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Mirafiori

Aperto da Aspes, 20 Dicembre 2009, 13:44:33 PM

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Aspes

La mia personale riscoperta di Torino era incominciata quasi per caso.

Credevo di conoscerla, di sapere tutto, ed invece, giorno dopo giorno, avevo capito di non conoscerla per nulla, di averne solo un'idea vaga, personale, che si limitava a Piazza Castello, e poco altro ...

Ed invece Torino era, ed e', ben altro.

La prima scoperta importante e' stato il Lingotto, con quella Fabbrica lunga un chilometro, immensa, dove generazioni di povera gente, spesso immigrati, hanno consumato la loro vita, durante quei freddi inverni e quelle estati quasi afose, quando l'ultimo fine turno coincideva con le partenze per i cari luighi natii, quasi sempre nel sud Italia.

Posti lontani per quell'epoca, ma mai dimenticati, e poi raggiunti a fatica con quelle piccole vetture, che con uno sforzo gigantesco si potevano permettere.

L'ho gia' detto, ho vagato per il Lingotto per tanto tempo, cercando negli anfratti quello che ora non c'e' piu', quasi a volerne respirare quall'aria ancora piena di carbone.

Piu' volte ho salita qualle spirale che portava al tetto, con il fiatone, girandomi spesso indietro a controllare se qualcuno stava salendo ....

Ed uscito dal Lingotto attraversavo la strada per entrare in un'altra Fabbrica, la Carpano, ora sede di Eataly,
salendo al piano di sopra, nel museo, ricco di fotografie dell'epoca, di oggetti che servivano alla produzione.

Da un'altra parte vi ho poi raccontato la riscoperta di quello che e' stato Italia '61, al Parco del Valentino, con la sua monorotaia, l'immenso palazzo del Lavoro.

Poche testimonianze che ancora resistono, che mi hanno permesso di sentirmi nuovamente bambino, almento per un attimo.

Ho risentito quei suoni, gli odori della festa, il fischiare dei treni.

Credavo davvero di avere visto tutto, e sentivo dentro di me una tranquillita' nuova, una pace che da tempo non provavo.

Ma poi ho visto Lei, Mirafiori.

Quando l'ho incrociata per la prima volta ne sono rimasto impressionato.

Mi hanno impressionato le dimensioni, colossali, ed anche la bellezza che involontariamente emanava.

Solo li' ho capito come una Citta', e non solo, puo' dipendere in tutto e per tutto da una Fabbrica, da una Famiglia.

Davvero non so cosa la Fiat puo' aver fatto per Torino, e cosa Torino e la sua gente ha fattto per la Fiat, pero' sono stati un binomio inscindibile, e credo che lo siano ancora.

Ho cercato di capire cosa poteva essere Mirafiori, guardandola, girandoci attorno, esplorandola, ed alla fine e' stata proprio Lei, Mirafiori, a vernirmi incontro, a darmi una mano.

Lungo un Viale, di cui non mi ricordo piu' il nome, proprio di fronte ad una delle sue gigantesche entrate, c'era un doppio percorso fotografico, che ripercorreva la storia di quella grande Fabbrica e del quartiere che l'ha ospitata, Mirafiori appunto.

Ho lasciato l'auto, e nonostante un po' di neve ed un sottozero pungente l'ho percorso tutto, fotogfrafando quello che potevo, tanto che alla fine il telefono per il feddo si e' bloccato.

Ne sono rimasto davvero scosso, colpito.

Quello che posso fare ora e' cercare di trasmettervi qualcosa, attraverso quelle fotografie.

