VIAGGIARE spunti idee riflessioni vissuti occasioni sconvolgimenti by paolon2cv

Aperto da paoloDòCavaj, 26 Gennaio 2013, 08:37:47 AM

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Paolon

FORUM:ormai parte della "Nostra Storia"
Tenerlo in vita, scrivere, collaborare, è anche dire"grazie" a chi lo ha progettato, realizzato, migliorato, difeso in tutti questi anni

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Tenerlo in vita, scrivere, collaborare, è anche dire"grazie" a chi lo ha progettato, realizzato, migliorato, difeso in tutti questi anni

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di: Walter Veltroni
...
Quando noi contemporanei pensiamo all'altrove lo collochiamo oggi fuori dagli spazi conosciuti, da quella terra di cui padroneggiamo con sicurezza i confini, i contorni, i limiti. Quella terra della quale possiamo predire le condizioni metereologiche, che possiamo osservare dall'alto, quella terra che possiamo fare nostra con il click insistito di un mouse che, sulla mappa del pianeta, ingrandisce un luogo e ci porta proprio lì, fino a vederlo e a girare, come vagabondi, al suo interno.

Noi, nella nostra casa, possiamo essere viaggiatori.
I nostri confini attivi, non quelli televisivi in fondo decisi da terzi, si sono fatti infiniti. Possiamo vedere i saliscendi delle strade di san Francisco e le foreste dell'Amazzonia, il deserto fiorito di Atacama e la casa, proprio quella, dove abita una ragazza che corteggiammo un'estate al mare, tanti anni fa.
Un click e quel proclama," Sto arrivando!", si può estendere, avverandosi, ad ogni angolo del mondo.

... Vediamo, ma non sappiamo. Stiamo arrivando, ma non arriviamo.
Perché non è solo la conoscenza superficiale delle cose, divorata frettolosamente, che ci rende felici. No, ci può riuscire solo la massima delle esperienze, quella che unisce ragione e emozione, cuore e cervello. Quella che muta la nostra vita, ci plasma diversi.
Insomma, per vivere sereni, forse felici, dobbiamo sapere e dobbiamo arrivare.
.. sapere e arrivare sono in definitiva la stessa cosa. Non solo l'uno, non solo l'altro.

.... solo le emozioni vissute sono capaci di farci venire voglia di conoscerne altre.
E dunque ricordarle e risentirle costantemente significa innaffiare la vita.
Cioè solo una persona che "sa" può dire con entusiasmo "sto arrivando", perché quel luogo nuovo in cui andrà, deve o vuole andare, alimenterà il suo sapere e la sua voglia di raccontarlo.

... nel tempo della vita Selfie, ... la parola "io" sovrasta ogni altra ed è tecnologicamente inimmaginabile che qualcuno ... stia elogiando il sapere di un altro e non stia annunciando qualcosa di sé.
Chissà se i correttori automatici del futuro diranno che parole come "tu" o "noi" sono inesistenti.

Solo se so posso avere voglia di arrivare e solo se so capisco che non esiste un luogo in cui si arriva, ma solo milioni in cui ci si ferma, in attesa di ripartire.
Perché questo, solo questo, dimostra infallibilmente che siamo ancora vivi o che la vita è ancora dentro di noi. Con il suo soffio che ci dice, fino all'ultimo momento, cerca di sapere, cerca di arrivare. Non fermarti, non morire.
..
E i grandi viaggiatori, da Alessandro Magno a Colombo, agli esploratori del Settecento non univano forse in una sola dimensione il viaggio, il sapere, il raccontare?
I diari di bordo o le descrizioni delle battaglie hanno aiutato a capire, ad esempio, che il "Nuovo Mondo" era nuovo solo per chi non sapeva che esistesse. E che solo la meraviglia dell'incontro fisico, occhi cervello e cuore, ha in definitiva spostato la linea della conoscenza e della filosofia degli umani.
...
Forse "sa" e " Sto arrivando!" sono sinonimi e noi, stupidi, non ce ne eravamo accorti.
" Ognuno, ma proprio ognuno è il centro del mondo". Lo è tanto più oggi perché ora può arrivare ovunque, perché è interconnesso, perché un movimento del mouse abbatte molte barriere, doganali e conoscitive, linguistiche e fisiche.
Eppure... Dico eppure perché .. questa epifania delle possibilità non è poi sicuro che ci renda più felici.

