Centro Storico Fiat

Aperto da Watson, 13 Dicembre 2011, 17:02:42 PM

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Watson

Durante l'inaugurazione della Littorina avvenuta lo scorso 8 dicembre al Museo Regionale Piemontese un delegato della Fiat (un ingeniere mi pare) parlando dell'Automotrice Fiat ALn 776.1001 comunicò che il Centro Storico Fiat apriva al pubblico anche oltre la fine dei festeggiamenti per i 150° anni dell'Unità d'Italia  (sorpreso)


Questa notizia la voglio girare al grande pubblico bicilindrico appassionato anche delle auto storiche e del glorioso marchio torinese, invitandovi a visitare tale piccolo museo ricco di modelli che spaziano tra Terra Mare e Cielo



Il museo è aperto solo alla domenica (eccetto quella di Natale e del Capodanno) dalle 10 alle 19 in Torino, via Chiabrera 20 quasi angolo con corso Dante, vicino al Valentino


la visita è gratuita e si svolge dentro la palazzina liberty che fu il primo ampliamento delle vicine (ma demolite) officine di corso Dante (la culla della Fiat), è un piccolo giro che vi prendera solo 2 ore di tempo, a meno che non vi fermiate a vedere tutti i filmati d'epoca....

... e sicuramente sarà apprezzato anche dai più piccoli vista la mole di modellini presenti (una infinità  ;D)

W la vita

"non postare" è un pregio se ci si accorge di non avere nulla da dire, ma non tutti se ne accorgono. [Magomerlino]  La vita dura poco, se non giochiamo ora...  Watson nel cuore Gaia felicemente... tra i piedi

Watson

Una visone d'insieme del museo

l'ingresso



il padiglione al piano terreno



e quello al piano superiore



domani posterò altre foto, ma solo giusto per farvi venire l'acquolina, neh
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Watson

come dicevo il museo non è molto grosso, ma spazia tra terra, mare e cielo ...


... iniziamo dal fondo con la visione di questo G91 degli anni '50



interessante è anche la collezione di manifesti storici, tra cui questo posto fra due motori d'aereo



uno dei quali (forse quello destro) è il motore che permise il record di traversata dell'Atlantico equatoriale....

... o meglio una crociera aerea dall'Italia al Brasile senza fare scalo  (sorpreso)

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... proseguiamo con il settore mare, dove era presente un grande motore di mercantile prodotto dalla Fiat  (sorpreso)



in scala naturalmente  ;D

impressionante pensare alle dimensioni che hanno questi motorie che venivano prodotti a Torino  (sorpreso)

(vecchio) si leggete bene, mica in una citta di mare, ma presso le Officine Grandi Motori di corso Mortara, alcune info le trovate ---> QUI le OGM


tra i modellini presenti c'è questo che ho riportato qui che mi pare molto interessante  ;D



se aguzzate bene la vista (noncicredo), magari con un bel paio di occhiali o una lente d'ingrandimento

dovreste vedere che modellini d'auto sono stivati dentro il piroscafo....

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paoloDòCavaj

Un splendido Museo del Mare è a Trieste in fondo alla Rive
(di fronte alla genuina e ruspante Trattoria "Da Mario", che da sola vale il viaggio)

Watson

Citazione da: paoloDòCavaj - 22 Dicembre 2011, 18:51:49 PM
Un splendido Museo del Mare è a Trieste in fondo alla Rive
(di fronte alla genuina e ruspante Trattoria "Da Mario", che da sola vale il viaggio)

(appl)

ovviamente questo non potrebbe mai essere un vero museo del mare, Torino in fin dei conti non si affaccia che sul Po  ;)

però dentro è visibile un bel filmato d'epoca sulla produzione e collaudo di quei grandi motori che la Fiat produsse per molti anni negli stabilimenti cittadini  (su)



.... allora avete scoperto cosa trasportava il mercantile nella stiva  (?)


ve lo dico io, un bel numero di multiple e di 1100  ;D




P.S. non sono così sicuro sulla 1100.... forse è un'altro modello (??)
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Se il secondo piano è dedicato al cielo ed al mare, il piano terreno (che è poi il primo ad esser visitato) è dedicato alla Terra...


... e quindi troverete sia le auto che i treni  (sorpreso)

ebbene si, c'è il motore di un treno in scala 1:1, ed è il motore a benzina della famosa Littorina




ma non è finita qui, ci sono pure le bici prodotte dalla fiat  (sorpreso)



furono prodotte sia da turismo che per uso militare (quelle della foto) ed i componenti venivano prodotti nello stabilimento di Villar Perosa,

la produzione iniziò nel 1909 e l'anno dopo tocco le 25.000 unità, certo un tempo era il merzzo più economico in circolazione, la bicicletta esposta era destinata ai bersaglieri e si nota il meccanismo che permette di piegarla in due (come fece poi la famosa graziella) per portarla a spalla  (sorpreso)


giusto per dare delle cifre, il prezzo andava dalle 300 lire per il modello leggero da viaggio alle 450 lire per il modello lusso e quello militare  ;D

(felice)
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Quest'anno (ancora pochi giorni) sono stati festeggiati i 150° anni dell'unità d'Italia  (appl)

qui a Torino ( (spett) ricordo che è stata la prima capitale del nuovo stato) ci sono stati diversi raduni nazionali delle varie categorie militari (forse categorie non è un termine appropiato)

tra le diverse armi sfilate, c'è stata quella variopinta dei bersaglieri, sempre di corse con le piume al vento  (guid)

e cosa avevano i giovanotti del '56 sotto le gambe  (sorpreso)


ma nientepopodimeno che le gloriose biciclette Fiat  (appl)

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Oltre ai treni ed alle bici, la fiat produce anche camion e autobus, ma al museo è presente un veicolo singolare, non è bellissimo, ma come si legge nella scheda a fianco del mezzo è stato il camion con le stellette  :)

18 BL



leggo che venne prodotto nel 1914 per l'esercito in occasione della rovinosa Prima Guerra Mondiale....

...il suo successo fu tale che il suo congedo fu rimandato per decenni, fino agli anni '40 ovviamente con le ruote con i pneumatici a camera d'aria contro quelli di gomma piena.

Oltre ad un ruolo militare venne usato in maniera civile, come autocorriera ed autobus urbano producendone in 7 anni la bellezza di 20.000 esemplari (ricordate le bici)

la velocità massima era di soli 25 km/h  ;D


Durante le esposizioni provvisorie del Museo dell'Automobile al valentino ho fotografato questo poster in cui penso sia visualizzato il fiat 18BL



invece il poster di destra l'ho fotografato all'interno del museo dell'auto, curioso notare le piccole differenze tra le due immagini  ;D

chissà quali delle due è stata modificata dopo  (nonso)
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non inserirò tutte le foto delle auto presenti, non vorrei rovinarvi la sorpresa quando deciderete di visitarlo....

... ma questa è davvero particolare, specialmente dopo aver letto la velocità che faceva l'autocarro 18 GL  (guid)


Mefistofele - un diavolo di macchina >:D



pensate che con questa vettura un inglese dal nome di Ser Watson  (stupid) Ernest Eldridge nel 1924 fece il record di velocità raggiungendo i 235 chilometri circa  (guid)

dalle note della scheda sembra che solo il Ser inglese riuscisse a dominare questo bolide che era nientaltro che un Fiat SB4 del 1908 con un motore d'aereo  (sorpreso)


fischia che motore  ;D

un 6 cilindri da 21.706 cc (36 volte le nostre bicilindriche) con 4 candele e 4 valvole per cilindro comandate da un'albero a camme in testata, 4 carburatori ed un rapporto di compressione di 4.8:1, la potenza è di 320 cavalli (la 2cv quale potenza raggiunge ?), un peso di 8 quintali e sospensioni formate da assale rigido e balestra sia davanti che dietro.


Ho copiato tutte queste informazioni perchè so che ci sono bicilindrici esperti, mica sono tutti come me tutto fumo e niente arrosto, neh  (muoio)
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Watson

In un angolo del museo ho trovato una vettura che potrebbe far piacere a chi pensava che il modello russo fosse quello vincente....