Non e' come essere li, con quella Fabbrica proprio di fianco, scura, con le sue altre ciminiere ancora fumanti, ma e' comunque un piccolo viaggio .... eccolo :

-------------------

E' incredibile pensare come Mirafiori fosse un luogo in periferia, pieno di prati, dove quella grande Fabbrica ancora non c'era, e dove persone armate di strumenti e mezzi arcaici stavo incominciando a costruirla :





C'erano ancora tanti prati, dove i bambini giocavano, con poche cose, con una bambola :



E quando tutto fu finito ci fu una grandiosa inaugurazione, tipica dell'epoca, dell'impero :



E finalmente la Fabbrica era pronta, bella, magnifica :



Chi ci lavorava la raggiungeva con ogni mezzo ... a piedi, con i mezzi pubblici, in Vespa, magari vestiti uguali, ma sempre con il sorriso, che davvero non mancava mai :





La Fiat a quell'epoca pensava davvero a tutto, e cosi' d'estate mandava i figli dei propri lavoratori in colonia :



Ed a Natale non mancavano i regali ..... i genitori portavano i figli in fabbrica, dove qualcosa li attendeva, e poi via ad ammirare oggetti fantastici :





Ed anche per i piu' grandicelli non mancavano aree dove potersi divertire, al caldo, al sicuro, insomma, quello che oggi chiamerebbero Wellfare aziendale :



Ed uno stipendio dopo l'altro alla fine ti potevi permettere anche una 500, e cosi' la domenica partivi in gita con la moglie, il figlio, vestiti bene :



Durante la settimana i papa' lavoravano, ma in quella Torino tranquilla c'era tempo e voglia di passeggiare con i piccoli per i parchi :



E sempre tanta voglia di divertirsi, magari con poco :



In fabbrica si continuava a lavorare, sfruttando i pochi momenti liberi per parlare, socializzare, per poi tornare alla catena di montaggio, costruendo quasi a mano quelle auto :







Ed alla fine, dopo anni ed anni di duro lavoro, la meritata pensione :



Ma le cose stavano rapidamente cambiando, e la contestazione investiva anche Mirafiori :



In quella Torino altre auto si stavano affacciando all'orizzonte :



E se gli angoli della vecchia Torino erano sempre quelli, sembrava volersi disfare di quelle Fiat, delle 128, come a voler voltare pagina, quasi a scordarsi del passato :



----------------------

Questo piccolo viaggio e' finito, ma se vi capita, passate vicino a Mirafiori, cercate di coglierne lo spirito, di assaporarne il passato, di immaginare quelle migliaia di persone che ci hanno lavorato, quelle migliaia di vite.

Giusto o sbagliato che sia, la Fiat, il Lingotto e Mirafiori hanno segnato un'epoca.

Alla fine mi sento contento di essere nato a Torino, negli anni '50, quando Mirafiori era a pieno regime, e sfornava auto a migliaia.

Giusto o sbagliato che sia, grazie Torino !!!









Siamo qualcosa che non resta, frasi vuote nelle testa,
e il cuore di simboli pieno.

citronuevo

bellissimo.un racconto stupendo con foto  ancor più belle. una lettura davvero rilassante e nostalgica. Grazie Aspes.

i love mafalda

massimo

Watson

Citazione da: Aspes - 20 Dicembre 2009, 13:44:33 PM
Lungo un Viale, di cui non mi ricordo piu' il nome, proprio di fronte ad una delle sue gigantesche entrate, c'era un doppio percorso fotografico, che ripercorreva la storia di quella grande Fabbrica e del quartiere che l'ha ospitata, Mirafiori appunto.


Corso Enrico Tazzoli è il nome del lungo viale, che tu hai potuto ammirare ristrutturato con la sua bella pista ciclabile ed lo spartitraffico verde (parco lineare)....

... ma in passato sede di una linea tranviaria che serviva per portare gli operai sul luogo di lavoro.


E forse la differenza tra le due Torino stà propio in questo corso alberato, che ha visto cedere il passo ad una città più turistica, verde e piena di attrazioni culturali, rispetto alla vecchia e grigia città dell'automobile che per molti decenni ha marchiato questa cittadina di provincia cresciuta troppo velocemente...

.... ma che un tempo molto lontano (150 anni) ha visto nascere quella nazione da molti disprezzata, che è la nostra per ora unica patria...