Pensate al nostro rapporto col tempo. La nostra modernità ha conosciuto molte accelerazioni: quella tecnica, oggi impieghiamo la metà delle ore, non di cento ma di trent'anni fa, ad arrivare a Milano, scriviamo mail invece di lettere, ci vediamo attraverso il mondo parlando al telefono, accediamo al sapere senza doverci muovere da casa.
Ma anche l'accelerazione sociale: spariscono mestieri sostituiti dall'automazione e istituzioni come la famiglia, il lavoro, la scuola sono sottoposte a tensioni inedite.
Così cresce freneticamente il ritmo della nostra vita e tutti noi, che pure abbiamo la maggiore possibilità di risparmio di tempo di ogni generazione vissuta sulla terra, sentiamo che dobbiamo sempre correre, che dobbiamo sempre fare più cose e farle in meno tempo.
Se non ci funziona il wifi o la tastiera del telefono è di un secondo più lenta del normale ci sembra che sia una disfunzione intollerabile e trasliamo questa impazienza in ogni comportamento sociale.

Il nostro tempo storico è l'immediato. Non ci interessa il passato e il futuro ci spaventa..
Non siamo disposti ad aspettare, non ci si parli più di progetti o di grandi disegni. Ora, qui, subito.
... l'impossibilità di vivere valori a lungo termine- fedeltà, impegno, lealtà-in una società che si interessa solo all'immediatezza e nella quale le esigenze di flessibilità generalizzata impediscono di intrattenere rapporti sociali durevoli e di provare un sentimento di continuità di sé."
Un'altra sociologa ha definito il nostro tempo, vissuto col computer sempre interconnesso, come quello del "Soli, insieme".

Ed ecco allora, che " Sto arrivando!" assume improvvisamente un altro significato, come se lo leggessimo con un'altra intonazione. Non la rassicurazione eccitata ed emozionata, persino divertita, di chi sta per arrivare con il cuore aperto in un porto nuovo ma la irata e ansiosa confessione di non farcela e la preghiera al destinatario di aspettare, ciò che forse è umanamente meraviglioso ma oggi socialmente inattuale.
Non una possibilità, ma una inadeguatezza. Non l'anticipazione, ma il ritardo.

Il mio IPhone, e io con lui, siamo legati alla memoria. Se un giorno lui perdesse le informazioni che ho inserito ci smarriremmo insieme.
Io ho trasferito là dentro, con assoluta fiducia, un sapere esclusivo, i numeri del telefono che non ho più bisogno di ricordare, gli appunti, la posta, la memoria delle parole che ho scambiato con le persone care.
Lui mi tiene in pugno. Se improvvisamente fosse colpito da una forma di Alzheimer tecnologico sarei perduto.

Ma non è il nostro problema più generale? Non siamo una generazione di umani il cui cervello viene ogni giorno affollato da migliaia di informazioni che ci rendono più consapevoli di chiunque altro nella storia ma allo stesso tempo ci sottraggono il tempo necessario per razionalizzare, sistematizzare, relativizzare? In Fondo per sapere.
"Stiamo sempre arrivando" ma il rischio è quello di smettere di sapere, perché il nostro ippocampo si stanca di tanto cibo e comincia a coltivare progressivamente una specie di anoressia, come un cassetto troppo pieno che comincia a espellere fogli, spesso a caso.

...La memoria è il sapere, individuale e collettivo. Quello che fa sì che, se hai conosciuto Auschwitz, non potrai ma accettare che qualcuno, nella vita e nella storia, si consideri per definizione e identità superiore ad altri.

... Sono il sapere e il viaggiare, il ricordare e lo sperare, l'amare e lo scambiare che fanno la vita meritevole di essere vissuta.
...  E' dunque vero che "ognuno, ma proprio ognuno, è il centro del mondo".
Ad una sola condizione, però.
Sapere che anche tuo fratello, il tuo vicino, il tuo avversario è il centro del mondo.
E cercarli è il solo modo di sapere, viaggiare, arrivare.