124 ziguli



in effetti sembra proprio una 124, solo che venne prodotta negli stabilimenti automobilistici VAZ a Togliattigrad, stabilimenti costruiti con la supervisione dei tecnici italiani che si trasferirono per diversi anni in quelle lande desolate (d'invero) della grande madre russa  ;D


C'è un video stupendo che racconta quel periodo, a guardarlo sembra veramente che l'unione sovietica di quegli anni fosse un eden sulla terra  (sorpreso)

e non parliamo di ragzze, una più bella dell'altra.... ahh, le russe  (sex)



sulla scheda c'è indicato che sulla versione Ziguli, vennero sperimentate vernici con soluzioni antigelo che avrebbero contraddistinto tutta la produzione fiat degli anni settanta....

... ora io non sono un esperto (in nulla, neh  ;D), ma ricordo che le fiat erano poco famose per la verniciature delle auto, mi pare che si arruginivano facilment.... o ricordo male (??)


(felice)

W la vita

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lucajack2cv

Si parlò della 124 russa in https://www.2cvclubitalia.com/public/smf/index.php?topic=473.0 e probabilmente anche nell'angolo della trabant. Per affinità tematica e per aumentare le possiblità che il testo sopravviva ad un'eventuale catastrofe nucleare, riporto di seguito l'interessantissimo articolo che riporta il sito Autosoviet http://www.autosoviet.altervista.org/main-italian.htm circa la costruzione della fabbrica Fiat a Togliattigrad, le impressioni dei tecnici piemontesi ecc. Non saprei dire se fu l'affare del secolo (penso di sì) per l'allora azienda italiana ma fu senz'altro un'impresa epica:



TOGLIATTI, LA FABBRICA SUL VOLGA





"C'era una volta una fabbrica, c'era una volta un popolo. Così si potrebbe sintetizzare il capitolo dedicato alla nascita della Lada-VAZ contenuto in un bellissimo illustrato Fiat, "Le capitali dell'auto nel mondo", pubblicato nel lontano 1973, da cui è tratta questa pagina. Leggendolo, si scopre un mondo, quello della Russia degli anni '70, ben lontano dall' "impero del Male" descritto a suo tempo in termini apocalittici da numerose personalità occidentali. Questa è la storia di un popolo che, dal nulla assoluto ed in condizioni assolutamente proibitive, in uno spirito davvero pionieristico, seppe realizzare in soli tre anni quella che al tempo era considerato un vero gioiello dell'industria automobilistica. Indipendentemente dall' inevitabile propaganda che traspare in alcuni passaggi, è comunque un autentico spaccato del mondo operaio di allora, e di umanità ed amicizia con gli italiani. La pagina è un pò lunga, ma non ve ne pentirete. 




Questi grandi caseggiati sono sorti contemporaneamente alta fabbrica del Vaz: per costruirli, tutti si sono improvvisati muratori, a turno. Solo così i sovietici potevano riuscire a dare alloggio alle decine di migliaia di lavoratori che, da ogni parte dell'Unione Sovietica, sono giunti a Togliatti pcr costruire le auto Zhiguli.

Le origini della città di Togliatti sono molto meno recenti di quanto comunemente si creda. Risalgono al 1737, anno in cui lo zar Pietro I decise di far sorgere, lungo il fiume Volga, una città-fortezza, allo scopo di difendere il territorio contro le scorrerie dei tartari. Nell'anno successivo, fuori delle palizzate, erano sparse circa settecento casupole: gli abitanti erano 2.104. Erano in gran parte calmucchi convertiti al cristianesimo,  religione  che  avevano  abbracciato senza eccessivo entusiasmo e vivevano quasi tutti facendo i contadini. Qualche anno dopo verso la metà del secolo, un editto imperiale ordinava che tutti i calmucchi si trasferissero intorno alla città-fortezza, il cui nome era Stavropol (in antica lingua slava significa " Città della Croce "). I calmucchi si trasferirono molto a malincuore: in parte perché l'editto li obbligava a essere battezzati, in parte perché i loro sistemi di coltivare la terra erano molto diversi da quelli russi, che dovevano comunque adottare. Un censimento dell'epoca dice che il numero dei calmucchi era di 8.695.

Nel 1773 la città di Stavropol fu coinvolta nella rivolta capeggiata da Pugacjov; gli insorti la occuparono, per esserne scacciati - dopo accaniti combattimenti, pochi giorni dopo. Qualche decennio di tranquillità e poi un fulmine a ciel sereno: un nuovo editto imperiale, questa volta dello zar Nicola I, ordina che tutti i calmucchi lascino la città e si trasferiscano non molto lontano, nella città di Oremburgo. L'editto non fu bene accolto, perché ormai i calmucchi si erano ambientati (erano passati cento anni, da quando erano giunti a Stavropol), ma non ci fu niente da fare: i calmucchi dovettero andarsene. In compenso, nella regione - che aveva come capoluogo Samara, la odierna Kujbyshev - si susseguirono, fino al 1860, una settantina di sommosse contadine. La situazione dei servi della gleba era insostenibile: non avevano diritti di nessun genere, solo doveri, tra i quali il principale consisteva nel lavorare i campi del nobile padrone senza allontanarsi mai dalla propria residenza.

Nel 1905 nuove gravi sommosse; sono i segni premonitori della rivoluzione. Ai primi di gennaio del 1918 il Soviet prende il potere a Stavropol: la città viene riconquistata dalle truppe Bianche in giugno, finché il 2 ottobre dello stesso anno trionfa definitivamente l'Armata Rossa. La seconda guerra mondiale richiede a Stavropol un pesante sacrificio di uomini: i nomi dei caduti sono ricordati su una stele in piazza Svoboda (Svoboda significa Libertà) e con la fine della guerra la città riprende a crescere. Fondamentale per il suo sviluppo è la costruzione della centrale idroelettrica Lenin, iniziata nel 1951 e inaugurata nei 1957. Una poderosa diga sbarra la Volga e crea un enorme lago, detto "il mare di Kujbyshev": venti gigantesche turbine producono energia elettrica che oltre a permettere l'installazione di numerose industrie, viene convogliata verso altre località, fino a Mosca. E' la quarta centrale idroelettrica, come produzione di energia, di tutta l'Unione Sovietica.



In alto: al porto fluvale, dove sorge il quartiere di Komsomolk, le Zhiguli vengono caricate su apposite navi.

Gli abitanti delta città sono 60 mila, compresa la popolazione dei sobborghi. Il vecchio nome di Stavropol è sostituito, nel 1964, da quello di Togliatti, in omaggio al segretario del partito comunista italiano che trascorse parte del suo esilio in Urss nella città di Kujbyshev, distante un centinaio di chilometri da Stavropol. La città è cresciuta, sono state create industrie importanti; uno stabilimento chimico, uno per la fabbricazione della gomma; si producono macchine per l'edilizia, materiale idroelettrico, prodotti azotati. Ma la grande trasformazione avviene quando a Mosca si decide di costruire a Togliatti lo stabilimento automobilistico sulla Volga, iniziativa che cambierà radicalmente il volto della città e la trasformerà in uno dei maggiori centri industriali dell'Unione Sovietica.



LA CITTA' PIU' GIOVANE DEL MONDO

Nel 1966 il governo sovietico decide la costruzione di un grande stabilimento automobilistico che moltiplicherà per quattro la produzione di auto in Unione Sovietica; la fabbrica sarà realizzata in collaborazione con una ditta italiana, la Fiat. Dove sorgerà lo stabilimento? Non si sa ancora: la curiosità è enorme in tutta l'Unione Sovietica, si fanno congetture, ciascuno spera che la località scelta sia vicina alla città in cui vive. Quando si sparge la notizia che lo stabilimento sorgerà a Togliatti, una marea di gente vuole a ogni costo trasferirsi qui, attratta dalla novità del lavoro, dal desiderio di partecipare a un'impresa senza precedenti, dalla speranza che chi lavorerà a Togliatti avrà un'abitazione moderna e confortevole.

 

Due visioni di Togliatti: una strada dall'aspetto provinciale, con la gente a spasso, e la selva delle nuove periferie che si allargano e invadono i prati: una crescita rapida e continua.

In ogni città sovietica esistono, infisse ai muri nei luoghi di maggior passaggio, bacheche in cui vengono esposte le richieste di permuta di alloggio: un cittadino di Leningrado, per esempio, che voglia trasferirsi a Togliatti, paga una modica tariffa e ottiene di fare affiggere a Togliatti il suo annuncio, che dirà press'a poco: "cambio alloggio di due camere a Leningrado con uno uguale a Togliatti", sperando che ci sia a Togliatti qualcuno che voglia trasferirsi a Leningrado.