(urra) L'ITALIA (urra)


Mah  (nonso)

(felice)
W la vita

"non postare" è un pregio se ci si accorge di non avere nulla da dire, ma non tutti se ne accorgono. [Magomerlino]  La vita dura poco, se non giochiamo ora...  Watson nel cuore Gaia felicemente... tra i piedi

Aspes

Citazione da: Watson - 21 Dicembre 2009, 12:28:49 PM
Citazione da: Aspes - 20 Dicembre 2009, 13:44:33 PM
Lungo un Viale, di cui non mi ricordo piu' il nome, proprio di fronte ad una delle sue gigantesche entrate, c'era un doppio percorso fotografico, che ripercorreva la storia di quella grande Fabbrica e del quartiere che l'ha ospitata, Mirafiori appunto.


Corso Enrico Tazzoli è il nome del lungo viale, che tu hai potuto ammirare ristrutturato con la sua bella pista ciclabile ed lo spartitraffico verde (parco lineare)....

... ma in passato sede di una linea tranviaria che serviva per portare gli operai sul luogo di lavoro.


E forse la differenza tra le due Torino stà propio in questo corso alberato, che ha visto cedere il passo ad una città più turistica, verde e piena di attrazioni culturali, rispetto alla vecchia e grigia città dell'automobile che per molti decenni ha marchiato questa cittadina di provincia cresciuta troppo velocemente...

.... ma che un tempo molto lontano (150 anni) ha visto nascere quella nazione da molti disprezzata, che è la nostra per ora unica patria...


(urra) L'ITALIA (urra)


Mah  (nonso)

(felice)

Grazie Toni ... ecco, Corso Tazzoli,  proprio quello ... bello quindi il progetto del percorso lineare, anche se pero' ora che mi dici che li c'era una linea tranviaria, io almeno un pezzo l'avrei lasciata .....

Ed entrando in Torino, non mi ricordo piu' da dove, c'era un cartello che dice : Torino - prima capitale d'Italia.

Giusto o sbagliato che sia ....
Siamo qualcosa che non resta, frasi vuote nelle testa,
e il cuore di simboli pieno.

Pacifico

Non sono molte le "faccine" di default nel forum e te ne accorgi solo quando vai a cercarne una per una particolare occasione.
Mi ricordo che dopo aver letto i tuoi primi racconti sono stato "obbligato" ad aggiungere questa

(compl)

passa il tempo ma certe cose restano

(abbraccio)
Non camminare dietro a me, potrei non condurti.
Non camminarmi davanti, potrei non seguirti.
Cammina soltanto accanto a me e sii mio amico. Albert Camus

pascal

Suscita sempre un certo fascino rivedere foto dell'epoca... grazie per averci fatto sognare... almeno per un momento... (appl)

lucajack2cv

Citazione da: Aspes - 20 Dicembre 2009, 13:44:33 PM
[...]

La Fiat a quell'epoca pensava davvero a tutto, e cosi' d'estate mandava i figli dei propri lavoratori in colonia :



Ed a Natale non mancavano i regali ..... i genitori portavano i figli in fabbrica, dove qualcosa li attendeva, e poi via ad ammirare oggetti fantastici :





Ed anche per i piu' grandicelli non mancavano aree dove potersi divertire, al caldo, al sicuro, insomma, quello che oggi chiamerebbero Wellfare aziendale :




A parte i complimenti che mi accorgo ora di non averti mai fatto per questo tuo bellissimo lavoro sognante come sempre, queste immagini mi han fatto tornare in mente la testimonianza di una scrittrice che da bambina andava alla colonia Fiat.

Ricordava che sulla spiaggia accanto c'era la colonia Olivetti, la colpì molto che mentre da loro c'erano le istitutrici col fischietto e loro tutti in uniforme <<Fiit! Titti in acqua.. Fiiit! Tutti fuori.. Fiiit! Asciugarsi, avanti marsc!>> alla colonia Olivetti sembrava un campus americano per bambini, un altro pianeta. E probabilmente lo era, una concezione dell'impresa e del lavoro completamente diversi che andava dall'innovazinoe qualità assoluta dei prodotti alla qualità del lavoro e della vita cioè della condizione abitativa, sanitaria, educativa, ricreativa e culturale insomma della persona nella sua comunità, il che portò Adriano Olivetti a fondare anche un partito politico: Movimento Comunità, appunto.

