Ecommerce, e' il futuro, se funziona.
Sembra un illuminato vaticinio, suona anche ammonitore, in realta' si tratta della didascalia di un poster che raffigura una lampadina senza filamento incandescente, ovviamente spenta.
Il poster e' appeso alla parete destra accanto alla porta della saletta di accettazione e contatto con il pubblico della locale sede della SDA (Sicurezza, Dinamismo, Affidabilita').
SDA Express Courier, S.p.A., societa' per azioni con un unico socio.
Gli uffici con annesso deposito merci della SDA (Sicurezza, Dinamismo, Affidabilita'), societa' affiliata a POSTE ITALIANE, trova giaciglio (e' il caso di dirlo) al km 6 della S.S. 114, Messina.
Mi ci reco perche' Mr. Serge Abondance, responsabile del servizio spedizioni della MEHARI CLUB CASSIS, dietro sollecito di Ms. Christine, a sua volta sollecitata da me, mi ha trasmesso il codice di spedizione del pacco contenente pezzi di ricambio da me ordinati in data 02/04/2010, da me pagati contestualmente all'ordine tramite carta di credito, spedizione compresa; codice spedizione pacco celere internazionale CD953867786FR.
Mi ci reco perche', tracciando il codice della spedizione sul sito di POSTE ITALIANE (credo si tratti di una S.P.A.), risulta, nero su bianco, che i solerti operatori della SDA (Sicurezza, Dinamismo, Affidabilita') hanno tentato, e per ben due volte, di consegnarmi la merce tuttavia, non trovandomi presente sul luogo della consegna, hanno dovuto desistere.
Mi ci reco perche', sfortuna vuole, sfortuna della SDA (Sicurezza, Dinamismo, Affidabilita'), il giorno corrispondente al secondo tentativo di consegna fallito io so, lo so con certezza, di essere stato in casa dall'alba del giorno in esame fino all'alba del giorno successivo.
Mi ci reco perche' ho fondato motivo di sospettare che i solerti operatori della SDA (Sicurezza, Dinamismo, Affidabilita') non hanno effettuato nessun secondo tentativo di consegna.
Mi ci reco perche' ho fondato motivo di sospettare che non sia avvenuto nemmeno il primo tentativo, considerato che ferente solerzia vuole si inbuchi o si affigga un doveroso avviso di mancato recapito nel caso di mancata consegna per assenza del destinatario.
Mi ci reco perche' nel 2008 fui gia vittima di mancato recapito da parte di SDA (Sicurezza, Dinamismo, Affidabilita'); anche in quell'occasione con silente ostinazione, senza lasciar alcun avviso di mancata consegna, trattennero la mia merce nei loro depositi fino a che, esasperati dalla mia latitanza, non trovarono di meglio che rispedire al mittente la merce che avevo gia pagato, trasporto e consegna compresi.
Mi ci reco perche' essenzialmente so, adesso con certezza matematica, che i solerti operatori della SDA (Sicurezza, Dinamismo, Affidabilita') della sede di Messina, non ritengo loro dovere consegnare ai legittimi destinatari la merce che viene loro affidata.
Recatomi al km 6 della S.S. 114, Messina, trovo un cancello chiuso e una pulsantiera annessa ad un dispositivo citofonico del quale mi servo per segnalare la mia presenza.
Nel cortile si trovano due dipendenti che discutono animatamente, di politica mi pare di capire, proprio accanto alla porta dell'ufficio accettazione nel quale, scopro in seguito, si trova il liberatorio pulsante sblocca-cancello.
Un terzo dipendente armeggia dentro al cofano motore di una utilitaria Toyota; scopro in seguito che sta ponticellando la batteria dell'utilitaria per facilitare la messa in moto di uno scooter di grossa cilindrata.
Dopo 120 secondi di infruttuosa attesa mi decido a pigiare tutti assieme i quattro pulsanti del dispositivo citofonico, pollice opponibile escluso.