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Paolon



 

                     (guid)  ma poi... (bevuta)



(felice)
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Paolon


 

da leggere se lo trovate ancora
Altrimenti chiedetemelo...queste sono solo le prime pagine

(felice)

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Pier Le Blanc

Decisamente interessante questo thread, ricco di spunti e riflessioni sul viaggio e tutte le sue implicazioni. Ho conosciuto gente che viaggiava compulsivamente quasi impossibilitata a fermarsi e altra che non si è mai mossa di casa. Spostarsi non è viaggiare e i veri viaggiatori sono rari.
Se viaggiare fosse sufficiente per diventare dei viaggiatori, gli aereoporti sarebbero pieni di gente affascinante e felice. L'importanza di un viaggio sta nella capacità di vivere che ha maturato l'individuo. Il viaggio rimane sempre e comunque la metafora per eccellenza della vita, il viaggio è necessario se non altro per il ricambio delle immagini, per lustrare gli occhi arricchendoli di nuovi panorami, ma senza elaborazioni il viaggio è inutile. Il viaggio è uno sguardo all'esterno di sè, il viaggio è distrazione, ma il vero viaggio esplora l'interno di sè, come in tanti hanno più volte ribadito. I viaggi migliori spesso si consumano all'interno di quattro mura, esplorando i propri pensieri.
Il viaggio spesso è mitizzato e quindi ben venga anche la sua demitizzazione attraverso queste sagge riflessioni di Huxley che non conoscevo.
Grazie Paolo per averle condivise.     
"Non c'è nulla come la fretta che faccia perdere tempo"
"Non rompere le scatole a chi è felice"

Paolon

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Paolon



un'altro, ma di difficile reperibilità ( forse Libreria Croci sulla rete), meno Tecnico e più Filosofico



la ricerca vale la fatica

    (vecchio)

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nomad


Paolon



Si, "Viaggiare". Ma l'auto di Lui e di Lei sono vissute in modi diversi. Il motore stesso, cuore del sistema, è ascoltato con diverse sensibilità e timori. E la vettura pian piano assume la dimensione di una Creatura, di una "Presenza" importante nella narratologia della famiglia.
In questa terza storia una donna ha un marito insegnante che non sa fare assolutamente niente, a casa, ed è costretta a fare tutto lei. E la manutenzione dell'auto diventa una mezza ossessione.
  (vecchio)

La Plymouth di mio marito ha il parafango sinistro ammaccato, un fanale posteriore rotto e una specie di piccolo sole di incrinature sul finestrino posteriore destro.
Sembra che abbia deciso di consumarla fino in fondo, spremerla come un limone per poi abbandonarla; la tratta come se fosse una creatura da sottomettere.
Come i suoi abiti frusti e le sue scarpe con i tacchi consumati solo da un lato.

Qual è il suo problema? Io ho una Ford, perché sono convinta che sia più facile trovare i pezzi di ricambio. Ha cinque anni, ma sembra nuova di zecca.
Anche il motore è come nuovo; l'anno scorso l'ho fatto pulire con il vapore. Alcuni non sanno neppure che si può fare.
Quando non piove per un po', invece, sui parafanghi dell'auto di mio marito si possono leggere i nomi di decine di studenti della scuola. Per non parlare delle parolacce, delle faccine sorridenti e dei cuori. Dentro ci sono vecchi raccoglitori e riviste sparpagliati sui sedili, e pacchetti di sigarette appallottolati per terra.

La leva del cambio automatico fa un rumore allarmante quando la sposta in posizione di guida, e il motore, una volta spento, ha un lungo ritorno di fiamma.
E poi ha la cinghia allentata, ogni volta che prende una curva stretta si sente un rumore simile a un gemito di cucciolo. Io insisto che dovrebbe farla aggiustare.
«Non puoi trascurare queste cose» gli dico. «Una macchina vale solo il tempo che le dedichi.»

A volte mi sento ridicola. Mi sembra di diventare come mio padre, un uomo pedante e metodico che non mi ha permesso di prendere la patente prima che imparassi a cambiare una ruota.
Comunque so di avere ragione. «E se una volta ci lascia a piedi?» gli chiedo.
«E se mentre stiamo facendo un lungo viaggio si ferma in mezzo a un'autostrada a otto corsie?»
«Ma è un'ottima macchina» dice mio marito.