A Togliatti c'è una di queste bacheche in via Mira (via della Pace), un'altra al porto fluviale, un'altra in via Komsomolskaja, Le bacheche si riempiono di annunci; tutti vogliono traslocare qui, ci sono richieste che provengono dall'Ucraina, dagli Urali, dal Kazakistan, dall'Estremo Oriente. Per ospitare i lavoratori dello stabilimento si dovranno costruire case per centinaia di migliaia di persone, sorgeranno scuole e ospedali, cinema e campi sportivi. E' un'impresa impegnativa, almeno quanto la costruzione dello stabilimento. L'afflusso verso Togliatti è numeroso, continuo.

Giungono studenti e marinai, contadini e artigiani, cameriere e maestrine. Quasi tutti hanno una caratteristica in comune; la giovinezza. L'età media degli abitanti della città è anche oggi una delle più basse del mondo, ventisei anni. E un'altra caratteristica comune è che tutti, uomini e donne, si trasformeranno, almeno per un certo periodo, in muratori. Solo così è possibile costruire in fretta la nuova città. Il 31 ottobre 1967 viene posta la prima pietra di un nuovo quartiere, Novi Gorod (Nuova Città), a qualche chilometro dall'area dove si sta costruendo lo stabilimento. Sorgeranno caseggiati enormi, di dodici piani e oltre, in parte prefabbricati, in parte costruiti con mattoni. Oggi Novi Gorod è abitata già da circa centomila persone, ma cresce ancora, potrebbe anche raddoppiare. Togliatti è infatti lungi dall'avere raggiunto le dimensioni definitive e anche se non ha più come ha avuto per anni, le caratteristiche di un immenso cantiere, si modifica e si amplia ancora giorno dopo giorno.

(continua..)

Oui nous sommes les barbariens de la route..
 Flying home to you..

lucajack2cv


(..continua)

UN'IMPRESA DA PIONIERI



Lo stabilimento automobilistico del Vaz è stato creato sul modello di quello di Mirafiori: sono stati però apportati tutti i miglioramenti dettati dall'esperienza, per cui c'è maggiore spazio e la possibilità di ulteriori allargamenti. L'area coperta è di un milione e mezzo di metri quadrati.

E' stata un'impresa da pionieri e i sovietici hanno dimostrato di avere molto coraggio e molto spirito di sacrificio. Hanno lavorato con ogni tempo e in ogni stagione: il che significava affrontare a volte temperature di 40 gradi sotto zero, aggravate dal vento gelido che a Togliatti soffia molto spesso. Ne sanno qualcosa i lavoratori italiani: nessuno ha mai subito casi gravi di congelamento, ma soltanto perché erano perfettamente attrezzati con giacche a vento foderate di pelliccia, stivali foderati, calzamaglie in lana.

Nei primi tempi della presenza a Togliatti dei nostri specialisti. non era raro che un italiano fosse afferrato bruscamente per strada da un paio di cittadini sovietici e, senza che una parola fosse pronunciata, visto che non ci si capiva, fosse sottoposto a un salutare benefico massaggio. L'italiano non se ne era accorto, ma il naso e le orecchie gli erano diventati bianchi; segno che il congelamento era vicino. A primavera, il disgelo portava un altro inconveniente; il fango, motto fastidioso e di grande ostacolo ai lavori. Quando le strade di Togliatti non erano ancora asfaltate, quasi ogni giorno autobus che portavano i lavoratori alto stabilimento si impantanavano e dovevano intervenire i trattori per disincagliarli. Altri disagi: la difficoltà dei rifornimenti di ogni genere, che era difficile predisporre per una città che cresceva di centinaia di persone al giorno. Così capitava che per un certo periodo mancasse il latte, altre volte le patate, altre volte i fiammiferi. Nel tempo libero, ci si accontentava di ascoltare la radio e guardare la televisione, perché tra la costruzione di una casa e quella di un cinema o di un teatro era più logico dare la prèferenza alla casa. Oggi il problema è superato; ci sono alcuni cinematografi, due teatri, due stadi sportivi, oltre a numerose piste per il pattinaggio e l'hockey su ghiaccio.



L'AIUTO DELL'ESERCITO

Anche l'esercito sovietico ha dato a Togliatti il suo aiuto per fa costruzione della città e dello stabilimento: migliaia di volontari si sono aggiunti - ancora recentemente - ai lavoratori civili e ai giovani studenti che ogni anno, nella bella stagione, si sono accampati sulle rive della Volga e hanno trascorso le vacanze facendo i muratori, gli elettricisti o i falegnami. La costruzione del "Voljskij Automobilnyj Zavod", comunemente abbreviato " Vaz ", è iniziata nel 1967, ma già da tempo erano in corso trattative tra la Fiat e le autorità sovietiche per giungere a un accordo di collaborazione per la realizzazione di una fabbrica d'auto e di un modello di vettura adatto per l'Unione Sovietica.



DUEMILA SOVIETICI A TORINO

Nel 1966 la Fiat presentò uno studio preliminare del progetto; nello stesso anno veniva firmato un "accordo generale", sottoscritto da Vittorio VaIletta e dall'ing. Sushkov per la parte sovietica. Una delegazione italiana venne a Togliatti per esaminare il luogo dove lo stabilimento sarebbe sorto e immediatamente dopo si trasferì a Torino una delegazione permanente sovietica, a cui fecero seguito, nel gennaio del 1967, i primi cento tecnici russi. Nel corso degli anni, oltre duemila sovietici si alternarono a Torino, per ricevere i progetti, acquistare impianti e attrezzature e per addestramento. Il progetto della Fiat fu approvato e iniziò la fase della realizzazione dello stabilimento. oltre 400 ditte in tutto il mondo, di cui la metà italiane, hanno lavorato per fornire i macchinari. Un'opera gigantesca, per le sue dimensioni, per la velocità dei tempi di realizzazione, In tre anni, è stata creata una Mirafiori sulle rive della Volga: una Mirafiori riveduta, perché tutti i miglioramenti che potevano essere apportati, grazie alle successive esperienze, sono stati applicati. Esiste dunque più spazio, le linee di montaggio sono più lunghe, il sistema di aerazione è particolarmente studiato per un clima che, durante l'anno, presenta forti variazioni di temperatura.

Lo stabilimento è enorme: oltre cinque milioni di metri quadrati, di cui un milione e mezzo coperti. lì ciclo della lavorazione è completo, in senso verticale: il che significa che le fonderie sono in grado di alimentare completamente la produzione, sia per la ghisa che per l'alluminio, le leghe speciali e i fucinati; che il motore e le carrozzerie nascono nello stabilimento; che tutta la vettura, pressoché completa, nasce a Togliatti. Anche la selleria è preparata e montata sul posto, anche il serbatoio, il radiatore, la frizione, e il gruppo sterzo.



UNA TERZA LINEA Dl MONTAGGIO



Soltanto le gomme e gli accessori vengono costruiti in altri stabilimenti. Questo criterio è stato suggerito ai sovietici per neutralizzare le possibili difficoltà di approvvigionamento: in Urss le distanze sono grandi, il cattivo tempo può impedire i rifornimenti. E' preferibile che uno stabilimento sia autosufficiente o quasi, nel limite del possibile. Delle tre linee di montaggio previste dal progetto, due sono già in funzione, la terza è in fase di rodaggio. Si producono ogni giorno oltre 1.200 vetture e quando lo stabilimento sarà in grado di funzionare a regime completo, entro il 1973, in un anno verranno costruite 600 mila automobili. La vettura base scelta per essere prodotta a Togliatti, è la "124". Erano necessarie però alcune modifiche, per adattare l'automobile alla rete stradale russa, che ha caratteristiche diverse da quella italiana: per lunghi tratti non è asfaltata, è fangosa in primavera, è abbondantemente innevata d'inverno, L'altezza del telaio da terra è stata dunque aumentata, è stata irrobustita, è stata dotata di dispositivi per rendere possibile l'accensione del motore alle basse temperature invernali, Sono stati necessari collaudi lunghissimi, che sono durati mesi.