Mi pare di scorgere del fumo bianco diffondersi nel cortile della SDA (Sicurezza, Dinamismo, Affidabilita'), proprio nel momento in cui il cancello si scuote dal suo torpore; habemus papam mi viene da esclamare fra i denti, sottovoce, che non avessero a sentirmi; se non li puoi battere abbi il buonsenso di non farteli nemici, mi dico.
Passo accanto ai due politici da strada, non mi degnano di uno sguardo e non me ne stupisco, dalla loro posizione il trillo del citofono esterno era perfettamente udibile e io non noto in loro nulla che faccia pensare soffrano di una qualche menomazione che li renda diversamente abili.
Adesso sono dentro l'ufficio accettazione, deserto, e noto il poster sulla parete di destra, quello stesso poster che invita alla solerzia, quello stesso poster che dovrebbe spiegare ai dipendenti dell'azienda il senso della loro quotidiana presenza in quell'ambiente, un invito all'impegno e non alla sola frequenza, penso.
Lo scooter di grossa cilindrata si avvia stentatamente; in fondo ad un corridoio, dietro una porta aperta, una donna occhialuta sembra in ipnosi dietro l'LCD; in qualche stanza a destra del corridoio due maschi adulti discutono animatamente, inequivocabilmente di sesso.
Ciondolando sulle gambe, un dipendente addetto all'accettazione percorre il corridoio seguito da un uomo dall'aria stanca che sembra ricordare un anziano prelato che si accinga all'ultima stazione della via crucis.
Il dipendente ciondolante mi prega di attendere, mi da del "signore", e scompare dietro una porta alla mia sinistra; usa un tono di voce che rivela come non pensi neanche lontanamente io sia un signore vero; si tratta di un pendolare, si esprime con una cantilenante cadenza catanese, tanto marcata da fare accapponare la pelle.
Il catanese torna fuori dalla stanza la cui porta tiene stretta e aderente alla sua persona come se dentro vi si stesse somministrando l'estrema unzione ad un malato terminale.
Porge un plico all'esausto prelato e lo congeda con un: "sta vedendo?" che dovrebbe suonare consolatorio, come se, in fin dei conti, fosse valsa la pena di attendere tanto a lungo.
"Lei cosa vuole, signore?", mi chiede, con l'aria di ben saper cosa fare della propria giornata lavorativa, se solo non ci fossi io a fargli sciupare del tempo prezioso.
Mi viene in mente che nel frigo di casa mi manca la frutta, ma evito di provocarlo, almeno non finche' trattiene nel suo magazzino la mia merce gia pagata, spedizione e consegna compresa.
Gli porgo un bigliettino e gli spiego, sorriso sulle labbra, che e' li che ho trascritto il codice della spedizione; lui prende il biglietto e scompare in fondo al corridio, a destra, li dove si continua a parlare di sesso.
Torna dopo meno di un minuto facendo sventolare il mio biglietto nella mano destra, come se recitasse ne "Il Vizietto"; niente pacco, penso, invece ecco spuntare in fondo al corridoio un bimbo poco piu' che adolescente abbracciato al mio voluminoso scatolone, gia pagato, spedizione e consegna compresa.
E' un ragazzo dai capelli scuri e dagli occhi scuri, vestito di nero, comprese le scarpe; probabilmente lo pagheranno in nero, penso, e lo pagheranno anche poco visto che lavora con le braccia, ripenso.
"Un documento, ce l'ha?", indaga il pendolare, mentre io gli consegno la patente che avevo gia tirato fuori in sua assenza.
Il catanese ha la sindrome del carabiniere, mi nasconde la mia patente e mi chiede le generalita', come se volesse tenderemi un tranello, come se la foto sulla patente non fosse bastata a fugare ogni suo legittimo dubbio.
Mi tolgo il sorriso dalle labbra, allungo la mano, giro la patente e lo invito a ricopiare tutto quello che ci vede scritto e che ritiene gli possa risultare utile, utile all'espletamento delle sue funzioni.
