La mia Giallina

La mia Giallina
Storia di ricordi e d’amore in 3 parti

La nascita

All’inizio era solo un piccolo pensiero nella mia Mente.
Spesso mi fermavo a guardare fuori dalla finestra, in quelle giornate grigie ed interminabili caratterizzate da una nebbiolina sottile e da una pioggia piccola piccola ma insistente, che penetrava dappertutto.
La mia mente pero’ era a colori, dei colori di tutti quegli LP che facevamo capolino in bella mostra sullo scaffale appena sotto al Piatto, all’Ampli, all’equalizzatore.
Lei aveva inziato ad entrarmi dentro, la pensavo spesso, sempre di piu’, in preda a quella frenesia tipica della gioventu’, che non dava tregua, che non dava scampo.
Quando arrivo’ il giorno quasi non me ne accorsi. Ero in piedi dietro a mio Padre, che seduto alla scrivania appose sul Documento quella famosa firma, e Lei nacque.
Da qualche parte, in qualche luogo, Lei inizio’  a crescere.
Forse in quel momento era solo un piccolo pezzo di ferro, ma poi piano piano prese forma.
Dopo  un po’ era gia’ appoggiata sulle sue ruote, circondata da fili, nuda ma gia’ bella, gia’ conscia che la sua vita stava per inizire.
E poi venne il gran giorno : Le fu calato quel vestito che la ricopri’ per intero, e di colpo anche lei si ritrovo’a colori, di un bel giallo canarino, Si guardo’ un attimo intorno con imbarazzo, e penso’ : ma cosa ci faccio qui, le altre sono tutte verdi azzurre, beige, e mio ritrovo cosi’ sgargiante.
Fu solo un attimo, e poi capi’ che era stata creata cosi’ perche’ era speciale, perche’ era felice di essere viva, di essere allegra.
Quando usci’ alla luce del sole vide per la prima volta il mondo che la circondava, e tante sorelle uguali a lei ma anche tante altre molto piu’ grandi.
Non si senti’ mai inferiore o diversa, anzi, da orgogliosa qual’era guardo’ tutte le altre con un’aria di sfida. Si fermo’ in un posto che le aggradava e pazientemente aspetto’.
In una calda mattina di Luglio le appoggiarono un foglio sul vetro, e lei da curiosa com’era non pote’ fare a meno di leggere : Novara – Italia !!!!
Fu terrore puro : ma dove vado ? Ma che posto e’ ? Non parlano nemmeno francese ? Ma perche’ proprio a me !!!
Il viaggio per lei fu molto triste. Vide passare tanti posti e luoghi e nomi che lei appena nata gia’ doveva lasciare : addio a quelle persone che camminavano frettolose  con quello strano pane in mano, addio a quella lingua cosi’ musicale, a quelli notti illuminate da fari gialli.
Quando raggiunse la sua destinazione era sempre piu’ triste : l’orizzonte era piatto, piccoli insetti volavano tutt’intorno minacciosi, e fu lasciata in un garage un po’ buio assieme ad altre sorelline.
La prima notte passo’ insonne : la altre, piu’ smaliziate, dicevano : domani verranno a prenderci. Speriamo bene !!!
E sorse il sole : il garage inizio’ ad animarsi e la piccola Giallina guardava le persone entrare, scrutandole, pensando : chissa’ chi mi prendera’.
Vide passare persone curiose, famiglie con bambini, gente dall’aspetto distinto, ma quando vedevano il suo colore subito dirottavano verso le altre piu’ sobrie.
Ormai era gia’ rassegnata quando verso la fine della mattinata vide lui : era uno spilungone magro magro, con dei curiosi informi capelli lunghi, occhiali da sole e Jeans a zampa d’elefante.
Lui la guardo’, poi parlo’ con un signore in tuta ed alla fine le si avvicino’, sorridendole.
Quel sorriso le fece capire che la sua attesa era finita, e che da li in poi sarebbe sempre stata con lui.
S dimentico’ cosi’ di quel posto con I fari gialli, di quel pane cosi’ curioso, ed inizio’ ad ascoltare quella lingua nuova, ogni tanto cosi’ incredibilmente uguale a quella di casa sua, e parti’ con lui verso la sua nuova avventura.