Le vetture in prova correvano in pianura e sulle montagne del Caucaso, nelle regioni più fredde e nelle terre del Sud. La "124",  che in Unione Sovietica è diventata " 2101 " ("2102" nella versione "familiare") non è contraddistinta solo da un numero, ma ha anche un nome: "Zhiguli". Così si chiamano le colline che, nella regione di Togliatti, rompono la monotonia della vastissima pianura.

La terza catena di montaggio dello stabilimento è destinata a un'altra vettura, la " 2103   più comoda ed elegante, dalle prestazioni più potenti, più spaziosa.



L'ASSISTENZA TECNICA

Un grosso problema che il Vaz e la Fiat debbono risolvere e per cui si sta attivamente lavorando, è quello dell'assistenza tecnica. Le Zhigulì già oggi corrono per le strade di molte delle quindici repubbliche dell'Unione Sovietica: ne sono state prodotte circa mezzo milione e il ritmo della produzione tende continuamente a salire, fino alle duemila al giorno. Come garantire che, in ogni zona dell'Urss, il cliente possa trovare i pezzi di ricambio e l'officina in grado di effettuare le riparazioni? Sono in corso di costruzione trentatré filiali, perfettamente attrezzate, ma neanche queste sarebbero sufficienti. Una commissione ha dunque visitato tutte le maggiori officine sovietiche e ha scelto le migliori, un centinaio, che sono diventate "autorizzate al servizio" del Vaz e che garantiranno l'assistenza tecnica ai proprietari delle Zhigulì. Presso queste officine opera un tecnico dell'assistenza, dipendente dal Vaz; il personale delle filiali, invece, seguirà corsi di perfezionamento, per potere dare la massima garanzia di efficienza.

Praticamente, ogni problema è stato studiato e risolto: l'attuazione è solo questione di tempo, anche se ce ne vorrà molto. Intanto la fabbrica lavora, le difficoltà vengono superate grazie anche all'esperienza dei nostri tecnici e alla collaborazione instaurata fra le parti.



UN DESIDERIO: IMPARARE



Il desiderio dei lavoratori sovietici di imparare, l'orgoglio con cui lavorano, in una fabbrica così modernamente concepita, sono evidenti in ogni sezione dello sterminato stabilimento. i carrelli sono guidati in gran parte da ragazze, che hanno raggiunto una abilità sorprendente. Sfrecciano veloci in ogni direzione, si incrociano e si schivano di misura.



Reparti di carrozzeria e lavorazioni siderurgiche.

Le ragazze sono numerose nello stabilimento: si possono calcolare in poco meno del trenta per cento del personale, che oggi ammonta a circa 50 mila unità. Sono belle e giovani e lavorano come gli uomini, a volte anche meglio, dove occorre pazienza, precisione. L'orario di lavoro è 41 ore settimanali: sette ore e mezzo dal lunedì al venerdì e tre ore e mezzo il sabato. L'intervallo per la colazione, che tutti consumano alla mensa dello stabilimento, è un'ora: visto che un po' di tempo avanza, dopo avere mangiato, molti lavoratori ritornano vicino alle loro macchine a giocare a scacchi fin quando suona la sirena che dà il segnale della ripresa del lavoro. Le produzioni principali del Vaz, come a Mirafiori; si possono suddividere così: fonderie di ghisa, ghisa speciale e alluminio; fucine; processi di sinterizzazione; stampaggi a freddo delle lamiere: lastroferratura: verniciatura; fabbricazione degli elementi di carrozzeria [radiatori, sedili, parafanghi, serbatoi, tubi di scarico, ecc.); lavorazioni di meccanica; trattamenti termici; preparazione e montaggio della selleria (rivestimenti interni, tappeti, ecc.); lavorazione ruote; montaggio vetture; collaudi intermedi e finali: laboratori di ricerca e controllo; spedizione vetture.



LE PRODUZIONI AUSILIARIE



Giovani venuti da ogni parte dell'Urss lavorano nello stabilimento. Molti hanno contribuito a costruirlo.

Le produzioni ausiliarie consistono nella fabbricazione degli stampi di fonderie e fucine e per lo stampaggio a freddo delle lamiere, nella costruzione degli utensili, del macchinario e della carpenteria metallica. Esiste poi un centro tecnico per lo studio di prototipi e un magazzino ricambi.

Questa complessa attività aziendale viene guidata e controllata da un sistema di elaboratori elettronici; il centro direzionale, che per il momento ha ancora sede in un edificio di Togliatti, avrà sistemazione definitiva in una torre di ventiquattro piani in cemento armato e pannelli prefabbricati, cui sarà annesso un corpo per il centro meccanografico e per i laboratori centrali.

Togliatti comprende, oltre al suo nucleo centrale, due quartieri periferici: uno è quello di Komsomolk, vicino al porto fluviale, l'altro è quello di Novi Gorod (Nuova Città), che dista appena tre chilometri dallo stabilimento del Vaz. Nel complesso, gli abitanti superano i 350 mila. L'arteria principale di Togliatti è via Mira (Via della Pace), lunga un chilometro e mezzo, dove hanno sede l'ufficio centrale delle poste, il bazar Svetlana, un grande emporio di articoli casalinghi, alcune librerie, e lungo la quale si stende il parco della città, con un minuscolo luna park.



CORI AL SUONO DELLA FISARMONICA

Nel parco, al mattino, se non fa troppo freddo, giovani graziose maestrine accompagnano i bambini delle scuole materne a giocare, bene coperti nei loro pesanti cappottini e imbacuccati con cuffia di pelliccia o lana. Quando viene la sera, i "ribiàta" e le "dievushke", i ragazzi e le ragazze, cantano al suono della fisarmonica, incuranti del vento freddo che, a partire dall'autunno, si fa sempre sentire. Vicino al parco c'è via Gagarina, dove la Fiat ha i suoi uffici, che tutti, italiani e sovietici, chiamano con il nome russo di "Kantora", che significa Direzione. C'è anche uno dei tre alberghi della città, il "Volga", dove un tempo erano alloggiati i nostri tecnici: ora si sono trasferiti all'hotel Zhigulì, che dista poche centinaia di metri, in un piazzale prospiciente a via Mira. Da via Gagarina parte un'altra strada importante, via Marx, dove sorge quello che forse è il bazar principale della città, il "Rubin", un supermercato tipo "Standa". I clienti sono rallegrati da canzoni diffuse da altoparlanti. molto spesso le stesse che si ascoltano in Italia: dischi di Celentano, di Mina, di Aznavour.



C'E' ANCHE LA VIA DEI DOLLARI

In via Marx ci sono cinematografi, alcuni negozi di alimentari, una pista da ballo all'aperto che funziona nella bella stagione, impianti per l' atletica, e il Municipio, che dà sulla piazza Svoboda. Per le strade sfrecciano abbastanza numerose le automobili: in gran parte sono Zhiguìì, le nostre "124": al posto del marchio Fiat hanno lo scudetto del Vaz, che raffigura. stilizzata, la leggendaria barca del pirata Stenka Rasin. Stenka Rasin è, nella regione della Volga, un personaggio estremamente popolare: quando. verso la metà del 1600, la servitù della gleba, che già esisteva di fatto ma non aveva una sua precisa veste giuridica, divenne legge a tutti gli effetti, i contadini russi si rivoltarono contro il governo zarista e Rasin divenne il comandante dei ribelli. Fu corsaro, predone, guerriero: la leggenda dice che gran parte delle ricchezze di cui si impadroniva le donasse ai ai poveri. E' certo che finì male: caduto prigioniero, fu condotto in catene a Mosca e lì squartato. Ritornando alla topografia della città di Togliatti, incontriamo un altro mito: quello di via Leningradskaia. Un mito più recente e meno glorioso: viene chiamata la "via dei dollari", perché conduce all'unico negozio riservato agli stranieri, il "Beriotzka", dove si acquista solo pagando in valuta pregiata: dollari, lire, marchi. In realtà con questi famosi dollari si compera solamente qualche stecca di sigarette, bottiglie di liquore o di vermouth e i "souvenirs": bambole, collane d'ambra, scatolette di legno laccato. La "via dei dollari" non porta a nessuna fantastica "borsa" internazionale, non vi si fa del mercato nero e non si concludono affari.



(..continua..)

