Elias Canetti soggiornò per un certo periodo del 1954 a Marrakech. …lo scrittore sentiva il bisogno di nuove voci, di voci incomprensibili, come quelle che lo avvolsero nella splendida città chiusa dalle sue mura. Vagando per i suk, per le strette vie, per i mercati e le piazze, fra cammelli, mendicanti, donne velate, cantastorie, farabutti, ciechi, commercianti, Canetti, con la sua stupefacente prensilità, capta forme e suoni.----------------------------
Viaggiare non è solo lentezza per percepire il paesaggio nei suoi colori e contrasti.
Quel che conserverò per sempre di Marrakech è il paesaggio umano fatto di suoni, profumi, odori, gesti, occhi, veli, povertà e ricchezze, manufatti e magie, scoperte e misteri.
Leggere le osservazioni di Canetti è stato come ripercorrere quei vicoli, incontrare quelle persone, immergersi in quell’aria densa di significati, contrasti e , per me occidentale, di magie.
Nove euri ben spesi, in questo periodo col 25% di sconto, edizione Adelphi, per chi non l’ha ancora letto.
I SUKC'è aroma nei suk, e freschezza, e varietà di colori.
L'odore, che è sempre piacevole, cambia a poco a poco secondo la natura delle merci.
Non esistono nomi, né insegne, e neppure vetrine. Tutto ciò che si vende è in esposizione.
Non si sa mai quanto costeranno gli oggetti, né essi hanno infilzati i cartellini dei prezzi, né i prezzi sono fissi.
Tutti gli stanzini e le botteghe - venti o trenta o anche più - nei quali si vendono le stesse cose, sono vicinissimi uno all'altro. Qui c'è un bazar per le spezie e là uno per gli articoli in pelle. I cordai hanno il loro posto e così pure i cestai.
Tra i mercanti di tappeti ce ne sono alcuni che stanno sotto grandi volte spaziose; ci si passa davanti come se fosse una città a parte e si viene invitati dentro con grande insistenza.
I gioiellieri sono sistemati in uno speciale cortile, e in molte delle loro strette botteghe si vedono uomini al lavoro. Si trova di tutto, ma sempre in un gran numero di esemplari.
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La borsa di cuoio che cerchiamo è esposta in venti botteghe diverse, ma tutte vicinissime una all'altra.
Là c'è un uomo accovacciato in mezzo alla sua merce. Ha tutto a portata di mano, lo spazio è minimo. Non ha che da sporgersi un poco per prendere una qualsiasi delle sue borse di cuoio; e solo per gentilezza, se non è molto vecchio, si alza in piedi.
Ma l'uomo nello stanzino accanto, pur essendo il suo aspetto del tutto diverso, sta seduto in mezzo alla stessa merce.
Si va avanti così, per cento metri circa su entrambi i lati del passaggio coperto. ... In questa esibizione c'è molto orgoglio. Vi fanno vedere che cosa sono capaci di produrre, ma anche quanto hanno prodotto.
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L'impressione di solidarietà tra questi oggetti, che stanno uniti tra loro e ben separati da tutti gli altri oggetti di diverso tipo, si ricrea nel passante, secondo il suo estro, ad ogni, giro che compie attraverso i suk.
« Oggi vorrei andare per spezie » egli si dice, e un'incredibile mescolanza di odori sale alle sue narici, e 'già si vede davanti le' grandi ceste di pepe rosso.
« Oggi avrei voglia di lane colorate » e già queste, dall'alto, pendono giù da tutte le parti in diversi colori, rosso porpora, blu scuro, giallo oro e nero.
« Oggi voglio andare per ceste e vedere come si intrecciano ».
È sorprendente la dignità che acquistano in tal modo questi oggetti fabbricati dall'uomo.
Non tutti sono belli, sempre di più s'intrufola tra loro robaccia di dubbia provenienza, fatta a macchina e importata dalle regioni del Nord.
Ma il modo in cui sono presentati è ancora quello di una volta.
Accanto alle botteghe dove si vende soltanto, ce ne sono molte altre davanti alle quali si può osservare come gli oggetti vengono fabbricati. Così l'osservatore vede fin dall'inizio come si fanno le cose, e questo lo mette di buon umore. Perché fa parte del nostro desolante modo di vivere moderno l'esser costretti a ricevere in casa ogni cosa bell'e fatta, pronta per l'uso, come uscita da magici e orribili congegni.
Qui, invece, è possibile vedere il cordaio intento alacremente al suo lavoro, e appesa accanto a lui la provvista di corde già ultimate.

In minuscole botteghe schiere di ragazzini lavorano al tornio, sei o sette alla volta, mentre alcuni giovanotti, con i pezzi di legno che man mano preparano i ragazzini, mettono insieme dei bassi tavolinetti.
La lana, di cui ammiriamo i colori luminosi, viene tinta sotto i nostri occhi, e ovunque se ne stanno seduti in circolo dei ragazzini che sferruzzano berretti con graziosi motivi di vari colori.
È una pubblica attività, è un fare che esibisce se stesso insieme all'oggetto finito.
In una società ché tiene nascosto così tanto di sé, che agli stranieri cela gelosamente l'interno delle sue case, la figura e il volto delle sue donne e perfino i suoi templi, questa intensa ostentazione del produrre e del vendere è doppiamente affascinante.