Però si offende, lo vedo. Sprofonda nel sedile e guida con un polso solo appoggiato sul volante.
La sua guida è sempre da brivido: partenze improvvise, curve secche, fermate brusche.
Ai semafori si rifiuta di mettere in folle. lo sostengo che dovrebbe farlo, ma secondo lui è inutile.
«Che senso ha comperare un'auto col cambio automatico se poi devi lo stesso cambiare di continuo?» obietta.
«E per risparmiare la frizione, ovviamente.»
Lui mugugna qualcosa e riparte con un cigolio. Mi riprometto di non dire più nulla, ma non riesco a evitare una critica silenziosa: quando ci avviciniamo a una curva a cento all'ora, appoggio una mano sul cruscotto per tenermi.

...
Bee canticchiava Star Dust e teneva il braccio penzoloni fuori del finestrino. Percorsi St. Johns Street alla velocità giusta per imbroccare l'onda verde.
Poi, sulla Delmore, prima di svoltare a sinistra, mi si spense il motore. Senza motivo.
«Ma che diavolo? ... » sbottai. Misi in folle e riaccesi. Proseguimmo senza intoppi fino allo stop in Furgan Street, e lì si spense di nuovo. Poi continuò a spegnersi ogni volta che rallentavo.
Sul cruscotto si accendevano allarmanti luci rosse e verdi, dietro suonavano i clacson.
Il piede che avevo sull'acceleratore si mise a tremare.
«Oddio, dev'esserci qualcosa che non va» dissi a Bee.
«Magari sei senza benzina» suggerì.
«Benzina? Come vuoi che sia la benzina, se si riaccende ogni volta. È assurdo!»
Bee mi lanciò un'occhiata ma non disse niente. Ero troppo agitata per scusarmi.
«Senti, devo proprio,andare alla Exxon» conclusi.
«C'è un benzinaio Texaco un po' più avanti.»
«Ma alla Exxon conoscono la mia auto, e poi mancano solo due isolati.»

Il motore si spense di nuovo.
«Grazie al cielo non siamo in autostrada» dissi asciugandomi la fronte con la manica. Avvertii lo sguardo di Bee.
Quando mi fermai alla Exxon il motore ebbe un ultimo sussulto, come un assetato che arriva a un'oasi nel deserto. Balzai fuori lasciando la portiera spalancata.
Entrai di corsa nel garage dove trovai Joel che sotto una Volkswagen sollevata guardava in su e fischiettava con i pollici nei passanti della cintura.
«Joel?» dissi. «La mia auto ha un problema tremendo.»
Smise di fischiare.
«Oh, buon giorno signora.»
«Non può darle un'occhiata?»

Mi segui fuori, al sole. Stavo già meglio, lui era così pacato e tranquillo. Mentre gli elencavo i sintomi, aprì piano il cofano e si mise a toccare qua e là riprendendo a fischiettare la stessa melodia.
«Provi ad accenderla» disse. Io mi sedetti al volante, avviai il motore e lo spensi a un suo segnale. Poi scesi e tornai a guardare sotto il cofano. Osservai le sue lunghe dita ossute, lo sporco rappreso tra le pieghe ne metteva in evidenza ogni particolare. Spostò un cavetto nero.
«È la pompa della benzina?» chiesi. Avevo avuto una terribile esperienza con la pompa della benzina (sto imparando i nomi dei pezzi delle auto nel modo più brutale, come i soldati imparano la geografia).
Ma Joel disse:
«Così su due piedi non capisco. Devo portarla dentro solo un attimo».

Lo riferii a Bee. Lei scese e andammo ad aspettare nel gabbiotto. D'estate l'odore di cuoio era più forte che mai. Mi abbandonai su una delle sedie, chiusi gli occhi e rovesciai la testa indietro. «Scusami» dissi a Bee. « È che quando ho la macchina in panne mi viene un nervoso...»
«Lo sai cosa farei io?» suggerì Bee. «Un corso per meccanici.»
Sgranai gli occhi incredula.
«Sì» insisté, «è quello che ho fatto io quando il prato di casa ha cominciato a farmi impazzire. Sono andata al college a studiare architettura di giardini. E mi svegliavo alle sei ogni mattina per seguire il corso in tv. Ho comperata una macchina per spargere la calce sul...»
«Sì» replicai, «ma con tutto quello che ho da fare...»
«Devi essere coraggiosa! I ruoli non esistono più. Devi fare quello che ti va.»
Ci pensai un minuto.
«Bee» chiesi infine, «dimmi la verità. L'hai fatto perché ti andava o perché sapevi che se no nessun altro l'avrebbe fatto?»
«Hmm?» ribatté, ma intanto aveva preso in mano una rivista e si era messa a sfogliarla distrattamente. Era chiaro che non riteneva importante la domanda.