Oui nous sommes les barbariens de la route..
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(.. continua)

IL TRASPORTO URBANO



Autobus e filobus non sono cari, e così i taxi (ma ce ne sono pochi). Le strade sono rifinite alla svelta, devono seguire lo sviluppo dei nuovi cantieri. Talvolta, giungono dopo.

A Togliatti ci si può spostare da un luogo all'altro con il filobus, l'autobus o i taxi. Non sono cari: cinque copechi (trentacinque lire) per una corsa con un mezzo pubblico, mentre un lungo tragitto in taxi, come da piazza Castello a Mirafiori, costa circa un migliaio di lire. I taxi sono qualche decina, gli autobus e i filobus oltre trecento.

Come passa il tempo libero, l'abitante di Togliatti? Quando fa caldo (d' estate il termometro sale ai 35 gradi) le rive della Volga sono affollate di bagnanti. Sulla spiaggia si gioca al calcio, a pallavolo, ci si fa da mangiare arrostendo carne sulla brace.

Le barche sono numerose e si possono affittare. I boschi, vicino alla Volga, sono meta di splendide passeggiate tranne quando, in periodo di siccità, per il rischio degli incendi, l'accesso ai boschi deve essere proibito.

Quando viene l'inverno, bisogna rassegnarsi: c'è qualche sala da ballo, ci sono due teatri e qualche cinematografo, ma inevitabilmente la vita "mondana" rallenta; si esce di casa malvolentieri, molti preferiscono stare al caldo a guardare la televisione. Un mese fa, in un pomeriggio di domenica, la televisione proiettava un film su Venezia, con i gondolieri che cantavano le loro serenate, il Canal Grande sfolgorante di luci. All'hotel Zhigulì, a ogni piano, cameriere e dejournaje (le sorveglianti di turno) guardavano incantate questo mondo di fiaba, così lontano e diverso dal loro, mentre fuori fango e neve rendevano cupo il confronto.



SCI DI FONDO TRA I BOSCHI Dl BETULLE

L'inverno non impedisce agli appassionati di fare sport: chi vuole dedicarsi allo sci di fondo; può correre per chilometri e chilometri, tra i boschi di betulle e terreno aperto, solo facendo attenzione a non smarrirsi nella bianca pianura: per prudenza, può seguire i pali del telegrafo. Anche chi vuole pescare, può continuare a farlo, ma deve attrezzarsi in maniera particolare. Il ghiaccio infatti, sul lago di Kjubyshev, raggiunge uno spessore che può superare il metro e per scavare una buca occorre usare un trapano di ferro. Scavata la buca, bisogna estrarre con rapidità e precauzione l'esca, che sarà conservata in una tasca interna del giubbotto, al caldo: e bisogna affrettarsi a immergerla, e a non lasciarla esposta all'aria, perché basta qualche secondo di troppo perché l'esca  (una larva rossa di zanzara) geli. Chi non è sportivo, può darsi alla lettura. I giornali, quotidiani e settimanali, sono numerosi: ogni giorno si pubblicano  "Za Komunism" (Per il Comunismo), la "Komsomolskala Pravda" (l'organo della gioventù comunista) e la "Pravda", con notizie locali. Inoltre ogni officina, ogni settore di attività ha il suo giornale: i lavoratori dell'automobile hanno l' "Autostrojtel" (il costruttore automobilistico), i chimici, gli edili, gli studenti hanno il loro settimanale. Le librerie distribuiscono i volumi anche a prestito, fungendo da biblioteche; tra gli altri passatempi più diffusi sono da ricordare solo gli scacchi: tutti sanno che i sovietici ne sono appassionati.



ZUPPA DI CAVOLI E CARNE

In Piemonte la brutta stagione è rallegrata dai piaceri della tavola: le nostre "bagne caode", innaffiate da un buon Barbera, aiutano ad attendere il ritorno della primavera, Sembra che i sovietici invece non tengano molto al cibo: non hanno infatti grandi tradizioni di cucina. Mangiano il "borsch", la zuppa di cavoli e di carne abbondantemente condita con panna acida, la "bougjnina", carne arrostita di maiale, formaggio, patate: piatti anche gustosi, ma non quanto i nostri.

Per finire, due fattori nettamente positivi in favore di Togliatti: l'aria è limpida, frizzante, molto ossigenata. Probabilmente in Italia, per respirare un' aria così, bisogna salire oltre i mille metri. Secondo lato positivo, il ritmo della vita è meno intenso e faticoso di quello italiano: meno traffico, meno rumori, meno preoccupazioni. Certamente si lavora sodo anche qui, ma in un'atmosfera più rilassata.

Per un lavoratore italiano vivere oggi a Togliatti non è troppo duro. Da quando i primi specialisti misero piede in città, sono trascorsi oltre tre anni e molte cose sono cambiate, tutte in meglio. I problemi più gravi di ambientamento sono stati risolti, c'è una buona organizzazione, si lavora senza dover affrontare i disagi che nei primi tempi erano durissimi e inevitabili.



IN ALBERGO C'E' POSTO PER TUTTI

Solo quando si ricorda con loro il passato, si sentono dei grossi sospiri. Dice un tecnico (sposato con una ragazza di Togliatti): "Sono arrivato due anni fa, insieme a colleghi, dopo un estenuante viaggio in treno da Mosca a Sisran, perché le condizioni atmosferiche non permettevano agli aerei di atterrare. Da Sisran a Togliatti abbiamo proseguito in autobus, su di una strada tanto gelata da temere da un momento all'altro di andare fuori strada. Arrivammo che la mezzanotte era passata un bel pezzo. In albergo non c'era posto, mi fecero dormire con un mio compagno in una cameretta in una casa isolata, dove non conoscevamo nessuno, dove non potevamo parlare con nessuno. Naturalmente non sapevo una parola di russo. Al mattino, quando mi affacciai alla finestra e vidi solo neve e fango, non mi vergogno a dirlo, mi misi a piangere come un bambino.

Oggi, chi arriva a Togliatti trova le strade in condizioni migliori: in albergo c'è posto per tutti: gli si fanno incontro visi di amici, di colleghi; tutti fanno a gara per mettere a proprio agio il nuovo venuto. Non c'è affollamento, perchè i tecnici della Fiat sono soltanto poche decine (in alcuni mesi del 1970 erano circa seicento), l'hotel Zhigulì ha addirittura un bar con la macchina del caffè espresso (i risultati sono modesti, ma è sempre un caffè), quando si va in sala da pranzo si trova sul tavolo un menù con i cibi scritti in russo e in italiano. Quest'ultima sembra una conquista da poco, ma nei tempi eroici i nostri specialisti non sapevano che cosa mangiare. Chi capiva cosa c'era scritto sulla lista scritta a caratteri cirillici? E se per caso si trovava un cibo che piaceva, come ordinario di nuovo il giorno dopo? I caratteri cirillici sono illeggibili, se non ci si mette a studiarli di buzzo buono. Anche il cibo è migliorato rispetto ai primi tempi: c'è un cuoco italiano, Zanutel, mandato dalla Fiat, che con infinita pazienza, nel corso degli anni, ha insegnato ai suoi aiutanti sovietici a preparare qualche piatto all'italiana: gli spaghetti, per esempio. Ma nel 1969 o nel 1970 gli spaghetti non c'erano neppure, dunque bisognava accontentarsi di mangiare alla russa: c'è a chi piace, c'è a chi non va proprio giù. Altra situazione che si è modificata con il tempo, è quella dell'isolamento. Gli abitanti di Togliatti, come tutti i sovietici, hanno simpatia per gli italiani e sono ospitali. sempre pronti a ricambiare una cortesia. Ma nei primi mesi, è chiaro, guardavano gli italiani un po' come mosche bianche, erano imbarazzati, forse anche intimiditi. E poi, in che maniera avrebbero potuto comunicare? Così gli "specialisti  italiani", nei primi tempi, si sono sentiti veramente in "terra straniera", peggio, "in un altro pianeta". I sovietici, prevedendo il loro arrivo avevano organizzato delle scuole d'italiano, che tra l'altro hanno fatto sì che oggi ci siano interpreti veramente bravi; ma l'italiano non si impara in poche settimane. Avevano organizzato anche una scuola di russo, ma per la verità, dopo le prime lezioni, pochi italiani la frequentarono. Dopo una giornata di lavoro duro, non sono molti quelli che hanno la forza di mettersi a studiare. Eppure, adesso russi e italiani si capiscono abbastanza. Gli italiani hanno imparato quelle cento o duecento parole che servono per esprimersi: non saranno in grado di fare dei grandi discorsi ma certamente se vanno in un ristorante sanno ordinare quello che vogliono e riescono a scambiare anche qualche battuta spiritosa con la "diévushka" che serve al tavolo. I rapporti con i sovietici sono cordiali e frequenti: se i ragazzi della Fiat organizzano una gara di ping-pong, l'iscrizione è libera anche ai sovietici. Quando, nella bella stagione, si gioca a palla sulle rive della volga, molto spesso il portiere è sovietico e i terzini sono italiani. I figli degli italiani e i bambini di Togliatti, quasi misteriosamente si sono capiti subito e hanno giocato insieme senza difficoltà scambiando cinturoni con la stella rossa con matite-reclàme della Fiat, figurine con birilli e così via.