Stento a crederci, il pacco e' mio, lo abbraccio dopo aver riposto la patente.
Come fosse il demonio a tentarmi, rivolgo uno sguardo al catanese e ad un altro dipendente che si e' impadronito di una sedia libera, adesso che non c'e' piu' alcuna incombenza da sbrigare.
Chiedo loro di sapere se sia pratica comune in SDA (Sicurezza, Dinamismo, Affidabilita') non recapitare a destinazione la merce che ricevono in consegna.
Il manovale scuro dagli occhi scuri mi guarda fisso in volto, noto le sue narici dilatate e uno strano scintillio negli occhi, come se non si aspettasse quell'epilogo.
Il nuovo arrivato alza la mano destra per zittire il catanese che aveva gia preso aria per ventilare le corde vocali, e mi chiede se conosco il mio indirizzo, lo chiede come se presuma che io non lo conosca, cosi' come non potrei ovviamente conoscere la formula bruta del principio attivo contenuto nelle "pillole azzurre".
Mi fa notare che nel tagliando di consegna SDA (Sicurezza, Dinamismo, Affidabilita') manca l'indicazione della palazzina che identifica la mia fra le tante altre palazzine del colossale complesso che ospita il mio domicilio; mancando l'indicazione esatta della palazzina l'addetto alla consegna viene ad essere scagionato.
Il manovale bruno si allontana bruscamente dopo avermi lanciato uno sguardo di solidale incoraggiamento, come volesse spingermi alla lotta fisica oltre che verbale.
Poco prima che si allontanasse notai che il suo sguardo si era posato sul tagliando di spedizione di MEHARI CLUB CASSIS, sigillato in busta trasparente ed adesiva, incollato proprio a venti centimetri dal tagliando in busta trasparente ed adesiva di SDA (Sicurezza, Dinamismo, Affidabilita').
L'ottima Ms. Christine di MEHARI CLUB CASSIS non solo aveva trascritto il mio indirizzo per intero e senza errore alcuno, ci aveva anche aggiunto il mio recapito telefonico, 0039 090 xx xx xx, invitando a chiamare il destinatario in caso di problemi alla consegna.
Mi dispiace per te, ignoto ragazzo bruno, umile manovale sottopagato in un'azienda di malacarne svogliati e autolesionisti, non mi abbassero' alla lotta fisica, neanche a quella verbale; mi dispiace per te, cerca altrove qualcuno che ti vendichi, a me non basta la forza.
Tornato a casa con il mio pacco sento di dover fare qualcosa, consulto siti web, cerco numeri verdi, POSTE ITALIANE, SDA, nessuno ti offre un numero dove tu possa segnalare loro che dei dipendenti pagati, a busta paga, non fanno il loro dovere; sembra che a nessuno di loro interessi sapere come lavorano i propri collaboratori, sembra che a nessuno di loro interessi sapere se il cliente e' rimasto soddisfatto del servizio ricevuto.
POSTE ITALIANE e SDA, i due compari si reggono il sacco a vicenda.
Vuoi sapere quanto devi pagare? Ti rendono disponibili mille link da consultare.
Vuoi avere un contatto verbale? Certo che puoi.
Ti offrono un 199.xxxxx, a pagamento, 15 centesimi al minuto, come dire, ascoltare le Quattro Stagioni di Vivaldi, in banda telefonica per giunta, al prezzo di un telefono erotico; non mi stupisce, sempre di porcate si tratterebbe.
Bene, io scrivo, non perche' pensi che la penna possa uccidere piu' della spada, scrivo per sfogarmi.
Scrivo perche' penso che sia un'attivita' liberatoria.
Scrivo perche' nel mio mondo c'e' gente che sputa nel piatto in cui mangia, sputa nel piatto che io, anche io, gli riempio.
Scrivo perche' sono convinto che l'ecommerce e' il futuro, se e solo se funziona.
Scrivo, che' se non lo facessi accetterei il dato di fatto che il futuro, a dispetto di tutto, non e' per tutti.
Bye. Mimmo.
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