Dopo qualche tempo entrò Joel pulendosi le mani su uno straccio.
« È il filtro» disse. «Bisogna cambiarlo.»
« È grave?»
«No, se vuole è pronta per le cinque.»
«Posso chiamare mia cognata che ci venga a prendere» propose Bee.
«Ma l'auto» insistei. «Voglio dire, dopo sarà a posto? Non si fermerà più?»
«Certo» rispose Joel.

...

Mi sentivo giovane e sventata, piacevolmente sventata.
Era splendido sapere che alle cinque tutto sarebbe stato in ordine.
La cognata di Bee venne a prenderci con la sua enorme Cadillac viola e mi accompagnò a casa.
...
Mio marito arrivò in tempo per accompagnarmi, giusto giusto però: era appena entrato che già bisognava uscire. Sembrava sorpreso, scoordinato. Guidava ancora peggio del solito.
«Cos'hai detto che è successo? La settimana scorsa la tua automobile mi sembrava in ordine» disse. Svoltò a destra salendo sul marciapiede. A un semaforo passò con il giallo già quasi rosso.

Alla Exxon rallentò guardando cupamente attraverso il parabrezza.
«Aspetta finché mi sarò accertata che sia pronta» dissi. (Queste cose bisogna dirgliele.) Balzai giù ed entrai nel garage dove trovai Joel che faceva girare una ruota. Quando mi vide, sorrise.
«Tutto a posto» annunciò. «Contenta?»
«Certo» risposi. Poi mi girai e feci un cenno a mio marito indicandogli che poteva andare. Lui mi salutò con la mano. Aveva la manica della giacca che sembrava un cartoccio stropicciato. Non so perché, ma vedere la sua piccola auto polverosa che si allontanava nel traffico mi rattristò.
.....
-------------------
«Quando accendo il motore» dissi a Joel, «mi sembra normale. Poi accelero e aspetto quel clic, ha capito quale intendo? Quel clic che si sente quando il motore cambia marcia. Invece non sento niente. E mi pare che il motore sforzi un po', fa un rumore strano, non saprei come spiegarlo.»
«Speriamo che non sia la trasmissione» disse Joel. «Altrimenti sarà costoso.»

Eravamo fermi a un semaforo, guidava lui, per provare il cambio automatico. Era agosto, una giornata molto calda e assolata (il viso di Joel era coperto di sudore e i suoi capelli biondi erano umidi e lucidi), ma non aprii il finestrino. Mi piaceva la sensazione del caldo torrido.

Per tutta la mattina ero stata fredda e nervosa. Mi piaceva che Joel, aspettando tranquillamente che venisse il verde, fischiettasse Let it Be e tamburellasse sul volante con le dita. sue mani, la mia auto sembrava mite e obbediente.

«Spero di non doverla cambiare» dissi.
«No, non si preoccupi» rispose.

Verde. Joel parti subito, ma avevamo una macchina davanti, una vecchietta con una Studebaker che andava lenta come una lumaca.
«Cavolo» sbottò Joel. Cambiò corsia. Ora poté accelerare per bene. Teneva la testa inclinata per sentire il rumore del motore.
«Be'?» disse. «A me sembra che cambi al momento giusto.»
«No, aspetti un minuto... »
Anch'io tendevo l'orecchio, ma non sentivo lo stesso rumore di quando ero da sola.