La sua prematura scomparsa all'alba degli anni Sessanta ed i molteplici interessi che proliferavano al'ombra dello sviluppo economico (si pensi al solo ambito edilizio-urbanistico: le città-fabbrica al posto dei piccoli centri come Ivrea in cui residenza, verde e padiglioni produttivi erano integrati) portarono ad un indebolimento di queste posizioni di "crescita comunitaria" ed al prevalere di un modello di grande industria del "tutto, subito e per noi" personificato per l'appunto dall' Avv. Giuanìn Lamiera.

Sull'epopea olivettiana potete seguire questo ciclo di trasmissioni radiofoniche intitolate "Passioni- Progettare per vivere":   

http://www.radio3.rai.it/dl/radio3/programmi/puntata/ContentItem-bf755b3d-d27a-4fdf-b4ce-2606a075fc42.html?refresh_ce


Sulla Fiat d'antàn ricordo un altro aneddoto, riportato da Enrico Deaglio in "Patria: 1978-2008", la testimonianza di una ex-impiegata licenziata da Romiti durante gli sfoltimenti dei primi anni Ottanta. Il suo compito, oggettivamente, era venuto meno perchè storicamente superato: si trattava di "organizzare" l'estremo saluto ai funerali degli ex-dipendenti. Nel suo racconto,  in Fiat esistevano due regole sacre riguardo al trapasso:

1) Sul lavoro non moriva nessuno;
2) Quando veniva la tua ora, nella serenità della pensione (e non mai per aver riempito di amianto col forcone i frigoriferi o le intercapedini dei vagoni ferroviari), la Fiat si sarebbe ricordata di te.

A lei spettava l'attuazione della seconda regola, che consisteva nel reclutare una serie di ex-colleghi del defunto, veri o più spesso immaginari, che recandosi alle esequie lo ricordassero presso vedova e figli come parte di una grande famiglia: "Eh, me lo ricordo Pinìn, era il migliore del suo reparto.." "Vent'anni abbiamo lavorato insieme alle presse, era proprio una brava persona il suo Gepìn, condoglianze signora..". Sì  era un po' bieca come trovata, ammette la signora, ma adesso che non si fa più sembra quasi che manchi qualcosa..

Oui nous sommes les barbariens de la route..
 Flying home to you..

Aspes

Caro LJ, davvero bello rileggerti ... !!!

Quello che piu' mi colpisce di quel periodo e' il fatto che molti ci hanno lavorato per tutta una vita, e che si sentivano "parte" della Fiat, come se fosse una cosa loro.

La settimana scorsa guardavo un documentario molto bello sui tempi andati, e facevano vedere proprio le immagini descritte sopra, tra cui le " Colonie " Fiat.

Ma quello che piu' mi ha colpito e' stata l'intervista ad un " Anziano Fiat " ultra ottantenne ed in pensione da tempo.

Parlava nel salotto di casa sua, in Giacca e Cravatta, come era uso fare una volta.

Alle sue spalle si vedeva la targa datagli da Fiat per l'anzianita' di servizio, ed una foto di Gianni Agnelli.

Ci credevano davvero, la Fiat pensava a tutto, ed il dubbio che mi viene ora e' ? :

" Ma non e' che si stava meglio " ?
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lucajack2cv

#9
.. Ti davano anche la (possibilità di acquistare) l'alloggio al mare a Finale Ligure (e passare le vacanze negli stessi casermoni torinesi che hanno rovinato irrimediabilmente tutto il Ponente, dove ritrovavi i tuoi colleghi  (muro)) comodamente raggiungibile con la 1.100 grazie alla comoda autostrada TO-SV che Fiat s'era fatta costruire dallo Stato per poter imbarcare le automobili destinate ai mercato extraeuropeo a Savona anzichè a Genova per aggirare le continue diatribe coi portuali sindacalizzati.

Quand'ero bambino la chiamavano tutti "l'autostrada della morte" almeno fino al raddoppio (10 anni fa?)  per via della sua conformazione: tre corsie, due sensi di marcia, la corsia centrale destinata all'azzardosissimo sorpasso per entrambi. La corsia di destra era sempre piena di camion e bisarche e i frontali in sorpasso popolavano le pagine dei giornali locali e i cimiteri.

