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Salviamo il mondo

Aperto da luigi spino, 25 Febbraio 2010, 13:52:13 PM

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ALMAURI65

Citazione da: Riccardo64 - 08 Marzo 2013, 18:43:08 PM
mi hanno clonato l'avatar!  ;D


  (stupid)  Je suis désolé ...... non pas que je l'ai fait exprès!

CIAO  (abbraccio)
..........dai gas !!

Marchino

tranquillo, tutto bene  ;D
(felice)

COIO3

Arriva la stagione calda, l'erba comincia a seccare, le pecore son troppe per il poco pascolo rimasto, e gli uomini organizzano una festa cruenta.


Hanno gia scannato i becchi che mangiano, mangiano e niente producono, e adesso rosolano, rosolano e profumano la spianata dell'ovile.

Stanno tosando le pecore, le spaventano e loro si ritirano a mucchio, e ci si buttano sopra e afferrano i primi quarti posteriori che capitano a tiro, e le rovesciano ai piedi del beccaio barbiere.

E fra le cosce del beccaio la pecoraccia accenna a scalciare come volesse saltare un fosso, ma le dita dell'uomo torcono il lanoso vello, e la bestia capisce chi e' che comanda, e rovescia gli occhi lontano da quelle mani che sente addosso.

Una striscia alla volta, disordinatamente, il manto lanoso viene via, il beccaio apre le cosce e la pecora nuda scappa via e si spinge nel mucchio dove continuano a rifugiarsi le sorelle spaventate.

Il beccaio si disfa della lana, la raccoglie tra le braccia e la lancia nel mucchio che cresce in altezza alle sue spalle, poi l'avambraccio passa sulla stempiatura rossa di sole e bagnata di sudore.


"Sono sporche" osserva una ragazza adolescente, e parla delle pecore ancora vestite.

"Le pettino ogni mattina, ma poi vanno per prati ..." la canzona il beccaio.


Gia, penso, le femmine son sporche, e i maschi son morti.




Billy Idol

Billy Idol - Sweet Sixteen



(gatto) Mimmo.
Whatever Works ;)

COIO3

Un muro corre lungo tutto il fianco del podere,  un muretto basso a pietre sovrapposte tenute assieme da un'antica malta ormai ricoperta da muschio grigio d'estate e verde d'inverno.

Dietro al muretto una fila ininterrotta di alastra cresciuta ad altezza d'uomo, e l'uomo stesso che ne osservasse la vegetazione polverosa e affilata ci penserebbe due volte a violare il limitare.

Un palo era stato piantato al tempo del fascio aprendo un varco nel muretto, e tanti altri pali erano stati piantati lungo il sentiero adiacente al muro, e tante altre volte nel tempo i pali erano stati cavati e ripiantati sempre dentro gli stessi vecchi buchi.

Niente e nessuno avrebbe potuto impedire che si aprisse il varco nel muro, e quel varco divenne l'accesso al podere, e col tempo sul palo comparve una berretta da prete metallica smaltata di bianco a cui si avvito' una lampadina che rimaneva sempre accesa, notte e giorno fino al giorno in cui si fulminava e allora rimaneva spenta, notte e giorno fino al giorno in cui qualcuno appoggiava la scala al palo e avvitava una lampadina nuova.

Ancora al tempo del fascio all'altezza del varco fu tirato su a pietre e cemento un parallelepipedo abitabile, e dietro al fusto del palo una mano di donna ormai morta mise a dimora un gelsomino d'inverno che continua a fiorire anno dopo anno.

Sopravvenuta la democrazia e il decoro, tra la casa e il palo della luce trovo' luogo una vasca seminterrata alimentata da un filo d'acqua perenne, e dentro la vasca vennero accasate due anguille, e dietro la vasca un bavano di terracotta smaltato di bianco e picchiettato fitto fitto di colore verde alastra come ci fosse grandinato sopra, e sopra al bavano una fontanella d'ottone con una margherita a cinque petali, in numero uguale ai petali del singolo fiore del gelsomino d'inverno.



E' tarda primavera e la casa e' tornata abitabile una volta risistemati i canali sul tetto a forza di braccia addomesticate i cui tendini gonfiano piu' dei muscoli, senza versare argento, recuperando coppo a coppo e rubando tempo tra semina e raccolto.

Il bavano e' scomparso e la margherita s'e' fatta bruna e bruna e' la schiena di un uomo seminudo che sistema un bacile di plastica sotto la margherita e inarca la schiena una vertebra alla volta fino a sollevare al cielo gli occhi chiusi mentre il filo d'acqua riempie lento il bacile.