   

La strada principale di Togliatti, via Mira, Abbastanza allegra durante il giorno, specie alla domenica, è un pò triste alta sera, perché poco illuminata. Ci sono biblioteche, molti magazzini, il palazzo delle poste e qualche "gastronom", gli spacci alimentari.

Si sono conclusi anche una trentina di matrimoni, celebrati nell'edificio che a Togliatti è adibito a questo scopo: il "Dvoréts Brakosocetànyi", letteralmente il "palazzo delle unioni matrimoniali", che al venerdi e al sabato lavora intensamente; sono questi infatti i giorni in cui a Togliatti si celebrano i matrimoni, con un ritmo piuttosto sbrigativo, anche se festoso. Si va invece per le lunghe con il banchetto, con infinite serie di brindisi: agli sposi, agli amici vicini, agli amici lontani.

Alla sera, due volte la settimana, ci sono spettacoli cinematografici in lingua italiana, al terzo piano della sede degli uffici Fiat, la famosa "Kantòra": e nella stessa sede si balla al sabato e alla domenica. Durante le altre sere, all' hotel Zhigulì, si possono vedere, registrati e ritrasmessi, gli spettacoli della televisione italiana, che giungono con qualche giorno di ritardo ma che sono seguiti con passione. specialmente per quanto riguarda le partite di calcio. I risultati del campionato italiano vengono conosciuti già alla domenica sera, ci sono radio che ricevono i nostri programmi. e subito viene affisso nell'atrio dell'albergo il comunicato. Tutti vanno molto d'accordo fra di loro: questo è il grande, il maggior aiuto per sopportare la lontananza da casa. Chi riceve un pacco dall' Italia, (se si è fortunati. oltre agli spaghetti e al pomodoro, al caffè e ai biscotti, c'è anche un bel pezzo di parmigiano), si affretta a invitare gli amici. Sono rimasti famosi i pranzi alla "Ghirlandina", l'appartamento in cui vivevano un paio di anni fa quattro specialisti di Modena, che avevano inalberato anche l'insegna, e che a turno invitavano tutti a pranzo, preparando tagliatelle con un sugo che è rimasto proverbiale negli annali della comunità italiana di Togliatti.

L'altra grande molla che sostiene gli italiani, è la soddisfazione del lavoro. Il sentirsi responsabili del raggiungimento dei risultati finali, l'orgoglio di creare uno stabilimento grazie alla propria esperienza e alla loro capacità, la sensazione di essere valorizzati in pieno, ha dato e dà loro un' energia che alcuni forse non credevano neppure di avere. Il rendimento sul lavoro è altissimo, l'assenteismo inesistente. I sovietici ci apprezzano proprio per questo, oltre che per le nostre doti umane."

******

Il testo e le foto di questa pagina sono tratti da "Le capitali dell'auto nel mondo - Illustrato Fiat", EDA edizioni, 1973 Torino - Grazie a Luca Stramare per il materiale




(guid) Personalmente ho avuto modo per la prima volta di guidare una 124 italiana al raduno "La Storia Siamo Noi - Atto II" https://www.2cvclubitalia.com/public/smf/index.php?topic=7093.msg216880#msg216880 e l'ho trovata innanzi tutto molto silenziosa. Anche piuttosto comoda specie rispetto alle auto moderne, sedili ampi e comodi, molta superfice vetrata che genererà senz'altro bollori estivi ma è veramente poco claustrofobica. Robusta sembra robusta e temo consumi uno sproposito. Per linee, colore e look generale c'è poco da dibattere, merita il titolo di capolavoro del razionalismo sovietico   ;)



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morticia

 (felice) io nella 124 della fiat,ci ho passato i primi anni della mia infanzia. Mio padre l'aveva acqwuistata nuova di zecca,ancora ricordo la targa,talmente ha segnato la mia infanzia. Era blu scuro,targata Roma L72757 ,ho un bellissimo ricordo di quest'auto,secondo me un'auto moderna per quei tempi.

                                         (felice) (felice) (appl)

lucajack2cv

 Mi sa che ognuno c'ha una fiat nei suoi ricordi di famiglia  :)  Mio padre in un momento di floridezza acquistò una 125 che giunse ad autotrasportarmi nei primi anni di vita. Non ho ricordi, anche perchè viaggiavo dentro un cesto di vimini incastrato tra i sedili posteriori e gli schienali anteriori.

Posizionamento che si rivelò provvidenziale poichè uscii illeso da un rovinoso testacoda in cui incorse la mia mamma sull'asfalto viscido che terminò contro un muro  (guid) La 125 nè uscì accorciata di un mezzo metro nella parte terminale, ma sopravvisse ancora qualche anno.  

Seguì l'incauto acquisto di una alfasud vernicita con una sperimentale verniciatura che convertiva il gelo in ruggine che ne decretò la morte all'alba degli anni 80.

Da allora, cioè dalla prima GSA, quasi solo Citroen in casa nostra. Fino ad oggi. Anzi proprio oggi mio padre rottama una malamata Fiat Brava e si regala una nuova C3 Picasso, o così mi pare che si chiami. E ciò conclude la odierna dissetazione fiat/citrò. Ve la presenterò presto!

(felice) Lj


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Watson

Citazione da: lucajack2cv - 05 Gennaio 2012, 12:20:01 PM

Per le strade sfrecciano abbastanza numerose le automobili: in gran parte sono Zhiguìì, le nostre "124": al posto del marchio Fiat hanno lo scudetto del Vaz, che raffigura. stilizzata, la leggendaria barca del pirata Stenka Rasin.

ecco la foto dello scudetto Vaz  ;)



CitazioneLe ragazze sono numerose nello stabilimento: si possono calcolare in poco meno del trenta per cento del personale, che oggi ammonta a circa 50 mila unità. Sono belle e giovani e lavorano come gli uomini, a volte anche meglio, dove occorre pazienza, precisione.


confermo, se vi capiterà di vedere il video ve ne innamorerete  (bacio)


In pratica tutto l'articolo pubblicato da LJ e raccontato nei video trasmessi a fianco del modello di ziguli (stranamente lo hanno scritto all'italiana  (nonso))

(felice)

W la vita

"non postare" è un pregio se ci si accorge di non avere nulla da dire, ma non tutti se ne accorgono. [Magomerlino]  La vita dura poco, se non giochiamo ora...  Watson nel cuore Gaia felicemente... tra i piedi

paoloDòCavaj

A Luca e Watson un grazie di cuore.
Avete fatto un bel servizio x tutti noi.

Certo che Marchionne rischia di non avere un mausoleo come questo...
Diventa banale e troppo facile domandarci se si stava meglio.
Credo che a Torino sia dura: non capisco di che cosa viva la vostra città al di là di cercare di vendere Cultura.
Ma se lo fa bene, come questa, forse c'è speranza?

In italia ci resta poco d'altro

lucajack2cv

#18
 (felice) Grazie a te Paolo, La tua osservazione su Torino credo sia corretta: la città sembra essersi decisa ad intraprendere una nuova strada verso la sopravvivenza che è culminata con le trasformazioni operate per le olimpiadi invernali del 2006 e "rinfrescate" con l'occasione del 150° dell'unità nazionale ma che, avendo scollinato, vaga ora in maniera incerta.