Non credo fosse un caso -ricordo perfettamente- che si pagava in anticipo al casello dicendo dove intendevi uscire (scara). Poi il sorpasso è divenuto a tratti alterni, infine la corsia centrale è stata bandita e nel tratto appenninico vigeva il divieto di sorpasso e il limite dei 70 km/h.

Ricordo anche che il tratto pianeggiante credo tra Torino e Carmagnola era già a doppia carreggiata ma in realtà si viaggiava su una sola perchè l'altra era adibita a pista di prova Fiat, ricordo ancora i cartelli limite di velocità 230 Km/h.

Tornando al tuo dubbio non so risponderti, non ho esperienza diretta dell'epoca della grande industria ma credo che come la qualità dei prodotti (proprio ieri giravamo attorno al 238 camperizzato di un amico, cogliendone tutti i "particolari fiat" e la loro durata nel tempo) anche l'idea di qualità della vita che ci stava dietro non era di un livello particolarmente elevato. Io non lo so se questo fosse inevitabile -parliamo sempre degli anni 50 e 60- l'esperienza della Olivetti sembrerebbe provare almeno la possibilità del contrario, per prima cosa la non-identificazione di città e fabbrica: da Milano Camillo Olivetti aveva trasferito la sua impresa in un luogo agricolo e protoindustriale  com'era il canavese, da lì è disceso il resto: anzichè il casamento multipiano la fabbrica ti metteva a dispoisizione il suo studio di architettura e la casa te la facevi dove e come la volevi.

E non era "mecenatismo" ma una visione imprenditoriale illuminata che si basava sul fatto che vivendo meglio il tuo lavoro sarebbe stato più motivato e il risultato di migliore qualità. I prodotti erano infatti innovativi, belli e di successo, le sue macchine da scrivere ma soprattutto quelle di di calcolo erano vendute in tutto il mondo a sei volte il costo di produzione. La produzione Fiat era molto massificata in quegli stessi decenni, il suo mercato di riferimento era quello interno che si teneva il più stretto possibile e, all'estero, quasi solo paesi non particolarmente sviluppati, in cui trasferire spesso la produzione dei modelli più obsoleti (Brasile, Urss, Polonia, Spagna, Yugoslavia..) quindi una differenza tra i due modelli c'era, com'è evidente che è il secondo che ha prevalso nella nostra storia.

Poi lo so che la nostalgia è difficile da tenere a bada, e mica solo per te  ;)

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gio K 5000

Me la ricordo quella autostrada.
Ero fuggito a Torino ma avevo la fidanzata ancora qui, e quindi ogni fine settimana percorrevo quella brutta strada.
Avevo una dyane all'epoca, e volavo come se fossi un immortale su una lamborghini (eh, vent'anni....)
Facevo dei tratti a 120 che oggi con Zorro ho paura di fare agli 80!
Ho vissuto i cambiamenti di quella strada passo passo.
Oggi non la riconosco quasi più....
"liberiamo i telai marci!"

da zero a cento? in giornata....

Aspes

Anche sulla Torino-Milano dovevi pagare all'entrata, dichiarando la destinazione .. fu proprio li che un mio amico, che parlava sempre e solo in dialetto, all'entrata, italianizzando, anziche' Santhia' disse " Santhiate " ...

Si LJ, la nostalgia e' una brutta bestia, ma "qualcosa" ci deve essere stato davvero in quelle perisione, il quel periodo d'oro.

Un qualcosa che li faceva sentire parte integrante dell'Azienda per cui lavoravano, davvero forti di un orgoglio Aziendale, penso quasi impossibile nelle attuali Aziende globalizzate.

Chissa' cos'era ? E soprattutto, chissa' se e' stato studiato a tavolino dai vertici, oppure se e' stato casuale.