Insapona e risciaqua le parti brune esposte, fin dove arrivano le mani, poi vuota il bacile al piede del gelsomino, poi riempie di nuovo e si avvia dentro casa, poi ritorna fuori e nuovamente vuota il bacile sotto al gelsomino.

Un donna risale dall'orto, ha le braccia nude e brune e magre, una treccia di cipolle rosse a sinistra e la destra a chiudere una grembiulata di pomodori gialli di zolfo, anche i suoi tendini gonfiano piu' dei muscoli, anche a lei non lega carne addosso.

Si salutano di testa, risparmiano sul fiato ma si parlano con gli occhi, poi l'uomo si libera del bacile e si carica di meta' del raccolto.

E' tardo pomeriggio e soffia da occidente e l'aria e' fresca e lucida e lontano verso sud si sente scrosciare il bosco di pini assediato dall'erica arborescente, poi per un istante l'aria si ferma e il bosco tace mentre dal fianco brullo del monte scende uno scampanio di greggi affamate.

Il rincospermum si attorciglia al palo e si allarga sulle lamine del calicotome, e profuma da togliere il senno.

Poi torna a soffiare, e lontano dietro le alastre un vociare scalmanato di piccoli selvaggi che litigano dopo essersi bersagliati a pietrate, maschi e femmine come Dio li ha fatti.




Zucchero

Zucchero - Madre Dolcissima




(gatto) Mimmo.
Whatever Works ;)

Watson

E' sempre un piacere leggerti, mi dispiace non essere più capace a risponderti  (abbraccio)

Firework - Kiki's Delivery Service
W la vita

"non postare" è un pregio se ci si accorge di non avere nulla da dire, ma non tutti se ne accorgono. [Magomerlino]  La vita dura poco, se non giochiamo ora...  Watson nel cuore Gaia felicemente... tra i piedi

COIO3

Non devi dispiacerti, se scrivo i miei pensieri in forma di racconto lo faccio proprio perche' non desidero risposte, un racconto puo' avere un filo conduttore, ma se scritto in un certo modo puo' anche offrire mille chiavi di lettura, e offrire molte chiavi di lettura e' un modo, neanche tanto onesto, di tappare la bocca la proprio prossimo  ;D


Il mio pensiero, ma forse e' solo una pia illusione, e' che vi sia stato nei tempi passati un periodo in cui sia stato possibile vivere in serena ma decorosa indigenza.

E nutro la speranza che, per quanto male debbano andare le cose, ci sia perlomeno concesso di tornare a una serena indigenza, in cui si rispettano i boschi e si pascolano le greggi, in cui si rispetta l'acqua allo stesso modo in cui si ripetta la vita, e che pur lavandosi meno e conseguentemente puzzando di piu' si possa tornare ad accoppiarsi e riprodursi con sacro e genuino furore  (appl)


Solo che detto cosi' sembra davvero povera cosa (nonso)



(lingua) Mimmo.
Whatever Works ;)

Watson

non desidero risposte...


"un racconto può avere un filo conduttore,
ma può offrire mille chiavi di lettura"
(post)





Si è fatto un poco chiaro.
Passi affrettati mi sfiorano.
I primi.
Si allontanano.
Altri ancora.
Il crepitare delle mitragliatrici si estende a una catena ininterrotta.
Sto per voltarmi un poco e cambiar posizione, quand'ecco qualcosa ruzzola giù – un tonfo nell'acqua – un corpo pesante è cascato nella buca, addosso a me...
Non penso, non decido, colpisco pazzamente, sento che il corpo sussulta, e poi si affloscia e s'insacca: quando ritorno in me, ho la mano bagnata, viscida...
L'altro rantola.
Ho l'impressione che urli, ogni suo respiro è come un grido, un tuono, ma sono soltanto le mie arterie che battono.
Vorrei tappargli la bocca, riempirla di terra, pugnalarlo ancora: deve tacere, mi tradisce; ma sono già tanto tornato in me, e sono ad un tratto così debole, che non posso più alzar la mano contro di lui.


E' giorno, un mattino chiaro e grigio.
Il rantolo continua.
Io mi tappo le orecchie, ma poi subito riapro le mani, perché altrimenti non odo più gli altri rumori.
La figura dinnanzi a me fa un movimento.
Trasalisco ed involontariamente guardo da quella parte.
E i miei occhi rimangono fissi, come se fossero inchiodati.
E' un uomo con un paio di baffetti; la testa gli pende da un lato e posa inerte sul braccio a metà piegato.
L'altra mano preme il petto, nero di sangue.


