di tutto ciò ' che ci stava attorno.

La gente al nostro passaggio si scansava, e qualcuno ci faceva un gesto " significativo ".

Nessuno voleva arrivare ultimo, giammai, ed ormai eravamo già in Piazza.

La superammo in un attimo, tutti insieme.

Arrivammo nei pressi della Scuola, frenammo proprio all'ultimo momento e ci lanciammo in una curva a destra.

Ancora qualche pedalata e finalmente ecco la casa del Citta.

Io ci arrivai quasi in contemporanea degli altri, tra uno stridio di freni e respiro pesante.

Un piede per terra, e subito lo sguardo correva a vedere chi era arrivato per ultimo.

Eravamo già tutti li, facendo davvero fatica a capire chi fosse l'ultimo, quando, guardandoci l'un l'altro, dicemmo : " Ma, il Mucho " ?

Il Mucho incredibilmente non era ancora arrivato.

" Ma che fine avrà fatto ? Sta a vedere che è caduto !! ".

Ci stavamo ancora guardando stupiti, quando, dalla curva della Scuola, vedemmo sbucare il Mucho.

Pedalava come un forsennato, a testa bassa, rosso in viso, così tanto che era diventato una cosa sola con I suoi capelli.

Non so nemmeno perché pedalasse ancora così velocemente.

Era chiaramente l'ultimo, si stava avvicinando a noi, eppure non accennava a rallentare.

Pedalava, pedalava, come un forsennato, e solo quando fu a pochi metri da noi accennò una frenata.

Ma non bastò.

La Sua bicicletta rallentò a malapena, passò in mezzo a noi, sfiorandoci, e la sua ruota anteriore picchiò contro un basso bordo di cemento a protezione di una roggia che scorreva proprio sotto di noi.

La bici s'impennò, ed il Mucho, volando a braccia aperte, piombò come un sasso nell'acqua sottostante.

Noi ci guardammo, senza sapere cosa fare, senza sapere se ridere o se aiutarlo.

Ma fu un attimo, perché il Mucho si mise in piedi, nella roggia, con l'acqua fino alla cintura.

Fece due passi, risalì sulla strada, e senza guardarci, grondando acqua riprese la bici e come se nulla fosse, senza dire una parola, pedalando, si avviò verso casa, dal Conte.

Tutto quello che era rimasto era quella scia d'acqua sulla strada, che si stava rapidamente asciugando.

Noi rimanemmo così stupiti, così sorpresi che non riuscimmo a dire nulla.

Riprendemmo le nostre biciclette e ci avviammo verso la Piazza, a bassa velocità, con le cartoline sui raggi che quasi non si sentivano.

Non sapemmo mai cosa il Mucho disse al Conte, cosa gli accadde al rientro a casa, e cosa il Conte disse a Lui.

Quando lo rivedemmo, qualche giorno dopo, era come se fosse passato un secolo, e non ritornammo sull'argomento, ed il fatto ben presto cadde nel dimenticatoio.

Tante volte mi chiedo cosa fanno oggi I ragazzini di quell'età', se ancora girano come dei disperati per il Paese, impegnati in interminabili gare con le loro biciclette.

Spesso, nella quiete dei lunghi pomeriggi estivi, cerco di ascoltare I rumori provenire dalla strada.

Il Paese è sempre silenzioso, forse troppo, ed è un vero peccato che le cartoline invece che furoreggiare sui raggi riposino in qualche cassetto, dimenticate.

Io invece le ho usate, ed anche tutti I miei amici, anche il Mucho !!

E se potessi le userei ancora, inseguendo qualcuno per le vie del Paese, senza fiato, rosso in viso.













Siamo qualcosa che non resta, frasi vuote nelle testa,
e il cuore di simboli pieno.

COIO3

Citazione da: Aspes - 19 Dicembre 2009, 13:59:53 PM
senza fiato, rosso in viso.

E' vero, ricordo anche che sentivo pulsarmi il cuore fin dentro le tempie.

Non erano cartoline le nostre, erano striscie di plastica semirigida, possibilmente rossa, molto rumorose, probabilmente piu' delle cartoline; la gente del sud, amico mio, e' sempre stata chiassosa  ;D

Solitamente mi limito a leggerti, in silenzio; stavolta mi piace notare il nostro differente approccio al tempo passato; i miei ricordi sono solo miei i tuoi ricordi, invece, sono di tutti; che dire ? Grazie  (abbraccio)


Bye. Mimmo.
Whatever Works ;)

Watson

Citazione da: krasni dvalòsciadi - 19 Dicembre 2009, 17:20:46 PM

Solitamente mi limito a leggerti, in silenzio; stavolta mi piace notare il nostro differente approccio al tempo passato; i miei ricordi sono solo miei i tuoi ricordi, invece, sono di tutti; che dire ? Grazie  (abbraccio)


E' quel quid che pochi hanno e che sanno sfruttare bene nel raccontare i loro ricordi che alla fine diventano i ricordi di tutti quelli che bene o male ci sono passati....