Credo abbia giocato un grosso ruolo anche una sorta di "ringraziamento" che in tanti devono aver provato verso i "padroni", e la gratitudine per aver dato loro un lavoro sicuro, un'auto, un alloggio, la possibilita' di farsi una famiglia, e poi una quasi dorata pensione.

Che strano, scritto cosi' sa' quasi di "Comunismo" ...

E comunque tutte le immagini di quel periodo, sicuramente studiate ad arte, danno l'immagine di un'Italia felice, la stessa dei miei ricordi di bambino, quando di partiva con l'850 per un pic-nic nelle valli di lanzo, con un plaid, un frigo portatile, un tavolino e quattro seggiole ... e tutta una vita davanti .. !!



Siamo qualcosa che non resta, frasi vuote nelle testa,
e il cuore di simboli pieno.

lucajack2cv

#12
Citazione da: Aspes - 20 Agosto 2010, 12:53:55 PM
...

Un qualcosa che li faceva sentire parte integrante dell'Azienda per cui lavoravano, davvero forti di un orgoglio Aziendale, penso quasi impossibile nelle attuali Aziende globalizzate.

Chissa' cos'era ? E soprattutto, chissa' se e' stato studiato a tavolino dai vertici, oppure se e' stato casuale.

Credo abbia giocato un grosso ruolo anche una sorta di "ringraziamento" che in tanti devono aver provato verso i "padroni", e la gratitudine per aver dato loro un lavoro sicuro, un'auto, un alloggio, la possibilita' di farsi una famiglia, e poi una quasi dorata pensione.

Che strano, scritto cosi' sa' quasi di "Comunismo" ...


Ragionando su queste tue riflessioni, mi sono ricordato di alcune considerazioni che avevo letto riguardo ad un film: "Evilenko, il comunista che mangiava i bambini" che si riferisce al serial killer Andrej RomanoviÄ ÄŒikatilo che si rese responsabile di oltre 50 episodi di violenza, omicidio e cannibalismo in particolare ai danni di bambini e adolescenti in Urss tra la fine degli anni Settanta e i primi Novanta, quindi in epoca di glasnost.

Occorre considerare che le avvisaglie  del collasso di quella nazione erano evidenti almeno dieci anni prima del suo crollo effettivo, gli esperti rintracciano proprio nell'ostinato rifiuto di procedere ad una qualsiasi riforma economica, democratica e sociale in epoca breznieviana il disintegrasi di una potenza e di una comunità di popoli che Gorbaciov non potè più sperare di riformare con qualche successo.

Nella orribile vicenda di  ÄŒikatilo e delle sue vittime, c'è chi ha voluto rintracciare la fine dell'era sovietica, cioè di un totalitarismo che aveva improntato diverse generazioni e che al suo venir meno (sperato, temuto e poi avvenuto) fu avvertita dai cittadini  ex-sovietici come l'improvvisa scomparsa di una figura paterna eccezionalmente forte, autoritaria e protettiva ad un tempo, in molti "persero la bussola"

Il padre-padrone è una figura non proprio lontana da quella di un Gianni Agnelli, e il cartellone del giorno dell'inaugurazione ricorda poi che ci fu un "padre" anche più forte in passato..

Come giustamente ricordi il lavoro era duro, a volte disumano, malpagato e spesso ingiusto, ma  almeno era sicuro, dava una solida speranza a te e alla famiglia e una serie di garanzie che sembravano estendersi alla società nel suo complesso. "Liberarsene".. non è cosa che dia un senso di liberazione, ma di spaesamento ed esposizione all'ignoto.

Il decennio Ottanta è quello in cui la grande fabbrica opera una importante trasformazione, nel numero di ex-fiat innanzitutto, nel suo impatto sulla città che diminuisce lasciandola un po' libera e un po' orfana.

Le statue di Lenin con la mano protesa nelle piazze dell'Urss indicavano l'orizzonte, il futuro, a te spettava di fare la tua parte e tutti  ci si sarebbe trovati sempre un passo più avanti, un passo più avanti. Invece indicavano il vuoto nulla.