Prendemmo una strada secondaria in una zona residenziale senza semafori. Joel fermò l'automobile, poi riparti e accelerò quasi fino a cento all'ora, sempre tenendo la testa inclinata. Frenò e mise in folle; le sue nocche si muovevano sotto la pelle come giunti meccanici perfettamente lubrificati. «Proviamo di nuovo» disse.
Il secondo tentativo ci portò alla fine della strada, dove c'era un campo di margherite cosparso di lattine di birra. Joel fermò l'auto e si asciugò il labbro con il dorso della mano.
«Be'...» disse con lo sguardo fisso sul campo.
Dietro i suoi occhi (che erano grandi e azzurri, trasparenti come finestre) immaginavo che stesse elaborando sistematicamente un'enorme massa di dati.
«No» concluse infine e scosse la testa. «Mi sembra proprio tutto a posto.»

In teoria avrei dovuto essere contenta, invece non lo ero.
Quando si trova un guasto, lo si può riparare, poi almeno si è sicuri che per qualche tempo l'auto funzionerà.
Ma se non è stato identificato nessun problema, resta una sorta d'inquietudine...

Sospirai stringendo la borsetta. Joel si girò a guardarmi.
«Mi sa che sto per impazzire» gli confessai sgomenta.
«Ma no...»
«Sto dando troppa importanza a quest'auto. Da qualche tempo non mi fido più nemmeno ad andare in autostrada, non voglio mai allontanarmi troppo dalle stazioni di servizio.
Ho già dovuto rinunciare agli incontri della Lega delle donne elettrici e al mio supermercato preferito. Perfino qui in città, prendo solo le strade in cui ci sono stazioni di servizio. Quelle residenziali mi rendono nervosa.»
«Ma guardi che la sua auto è in ottimo stato» mi assicurò carezzando il volante.
«Non deve avere paura.»

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Paolon

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Paolon








vedremo poi come questa strana dimensione nel Viaggiare si elvolverà..

    (felice)
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Pier Le Blanc

Ricordo di aver letto alcuni romanzi di Peter Handke tipo "Prima del calcio di rigore", "La donna mancina" e qualche altro che adesso mi sfugge. Mi piaceva per quella rarefazione delle cose, quella sospensione del tempo, quell'elogio della lentezza intesa come possibilità di assimilare meglio le cose.
Ma mi ricordo soprattutto della sua collaborazione con Win Wenders con il quale scrisse due sceneggiature importanti come "Gli angeli sopra Berlino" e "Falso movimento, due successi di Wenders.
Di Wenders, in tema con il viaggio, ricordo il film: "Nel corso del tempo" del 1976, uno dei suoi capolavori in bianco e nero. Quando lo vidi rimasi abbagliato, considerandolo uno dei migliori road-movie che avessi mai visto.

p.s. bello il magnete, mi piace.

(felice)
"Non c'è nulla come la fretta che faccia perdere tempo"
"Non rompere le scatole a chi è felice"

Paolon


Certo, PierAngelo

"rarefazione delle cose", quella "sospensione del tempo" è anche questo 3d al suo/tuo 66356  accesso, così denso e solitario: forse proprio come un "luogo Tranquillo"?.

Nella rete c'è una umanità silente, rarefatta,
che, senza sbraitare, legge, pensa e magari lentaMente riflette?


     (felice)

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gio

Non leggo molto......... per pigrizia, per il tempo tiranno, per mille motivi, ma con piacere,mi sono soffermato sulle Vostre riflessioni, da cui non posso che trarre emozioni...... Mi attira il cinema, e ho visto l'anno scorso Nebraska, con la sua storia e il suo magnetico bianco e nero..non ho mai visto il film citato da PierAngelo, di Wenders,  che cercherò in internet........sul viaggio mi ha colpito il film di David Lynch , "Una storia vera" , avendolo come dvd, lo riguarderò stasera, con occhi diversi.

Paolon


                                 



     



     

   (felice)
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Watson

Citazione da: Pier Le Blanc - 09 Dicembre 2014, 16:37:14 PM
Ricordo di aver letto alcuni romanzi di Peter Handke tipo "Prima del calcio di rigore", "La donna mancina" e qualche altro che adesso mi sfugge. Mi piaceva per quella rarefazione delle cose, quella sospensione del tempo, quell'elogio della lentezza intesa come possibilità di assimilare meglio le cose.
Ma mi ricordo soprattutto della sua collaborazione con Win Wenders con il quale scrisse due sceneggiature importanti come "Gli angeli sopra Berlino" e "Falso movimento, due successi di Wenders.
Di Wenders, in tema con il viaggio, ricordo il film: "Nel corso del tempo" del 1976, uno dei suoi capolavori in bianco e nero. Quando lo vidi rimasi abbagliato, considerandolo uno dei migliori road-movie che avessi mai visto.

p.s. bello il magnete, mi piace.