.... ed anch'io ricordo la molletta e il cartoncino (la cartolina no, non me lo avrebbe permesso la mamma  ;)), ma solo che i luoghi della mia infanzia erano i marciapiedi della città e gli isolati del quartiere  (nonso)


Ci vuole una colonna sonora per questo bel racconto di vita, che ne dite  (appl)

[youtube=425,350]La5JBSEdIe0[/youtube]

(abbraccio)
W la vita

"non postare" è un pregio se ci si accorge di non avere nulla da dire, ma non tutti se ne accorgono. [Magomerlino]  La vita dura poco, se non giochiamo ora...  Watson nel cuore Gaia felicemente... tra i piedi

luca pz

Mi piace molto questa sezione del forum e amo leggere i racconti di Aspes, apprezzo i commenti di Watson,e a inizio a rendermi conto che a trent'anni anche io inizio ad avere qualcosa da riciordare e raccontare. A me sembra ieri ma in realtà sono passati  più di venti anni da quando il mondo cominciò a spalancarsi davanti alla ruota bella mia bici. La prima fu una graziella da 16 gialla(solo ora mi rendo conto che è il colore che ho scelto anche per la prima macchina, la special che conoscete) Oggi so che era una graziella in realtà allora e per lungo tempo fu l' unico tipo di bici che conoscevo. Mio fratello aveva il caballero e io imitavo la sua moto pedalando come un forsennato. mille ricordi si affacciano alla mente, uno è che dopo un pò di tempo la forcella della "16" si spezzo e fu rimpiazzata con quella di un bianchi da 20. Allora la "16" divento per me una moto americana e la strade di campagna le sterminate praterie... Mi sono fatto prendere la mano dai ricordi, pero cio che volevo dire è che mi sento fortunato ad essere nato e cresciuto in campagna in un tempo e una condizione che oggi non esistono più. Mi rendo conto che certe situazioni, non potrò più provarle, che possono vivere solo nel mio ricordo e che ho il dovere di custodirle como il possedimento più prezioso che potrò mai avere, tuttavia si affaccia in me il desiderio di condividere con alti questi ricordi, magari riuscirò anche io a scrivere qualche racconto qui sul forum. Gazie

ludo

di anni ne ho 40,e di ricordi cosi ne ho parecchi, abito anche io in un posto che quando ero bambino era più che tranquillo ed a misura di bambino; ma il tempo passa e le cose cambiano.....ora siamo praticamente in città e i miei figli non li manderei mai a spasso in bicicletta da soli.............
ricordo la frase -rito che dicevo a mia madre quando inforcavo la biciletta( rigorosamente da cross con sella lunga e poggia schiena): vado  a fermi un giro in collina.
fatica immane a spingere il velocipide in salita ,solo per il gusto di lanciarci a folle ( ai nostri occhi di allora) velocità in discesa, il più delle volte con un freno solo ...quando non due.
.............ricordi e       nostalgia

luca pz

Ciao Ludo, la cosa che mi fa "rabbia" è che il posto dove sono cresciuto è quasi lo stesso solo che io mi sono trasferito in città, a 700 KM. Certe volte la nostalgia mi stralcia il cuore. Vorrei tornare ma come faccio con la donna, e il lavoro? Mi sento in gabbia

ludo

beh, la stessa nostalgia l'ho sempre provata per il paesino ( che tutt'ora esiste come tale,non è cambiato nulla in 40 anni) dove abitava mia nonna paterna, Mirande, nel Gers ad una cinquantina di km da lourdes;
ci passavo le vacanze con i miei, e tutti gli anni vi si radunava tutta la famigliola .
mio padre aveva 5 sorelle ed 1 fratello, e tutti avevano una media di 3 figli, fai tu il conto di quanti eravamo,ci si trovava tutti nell'unico campeggio ed iniziavano i festeggiamenti.
bene, ho provato a trasferirmici appena finito la naia, e ci ho vissuto 1 anno mettendo su un'impresa di pulizie con uno dei miei cugini francesi, ma le cose non andarono molto bene,il lavoro scarseggiava ( a proiposito, le macchine "aziendali" erano un cx brek ed una c15 prima serie) e quindi son tornato a torino,ma ogni qualvolta ci penso mi viene il nodo in gola,quello è veramente un paesea misura d'uomo dove la vita davvero la vivi e non la rincorri senza mai riuscire ad acciuffarla!!

ludo

certo che aspes scrive proprio bene,e le cose raccontate da lui fan pensare.......
mi rendo conto solo ora che non ci son più abituato.................a pensare,a parlarmi!
son contento di avervi (per ora solo letto) conosciuto, mi fate star bene.....fantastico

Aspes

In realta' quelle emozioni provate in gioventu' sono ancora
ben vive dentro di noi, pronte ad emergere.
Private a fare un giro ora con una Graziella, scordandovi
per un attimo l'eta'.
La sensazione sara' la medesima, la stessa che provo io inforcando
l'Aspes.
Da piccoli volevamo crescere, ora qualche volta vorremmo
poter tornare bambini.
Ed alla fine capisco che il mondo in realta' e' cambiato
pochissimo. Sono io invece ad essere cambiato.
Ed allora alcune volte lascio uscire quel bambino che
e' ancora dentro di me.
E la sensazione e' davvero unica.
Siamo qualcosa che non resta, frasi vuote nelle testa,
e il cuore di simboli pieno.

ludo

hai ragione, solo che questa nostalgia che sempre più spesso sento dei "miei" 14/29 anni è si tanto bella e allo stesso tempo mi fa star tanto "male"...........................mamma mia ,sto invecchiando, adesso mi piango pure addosso!
comunque complimenti ,in quanto a scrivere sei veramente bravo a "spalmarci" addosso le tue sensazioni/ricordi come se fossero le nostre!

ludo

azz, ho sbagliato a scrivere, 14/20 anni, non 29

luigi spino

Concordo: leggere Aspes è sempre un piacere immenso, anche per i ricordi che ti fa tornare a galla  (abbraccio)
  in hoc signo vinces