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Gianchy Recchia

Citazione da: lucajack2cv - 20 Agosto 2010, 11:51:40 AM
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Quand'ero bambino la chiamavano tutti "l'autostrada della morte" almeno fino al raddoppio (10 anni fa?)  per via della sua conformazione: tre corsie, due sensi di marcia, la corsia centrale destinata all'azzardosissimo sorpasso per entrambi. La corsia di destra era sempre piena di camion e bisarche e i frontali in sorpasso popolavano le pagine dei giornali locali e i cimiteri.


Il raddoppio fu completato SOLO nel 2001 quando l'autostrada iniziò ad essere costruita negli anni '50. Il primo tratto raddoppiato avvenne nel 1992 dopo la dismissione della pista Fiat da Carmagnola a Marene.

Qui potete trovare tutta la storia della To-Sv (il link riguarda il periodo 1956-1960) ma a destra si trovano tutti gli altri periodi.

http://www.tosv.it/index.php?option=com_content&view=article&id=45&Itemid=55


Un tipo perso dietro le nuvole,la poesia e le 2cv           /[_]\   (°\=/°)     ìì    ìì

lucajack2cv

Molto interessante Gianky  (su)

Riguardo al viadotto della seconda tranche "annisessanta"..



"Sarebbe stato ancora l'Ing. Bonadè Bottino a firmare il progetto della Fossano-Torino, 49,2 km in prevalenza pianeggianti e relativamente facili, anche se un'opera da sola avrebbe assorbito le energie più rilevanti: il viadotto sulla Stura di Demonte, fra Fossano e Marene, 2.700 m di autostrada sospesa ad 80 m di altezza fra le due sponde della valle in fondo alla quale il fiume si allarga e si divide in rivoli ed isolotti."

Potremmo forse inserire una visita agli storici piloni dell'ing. Bontadè Bottino prolungando il giro polveroso del CitRaduno..  conosco una scorciatoia ;)


Ed eccola qui, nel traffico "convulso" del 1965, la famigerata corsia centrale "sorpasso libero a tuo rischio e pericolo". Certo, qui è un bel viadotto rettilineo ma..



"Intanto si andava aggravando il fenomeno della incidentalità soprattutto nei tratti di montagna rimasti a carreggiata unica. L'apertura del raddoppio sul versante ligure non aveva eliminato il problema, lo aveva spostato semplicemente più a nord, verso il versante piemontese della zona di valico. Il traffico delle vetture private, incurante delle campagne governative in favore dell'uso dei mezzi pubblici, era tornato a crescere a ritmi sostenuti su quella che per molti torinesi era (ed è) la strada più naturale della vacanza. L'indisciplina, la spavalderia o anche soltanto la distrazione di alcuni in fase di sorpasso poteva essere causa di "salti di corsia" dalle conseguenze drammatiche, non solo per chi aveva commesso l'infrazione ma anche per chi, sopraggiungendo dalla direzione opposta, vi veniva incolpevolmente coinvolto.

Fin dal 1979 la Regione Piemonte aveva istituito una Commissione per i problemi della Torino Savona, teatro di numerosi incidenti mortali. Ma il 17 luglio 1980, di fronte ad una impressionante recrudescenza del fenomeno, l'autorità giudiziaria era giunta a disporre la chiusura totale al traffico del tratto Ceva-Altare in direzione Savona, permettendone la riapertura solo a partire dal 1°ottobre successivo, dopo che la corsia centrale di sorpasso era stata abolita mediante zebratura e il limite di velocità abbassato a 70 km/h. Per la Torino Savona era un colpo assai grave perché il provvedimento, disposto a scopo preventivo e a tutela della incolumità degli utenti, metteva in discussione il ruolo e la natura stessa dell'autostrada e costringeva gli utenti a procedere incolonnati per un buon tratto del percorso senza alcuna possibilità di superare i veicoli più lenti."

 




Oui nous sommes les barbariens de la route..
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pata2cv

Complimenti per il topic  (appl)
e per i fatidici "annisessanta" un mio contributo con un giovane Ugo Tognazzi  ;D

http://video.google.com/videoplay?docid=-7517809541545040043#
ci sedemmo dalla parte del torto perché tutti gli altri posti erano occupati