(felice)

Condivido al 100 %  (appl)

aggiungo pure che nella tematica del viaggio oltre a "Nel corso del tempo" e "Falso movimento" c'è un film che trovo un piccolo capolavoro e che è precedente a questi due, "Alice nella città"

in questi film spesso si vedono dei treni che corrono accanto alla strada o che si allontanano l'uno dall'altro con i due protagonisti sui due convogli diversi, non so cosa rappresenti, non sono un critico, ma mi ha sempre affascinato....

... sarebbe bello poterli rivedere magari all'aperto, magari ad un raduno, magari con voi (zz)



Il magnetino non so come mai, ma io c'è l'ho  :P



scusa Paolo(n) per  l'OT  (felice)
W la vita

"non postare" è un pregio se ci si accorge di non avere nulla da dire, ma non tutti se ne accorgono. [Magomerlino]  La vita dura poco, se non giochiamo ora...  Watson nel cuore Gaia felicemente... tra i piedi

Pier Le Blanc


Alice nelle città è un altro, affascinante film di Wenders che vidi anni fa a che sarebbe opportuno rivedere oggi date le lacune sempre più ampie che presenta la mia memoria. Sicuramente cinema e letteratura stabiliscono legami importanti in grado di regalarci doppie emozioni. E il sodalizio Handke-Wenders ne è una delle tante testimonianze proficue.

Legato al viaggio, alla dimensione rallentata del tempo, c'è in questo scrittore e in questo regista anche il tema della solitudine a cui il viaggio fatalmente espone. Solitudine come compagna di viaggio e confronto serrato con il proprio sé. E naturalmente c'è anche il silenzio di cui sono piene le immagini. 

I treni percorrono in direzioni opposte le infinite le linee del viaggio. Arrivano quando noi partiamo, ci avvicinano o ci allontanano da casa. I treni si incrociano sui cammini della polarità come le persone che si sfiorano senza incontrarsi.
Un altro possibile significato simbolico è quello dell'inquietudine, quella che ci fa desiderare di essere su un altro treno, pensando che il proprio corra nella direzione sbagliata. 

Gio, se hai apprezzato Nebraska è probabile che ti piaccia "Nel corso del tempo". E' un film lungo come un fiume, sulla capacità e sull'incapacità di stare da soli, è il viaggio di due uomini che si incontrano casualmente e procedono insieme per un tragitto esistenziale. È un viaggio anche sulle tracce del proprio passato, sui luoghi conosciuti che sono cambiati come è cambiata la nostra vita.

Anche "Una storia vera" di Lynch è un gran film. Se ben ricordo è la storia di due vecchi fratelli che non si vedono da tempo e che vivono lontani finché uno dei due parte, alla ricerca dell'altro, viaggiando attraverso gli States su un lentissimo tagliaerba.

Come diceva Jean Luc Godard: "Il cinema non dovrebbe far vedere solo le cose, ma quello che avviene fra le cose.

Per quel che riguarda questo "Saggio sul luogo tranquillo" credo che potrei aggiungerlo volentieri nel mio elenco di letture possibili, rivisitando un autore che, a differenza di altri, è capace di non scrivere più se si accorge di avere esaurito gli argomenti.

(felice) :) 
"Non c'è nulla come la fretta che faccia perdere tempo"
"Non rompere le scatole a chi è felice"

Paolon

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gio

Voglio iniziare questo mi post, con un grazie di cuore a Paolo ....prima di aprire il forum ho scritto questo mio pensiero, che condivido con voi...
ho rivisto "Una storia vera ", era lì da tempo nella mia videoteca, come,  quasi dimenticato...
rivedendolo a nudo delle sensazioni che si sono affacciate in me penso sia riuscito a cogliere, da questo fatto realmente accaduto, quella semplicità , ...... quell'inno alla semplicità ed alle cose semplici della vita che tante volte ci sfuggono. 
L'importanza della famiglia, di chi ti è vicino, della natura, sia ammirata che ascoltata, ....del silenzio.
Un pensiero è arrivato anche alle nostre bicilindriche, nate come per un uso "contadino", tra le impervietà  della strada e quel lento andare ...come per il protagonista del film, che usa il suo trattore -tagliaerba, per recarsi dal fratello..