Città turistica, di cultura e di "plesance"? Era l'idea  che aveva Napoleone per una Torino annessa all'impero francese, decapitalizzata e defortificata, coi suoi portici, giardini e suoi viali alberati al posto dei bastioni, il suo nuovo ponte sul Po in stile "parigino".. Per tornare a vivere da "città capitale" durante la restaurazione ed il primo periodo unitario.  Il trasferimento della capitale a Firenze fu un trauma per la popolazione e uno sconvolgimento per gli equilibri econimici della città, a tutti i livelli.

La sua trasformazione da città dei cioccolatini e dei liquori in città dell'industria nacque allora, tessile tra gli anni 80 e 90 e poi meccanica all'alba del Novecento. Ne parlammo qui https://www.2cvclubitalia.com/public/smf/index.php?topic=8389.msg229615#msg229615 e qui del suo culmine nel pieno del boom https://www.2cvclubitalia.com/public/smf/index.php?topic=5628.0 ed è da almeno due decenni che cerca la sua nuova dimensione, ben  prima che il Marchiòne fosse incaricato di far su armi e bagagli.


Questi ed altri aspetti sono affrontati da una delle quattro belle mostre attualmente allestite al secondo piano del Museo di Scienze Naturali di Torino, "Bulloni e Farfalle"


30 novembre 2011 - 6 luglio 2012

Bulloni e farfalle
150 anni di Ambiente in Piemonte

"Bulloni e Farfalle - 150 anni di Ambiente" è il titolo della mostra nata dalla collaborazione tra gli assessorati all'Ambiente e alla Cultura della Regione Piemonte e il Museo Regionale di Scienze Naturali che ripercorre, attraverso fotografie, pannelli illustrativi e documentari, l'evoluzione della natura e il parallelo evolversi delle tecnologie. 

Nata per raccontare l'innovazione e al tempo stesso per incuriosire e far riflettere sui cambiamenti più significativi che la natura ha subito nel corso degli anni, la mostra è allestita come una "camera delle meraviglie" che valorizza non solo le collezioni naturalistiche e bibliografiche del museo.

"Affreschi" e scenografie" forniranno un quadro significativo ed espressivo della situazione sociale, economica, culturale in genere del nostro territorio in 5 momenti della sua storia:

Metà ottocento (fase preindustriale e preunitaria)
Fine '800/inizio '900 (inizio industrializzazione, sviluppo produzione energia elettrica, sviluppo trasporti, scoperta del territorio per svago e turismo, identificazione del concetto di ambiente con quello di paesaggio, ecc.)
Anni venti/trenta (crisi postbellica, sviluppo dell'industrializzazione, affermazione di   nuove classi sociali e di modelli di vita, ecc.)
Anni sessanta/settanta (ripresa economica dopo la seconda guerra mondiale, aumento della percezione dei problemi ambientali legati ai fenomeni di inquinamento e affermazione di una nuova cultura ambientalista, ecc.)
Oggi
A raccontare le diverse epoche: immagini, fotografie, spezzoni di documentari e di film, quadri, opere letterarie (brani di romanzi o di poesie), brani di canzoni, opere teatrali, testimonianze della cultura e delle tradizioni popolari del territorio, cartografia, brani da volumi didattici utilizzati a scuola, espressività dei ragazzi delle scuole, pubblicità, ecc. e alcuni dati ambientali, demografici e socioeconomici significativi per ogni periodo storico selezionato.

Inauguazione della mostra "Bulloni e Farfalle - 150 anni di Ambiente", martedì 29 novembre (ore 18). Intervengono: l'assessore regionale all'Ambiente della Regione Piemonte, Roberto Ravello; l'attore, conduttore televisivo e produttore Luca Argentero; il presidente del Comitato Scientifico del MRSN in rappresentanza anche dell'Università degli Studi di Torino, Aldo Fasolo; il direttore della Direzione Ambiente della Regione Piemonte, Salvatore De Giorgio; il direttore della Direzione Cultura, Turismo e Sport, Maria Virginia Tiraboschi; i giornalisti curatori della trasmissione "Ambiente Italia" del TGR Carlo Cerrato e Beppe Rovera.
Durante l'inaugurazione sarà presentato il cortometraggio "We want a future" prodotto da Luca Argentero e diretto da Myriam Catania recentemente presentato al Festival del Cinema di Roma.
Al termine della presentazione i presenti saranno accompagnati in una visita guidata della Mostra "Bulloni e Farfalle". L'aperitivo con prodotti del territorio piemontese, offerto dalla Antiche Cantine di Canelli, chiuderà il pomeriggio.
Approfondimenti

Scarica l'invito all'inaugurazione della mostra "Bulloni e farfalle"Scarica il depliant della mostra "Bulloni e farfalle"Sede: Museo Regionale di Scienze  Naturali, via  Giolitti 36, Torino
Orario mostra "Bulloni e farfalle": tutti i giorni: 10 – 19   Chiuso il martedì
Biglietto € 5,00 intero - € 2,50 ridotto
Info Museo: tel. +39 011 432.6354



http://www.regione.piemonte.it/museoscienzenaturali/mostre/temporanee/2011/bulloni/bulloni.htm


















Dato il forum motoristico vale senz'altro la pena di riportare il testo della lettera "Slow Drive" inviata nel 2008 da Carlin Petrini al direttore del quotidiano La Stampa..

Slow drive
     
   
di CARLO PETRINI
   
Caro direttore,
ridurre la velocità non vuol dire imporre un limite, ma liberarsi da un limite. Quando nacque Slow Food, ci consideravano utopisti. Fatica sprecata, spiegavano tanti: la gente non ha tempo per andare a far la spesa nei mercati, selezionare prodotti di qualità e cucinare. Pronosticavano un fallimento.

Allo stesso modo, di fronte a un quartiere di una grande città in cui si riduce la velocità delle auto a trenta chilometri orari, la reazione istintiva è pensare che si tratti di una follia. Già pare di sentirli: ma scherziamo? La gente non ha tempo per rallentare. Figuriamoci per andare a piedi. Bisogna correre, correre, correre. L'esperienza di Slow Food dimostra che ci vuole tempo per sfatare queste false credenze, ma è possibile. Oggi Slow Food è una realtà internazionale. Si moltiplicano i mercati dei contadini. E la gente cambia le proprie abitudini alimentari. Ci vorrà tempo anche per ridisegnare il nostro rapporto con la città, ma è possibile farlo. E l'esperimento di Torino va in questa direzione. È una sana forma di «visionarietà rigenerante».

In fondo, la filosofia della lentezza non è nuova. L'ideologo dello Slow Food è vissuto qualche secolo fa. Si chiamava Seneca e insegnava che non è la vita a essere breve, siamo noi a renderla tale bruciando il nostro tempo. Consumare (e consumarsi) in una costante accelerazione alla fine non paga.

Abbassare la velocità non significa rinunciare all'automobile, ma riconsegnare la città a una dimensione di vita più tranquilla. Stabilire che è l'automobilista a dover adeguarsi, non il pedone. La mia generazione usciva da scuola e tornava a casa a piedi. Oggi andiamo a prendere i figli a scuola, perché non ci fidiamo di lasciarli tornare a piedi. È paradossale: per tutelare la loro incolumità ci trasformiamo in pirati della strada. Viceversa, se per andare a prendere il figlio a scuola ho bisogno di venti minuti anziché dieci, non è un dramma. Anzi. E se tutti vanno più piano, non avrò più paura di far tornare il figlio a piedi. Così avrò guadagnato tempo, anziché perderlo.

Le città devono essere a misura di donne, uomini e soprattutto bambini e anziani, il cui tempo di attraversamento agli incroci è ritmato da semafori nevrotici. Aiutiamoci a trovare il tempo, e vedrete che lo troveremo. Gli abitanti del quartiere Santa Rita riscopriranno che cosa vuol dire scendere sotto casa, attraversare la strada senza paura. Saranno rigenerati senza che sia impedito di girare in automobile. Semplicemente, si inverte il soggetto che è al centro delle attenzioni della comunità.

È una rivoluzione? E allora? Ben venga la rivoluzione lenta. Se c'è una cosa che rende difficile vivere in questa società è averla velocizzata troppo. Non voglio un consumatore disattento e nemmeno un automobilista disattento. Non voglio che la macchina - come il telefonino, il fax, il computer - bruci i miei rapporti e la vita sociale di un quartiere perché devo arrivare dieci minuti prima. E a chi mi chiede: come fai a vivere a trenta all'ora? voglio rispondere: vivo meglio.