La vita

Ero in piedi appena dietro a mio Padre che stava apponendo su di un Documento la Sua Firma, ma ancora non riuscivo a crederci !!!
Da quel momento Lei sarebbe stata mia. Dopo averla sognata per mesi, dopo averla immaginata, voluta, agognata, finalmente il grande passo era stato fatto.
Da quel momento qualcosa era scattato nella mia mente, un qualcosa simile a quello che provano I padri quando nasce un Figlio. Mi sentivo gia’ legato a quell’auto, e sapevo che adesso, da qualche parte in Francia, Lei aveva iniziato a nascere.
Me ne tornai a casa con in mano quel Documento, ma quasi non percepivo quello che c’era intorno a me. Non sentivo quello che mia Madre mi chiedeva, rispondevo come un automa, si oppure no, talmente era la gioia che provano in quel momento.
Per sere e settimane intere, nel letto prima di addormentarmi, leggevo e rileggevo quel documento che diceva che prima o poi Lei sarebbe arrivata da me.
Con gli occhi chiusi, prima di addormentarmi, pensavo : dove sara’ ?
I giorni e le settimane passavano lentamente, troppo lentamente per me.
Ogni squillo di telefono mi faceva sobbalzare : quando rispondevano I miei genitori cercavo sempre di ascoltare sperando che fosse la Citroen, ma era sempre qualcun altro.
Alla fine un po’ mi ero scoraggiato, e pensavo : ma cosa Le sara’ successo, perche’ non arriva, dove sara’ andata ?
Vuoi vedere che per sbaglio l’hanno mandata da qualche altra parte ?
Ed adesso chissa’ quando arrivera’ ?
Quel giorno, mi ricordo perfettamente, mio Padre era al lavoro e mia Madre in cortile.
Il telefono suono’, io alzai la cornetta, e come in un sogno dall’altra parte sentti dire : “ Buongiorno, e’ la Citroen. La sua auto e’ arrivata “.
Io biascicai qualcosa tipo “ Grazie “ , con la gola secca, le mani tremanti ed una eccitazione diffusa per tutto il corpo.
Lei era arrivata, e quasi non potevo crederci !!!
Quella notte praticamente non dormii, sapendo che il giorno dopo mio Padre mi avrebbe accompagnato a vederla.
In realta’ un piccolo dubbio lo avevo ancora : ero rimasto d’accordo con la Citroen che quando arrivava avrei scelto il colore : ero indeciso tra il verde e l’azzurro, riproponendomi di decidere al momento vedendole dal vero.
Quella mattina cercai di sistemare al meglio quell informe matassa di capelli.
Mi misi I Jeans piu’ belli, quelli a zampa d’elefante, e gli occhiali scuri che portavo di giorno ed anche di notte ( erano da vista !!! ).
Entrai in Citroen in punta di piedi. Il Capofficina era gia’ li, mi vide e mi accompagno’ subito in officina, dicendomi : guarda, sono arrivate azzurre, verdi, beige, ma c’e’ anche un bel giallo !!!
Quando La vidi non ebbi piu’ dubbi : dimenticai in un attimo gli altri colori, perche’ quel giallo era bellissimo, splendente, abbagliante, un po’ uguale alle copertine di tanti Lp che avevo, colorato come la mia mente.
Sorridendo mi avvicinai a Lei, e chissa perche’, per una frazione di secondo ebbi l’impressione che mi guardasse con quei suoi occhioni.
Mi accomodai al posto di guida, guardandomi in giro, prendendo confidenza con quello strano cambio, e finalmente portai la mano all’avviamento, girai la chiave e Lei parti’ : vibrava un po’, e quel suo battito sembrava proprio in unisono a quello del mio cuore.
Quando uscii dalla rampa e mi immersi nel traffico ero la persona piu’ felice di quensto mondo.
Era il 1975, e Lei sarebbe rimasta con me per sei lunghi, bellissimi, indimenticabili ed irrepetibili anni.

L’addio

Lei rimase con me per sei lunghi, bellissimi, indimenticabili ed irrepetibili anni.
Furono gli anni della mia gioventu’, dei miei amori, delle amicizie vissute intensamente, delle notti passate a chiaccherare di tutto.
A quell’epoca ero veramente “ nomade “, e tutti ed ovunque avevano preso a conoscermi come “ quello della macchina gialla “, quasi ignorando il mio vero nome.
Ancora oggi, a quasi cinquant’anni, se dalle mie parti qualcuno vuole far capire ad altri chi ero dice : “ Mai dai, non ti ricordi, era quello della macchina gialla ? “.
I sei anni erano passati anche per Lei.
Alla porta adesso bussava mio fratello, fresco fresco di patente.
Quale migliore occasione per la mia giallina se non finire nelle sue mani piuttosto che in quelle di uno sconosciuto.
Ritornai nuovamente alla Citroen, e questa volta la scelta cadde su di una di un bel Beige, ma questa volta senza poesia, senza emozioni.
Mi costo’ separarmi da Lei, ma tutto sommato continuavo a vederLa, a sentirne il suo rumore quando mio fratello tornava tardi la notte.
Tempo dopo, a sua volta, mio fratello se ne separo’, e solo in quel momento, solo a quel punto capii veramente quanto l’avevo amata.
L’ho poi rivista un paio di volte parcheggiata per le vie della mia citta’, Ed ogni volta mi sono fermato, per guardarla, quasi a sfiorare le sue curve con la mia mano.
Non c’ero quel giorno in cui ritorno’ polvere, pero’ ho sempre voluto credere che in quel momento la sua anima ed il suo spirito si librarono in aria e furono trasportati verso il suo Paese natio, verso la sua lingua cosi’ musicale e verso quelle notti illuminate da quei fari gialli.

Oggi posso affermare una sola cosa : io le ho voluto tanto, tanto bene !!.

Aspes