PierAngelo e Watson grazie per i suggerimenti delle pellicole proposte ...., si ho apprezzato "Nebraska", per il racconto, per l'immagine incantevole del suo bianco e nero, e ricordo con molto piacere il finale,  di cui ovviamente non parlerò .........è da vedere tutto sino all'ultimo fotogramma.
Peccato non sia al momento a mia disposizione......
Cercherò....."Nel corso del tempo".....voci sulla pellicola mi erano arrivate, ma non ho avuto l'occasione di vederlo.
Ok che sia un film lungo come un .....fiume.....come una vita.....ma all'incantevole e seppur lungo (per rimanere in tema) "ll grande silenzio" di Philip Groning, pellicola che ho trovato poetica e che narra dei ritmi rallentati della vita .......pur se rimasto nell'assoluto silenzio ......mi ha visto attento ad ogni frame.
Non ho mai visto neppure Alice nella città .
Di Wim Wenders ho Buena vista social club e Paris texas.....anche quest'ultimo parla di un viaggio.

Stasera, mi riguarderò un'altro film di viaggio:  "Into the wild" di Sean Penn,...... le storie vere mi hanno sempre affascinato, ricordo che il protagonista abbandona amici e famiglia per un viaggio, portando un messaggio di libertà e amore...... in viaggio alla ricerca della libertà estrema....come lo è un po' per noi con le nostre autovetture....
Leggo dalla trama....."Happiness only real When Shared" : la felicità è autentica solo se condivisa.

p.s. Trovo molto bella l'idea di vedere delle pellicole ad un raduno......Una storia vera, il grande silenzio, buena vista social club, paris texas, into the wild, avendoli come dvd se dovessero essere utili .....più che volentieri


Ecco finiva qui,
dopo aver letto l'ultimo post di Paolo,  grazie alle nostre passioni,  io  trovo quel "Posto tranquillo" , costruiamo, sogniamo e speriamo , condividendo con gli altri , quella pace di cui ogni uomo ha bisogno....e rammentando le sue parole...nella rete c'è una umanità silente, rarefatta, che , senza sbraitare, legge, pensa e magari lentamente riflette....grazie ancora per aver acceso l'interruttore.
Ormai si è fatto tardi il film lo vedrò domani, vado a letto coinvolto dalle parole del racconto.

Skassamakkinen

Domandona da un milione di dollari:
ma qual è, per ognuno di noi, il nostro posto tranquillo?
La fretta è spreco.
Spreco, è ciotola spaccata che non avra MAI riso.

Paolon




     



                                               

segue  (felice)
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Tenerlo in vita, scrivere, collaborare, è anche dire"grazie" a chi lo ha progettato, realizzato, migliorato, difeso in tutti questi anni

Paolon

E qui avviene che l'immagine di un fuoco, di una spiaggia, di un fuoco sulla spiaggia ravvivi la speranza che qualche cosa di diverso possa ancora avvenire.

Il gioco della vita e dei suoi sentimenti si riaccende all'idea di un "Luogo" ove tutto questo possa accadere o quantomeno rendere possibile.

Quasi che le nostre ore abbiano un significato più profondo se vissute in un preciso "Posto" meglio se "Tranquillo".


   

                                   





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Watson

Grazie per la spiegazione sui treni  (abbraccio)

Falsche Bewegung

Citazione da: Skassamakkinen - 12 Dicembre 2014, 23:38:01 PM
Domandona da un milione di dollari:
ma qual è, per ognuno di noi, il nostro posto tranquillo?

il posto dove ti senti in pace con te stesso.... e non è sempre lo stesso, ma cambia nel tempo, per me una volta era la mia 2cv.

(felice)
W la vita

"non postare" è un pregio se ci si accorge di non avere nulla da dire, ma non tutti se ne accorgono. [Magomerlino]  La vita dura poco, se non giochiamo ora...  Watson nel cuore Gaia felicemente... tra i piedi

Paolon

             











                                                                                                         

Fine
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