Presidente Slow Food Internazionale





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Watson

Citazione da: paoloDòCavaj - 10 Gennaio 2012, 11:42:44 AM
A Luca e Watson un grazie di cuore.
Avete fatto un bel servizio x tutti noi.

Certo che Marchionne rischia di non avere un mausoleo come questo...
Diventa banale e troppo facile domandarci se si stava meglio.
Credo che a Torino sia dura: non capisco di che cosa viva la vostra città al di là di cercare di vendere Cultura.
Ma se lo fa bene, come questa, forse c'è speranza?

In italia ci resta poco d'altro


Torino è rinata dopo che si sono svolte le olimpiadi invernali del 2006  (appl)

e questo grazie a LUI, il solito Agnelli, che riuscì non so come a portare una manifestazione internazionale sugli sport invernali in una città che non è situata in monatgna (anche se sono molto vicine)


Però la Fiat non è mai stata quello che oggi si sente sui giornali, non posso dirlo con certezza, ma quella di un tempo penso fosse una società più vicina ai suoi dipendenti...

... forse la vita lavorativa era molto più faticosa, ma l'interesse verso i suoi operai penso fosse molto più reale, non a caso se vai a Fenestrelle trovi due enormi costruzioni che servivano come sanatorio per i famigliari dei dipendenti (scritto così non mi sembra che suoni bene (??))

c'erano le colonie estive al mare ed in montagna, c'erano i regali di natale ai bambini dei dipendenti (questi si che me li ricordo, perchè avevo un cugino che li riceveva, mentre noi avevamo solo il Gesù Bambino, all'epoca non era di moda babbo Natale  (nonso)), e sicuramente c'era minore differenza tra lo stipendio di un dipendente e quello di un dirigente  :(



E poi la Fiat non si occupava solo di automobili, ma era presente in tutti i settori, vedi post delle OGR dove ho inserito l'immagine di un trattore

nel museo si vedono anche i famosi elettrodomestici Fiat, che dicono fossero eterni  ;D

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"non postare" è un pregio se ci si accorge di non avere nulla da dire, ma non tutti se ne accorgono. [Magomerlino]  La vita dura poco, se non giochiamo ora...  Watson nel cuore Gaia felicemente... tra i piedi

Ludo

La mi nonna ha ancora il frigorifero...e funziona....avrà 40 anni minimo (sorpreso)
La stupidità divora facce e nomi senza storia

Watson

Citazione da: ludo1 - 26 Gennaio 2012, 12:24:02 PM
La mi nonna ha ancora il frigorifero...e funziona....avrà 40 anni minimo (sorpreso)

probabilmente all'epoca non conoscevano le leggi del mercato o non avevano visto il video postato da pacifico , neh  (muoio)


Battuta a parte, a volte mi chiedo se è un bene o un male avere dei prodotti che scadono così velocemente....

.. nel senso un'auto vecchia e antiquata come questa  ;), sarebbe ancora sicura in un traffico caotico come quello che abbiamo oggi sulle nostre strade  (?)

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"non postare" è un pregio se ci si accorge di non avere nulla da dire, ma non tutti se ne accorgono. [Magomerlino]  La vita dura poco, se non giochiamo ora...  Watson nel cuore Gaia felicemente... tra i piedi

luigi spino

Citazione da: lucajack2cv - 05 Gennaio 2012, 18:00:47 PM
Mi sa che ognuno c'ha una fiat nei suoi ricordi di famiglia  :)  Mio padre in un momento di floridezza acquistò una 125 che giunse ad autotrasportarmi nei primi anni di vita. Non ho ricordi, anche perchè viaggiavo dentro un cesto di vimini incastrato tra i sedili posteriori e gli schienali anteriori.

Posizionamento che si rivelò provvidenziale poichè uscii illeso da un rovinoso testacoda in cui incorse la mia mamma sull'asfalto viscido che terminò contro un muro  (guid) La 125 nè uscì accorciata di un mezzo metro nella parte terminale, ma sopravvisse ancora qualche anno.  

Seguì l'incauto acquisto di una alfasud vernicita con una sperimentale verniciatura che convertiva il gelo in ruggine che ne decretò la morte all'alba degli anni 80.

Da allora, cioè dalla prima GSA, quasi solo Citroen in casa nostra. Fino ad oggi. Anzi proprio oggi mio padre rottama una malamata Fiat Brava e si regala una nuova C3 Picasso, o così mi pare che si chiami. E ciò conclude la odierna dissetazione fiat/citrò. Ve la presenterò presto!

(felice) Lj




ed ecco lo scoop giornalistico  (post)

ritrovata negli archivi una rarissima foto di Lucajack fanciullo  che, fuggito dalla cesta di vimini, tenta di mettere in moto la macchina di papà  (muoio)



In realtà che è un triucco lo si capisce subito: si vede benissimo infatti che quella non può essere la macchina di papà perché è una 124, non una 125. Per il resto lo scoop avrebbe potuto essere benissimo crediile  (muoio)

(felice)
  in hoc signo vinces

luigi spino

 (sorpreso) triucco??? Oggi devo aver mangiato dei bomboloni avariati. Sto litigando con la tastiera..
  in hoc signo vinces

Watson

Ho praticamente finito l'esposizione delle foto che mi ero prefissato di postare giusto per farvi venire il desiderio di andare a vedere questo particolare  museo privato...

... ricordo che è aperto solo la domenica ed è gratuito, inoltre dovrebbe esserci anche un archivio storico consultabile, ma nelle mie visite non ho pensato di chiedere informazioni, magari la prossima assieme a qualcuno di voi, lo farò  ;)


Posto un'ultima foto del modello della nuova 500 così come lo fecero i primi porgettisti...



nei pannelli c'è spiegato come dovettero modificare lo stampaggio delle portiere per far si che si creasse quella strana formazione (solo che non l'ho fotografato  ;D)


C'è pure un lungo ma interessante documento visivo che fa vedere come costruirono lo stabilimento di Mirafiori, il più grande dell'epoca

penso che la visione potrà affascinare moltissimi bicilindrici, magari ci si apre un 3D se riesco a trovare delle informazioni dettagliate.
W la vita

"non postare" è un pregio se ci si accorge di non avere nulla da dire, ma non tutti se ne accorgono. [Magomerlino]  La vita dura poco, se non giochiamo ora...  Watson nel cuore Gaia felicemente... tra i piedi

Watson

(??) mi sono perso dei passaggi, ma la foto del LJ e quella tuo dello scoop, raffiugurano una 124 o una 125 (??)
W la vita

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luigi spino

è una 124 (quella della foto intendo)
  in hoc signo vinces

Watson

Grazie, per un attimo sono andato in pallone (ma forse non è un'eccezione)

Giusto per chiarirmi le idee e chiarile a chi come me confonde ancora i numeri delle auto Fiat:

da wikipedia

124125

;)

W la vita

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Watson

Tutto quello che volevo scrivere su questo museo l'ho fatto  (su)

mi rimane solo il tempo di postare le ultime foto che avevo in mente di condividere, in particolare le foto di alcuni manifesti pubblicitari presenti al primo piano.


Manifesto sul marchio Fiat con un vecchio modello di inizio secolo





La nuova Balilla con il lato B di una bella signora  ;)




e per finire la pubblicità dei pneumatici pirelli con un balilla in primo piano ed una Balilla sullo sfondo.

W la vita

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Watson

Sempre al primo piano è stato allestito l'ufficio dell'ingenere Giacosa progettista di diverse auto tra le quali la Zero A (dove A stava per Aviazione) poi nominata "Cinquecento" e conosciuta con il nome di "Topolino" nel 1936.

Altri suoi progetti sono la 1400 e la mitica 127 (nel 1971), per l'Autobianchi invece abbiamo al A112.


Altri modelli famosi da lui progettati e di grande successo sono:
la 127(3.730.000 esemplari prodotti),
la "nuova" 500 (3.678.00),
la 600 (2.695.00),
la 128 ( 2.776.00),
la 850 (1.692.00)
e la 124 (1.540.000).




P.S. per i bambini (e non solo) ci sono in tutto il museo moltissimi modellini in grande scala di tutte le vetture prodotte dalla fiat  :)

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