Il silenzio diventa lungo e vasto.
Io mi metto a parlare debbo parlare.
Mi rivolgo al morto e gli dico:

"Compagno, io non ti volevo uccidere.
Se tu saltassi un'altra volta qua dentro, io non ti ucciderei, perché anche tu fossi ragionevole.
Ma tu eri per me solo un'idea, una formula di concetti nel mio cervello, che determinava quella risoluzione. Io ho pugnalato codesta formula.
Soltanto ora vedo che sei un uomo come me.
Allora pensai alle tue bombe a mano, alla tua baionetta, alle tue armi; ora vedo la tua donna, il tuo volto, e quando ci somigliamo.
Perdonami, compagno!
Noi vediamo queste cosa sempre troppo tardi.
Perché non ci hanno mai detto che voi siete poveri cani al par di noi, che le vostre mamme sono in angoscia per voi, come per noi le nostre, e che abbiamo lo stesso terrore, e la stessa morte e lo stesso partire...
Perdonami, compagno, come potevi tu essere mio nemico?
Se gettiamo via queste armi e queste uniformi, potresti essere mio fratello, come Kat, come Luca.
Prenditi venti anni della mia vita, compagno, e alzati; prendine di più, perché io non so che cosa ne potrò mai fare."


Fabrizio de Andrè- La guerra di Piero

Erich Maria Remarque - Niente di nuovo sul fronte occidentale
W la vita

"non postare" è un pregio se ci si accorge di non avere nulla da dire, ma non tutti se ne accorgono. [Magomerlino]  La vita dura poco, se non giochiamo ora...  Watson nel cuore Gaia felicemente... tra i piedi

Paolon


Grazie a Salby per la segnalazione
E l'articolo merita, a mio avviso,  la pubblicazione




Premio Siani 2013, in viaggio
con la Mehari per la legalità

di Geppino Fiorenza
 
NAPOLI - Qualche anno fa ebbi la ventura di accompagnare Tullio De Mauro, all'epoca ministro della Pubblica istruzione, nella villa confiscata a Totò Riina, a Corleone, per ospitare una scuola agraria. Visibilmente commosso , toccandosi il volto, disse: «Certo per "loro" sarà uno smacco vedere entrare "questa faccia"» - somigliantissima a quella del fratello Mauro.

E così sarà, per la camorra, il 23 settembre prossimo, quando per le strade di Napoli tornerà a girare la Mehari, l'auto di Giancarlo Siani, così simbolicamente simile a lui, aperta, giovanile, dinamica, ritrovata grazie a Michele Caiazzo, ex sindaco di Pomigliano e utilizzata durante le riprese di «Fortapàsc», il film di Marco Risi, prima di essere poi collocata, l'anno prossimo, nella piazza della Legalità, allo snodo della tangenziale di Via Caldieri, per volontà del Comune di Napoli e della Quinta Municipalità, secondo il progetto vincitore di un concorso internazionale.
Ed ecco che tutti saremo «In viaggio con la Mehari».

Infatti lunedì prossimo, dopo la deposizione di fiori alle Rampe Siani, alle 9.30, con il sindaco Luigi de Magistris, il presidente Stefano Caldoro, il presidente della Provincia Antonio Pentangelo ed altre autorità, l'auto, guidata di volta in volta da personalità conosciute del mondo della cultura, del giornalismo, della giustizia, partirà da Piazza Leonardo e farà tappa al Liceo Gianbattista Vico, a Piazza Dante, alla Questura e al Teatro San Carlo, per giungere, intorno alle ore 12.30, in via Chiatamone.

Qui, nella ex sala della Rotativa del Mattino, l'auto sarà accolta dal direttore Alessandro Barbano e dagli ospiti del convegno sul contrasto alle mafie che, in ideale concomitanza con il viaggio della Mehari, si sarà svolto nel corso della mattinata nella Sala Siani.

... L'auto «sosterà» nella sede del Mattino anche il 24, il 25 ed il 26 settembre, dove piccole delegazioni di studenti, ben motivati, che abbiano lavorato sui temi della legalità, accompagnati dai loro docenti, saranno accolte intorno alle ore 9.30, per incontrare direttore e giornalisti, per assistere a proiezioni, discutere, fare domande e proposte, conoscere «Ossigeno per l'informazione» sui giornalisti di oggi, minacciati dalle mafie, per illustrare progetti e percorsi realizzati.

La Mehari si sposterà successivamente al Pan, Palazzo delle Arti di Napoli, in Via dei Mille 60, per iniziativa di Nino Daniele, assessore alla Cultura del Comune di Napoli, d'intesa con le colleghe di giunta Annamaria Palmieri ed Alessandra Clemente, con Libera, il Coordinamento dei familiari delle vittime e la Fondazione Polis.

Al Pan gli incontri mattutini degli studenti con esperti, scrittori, giornalisti sono previsti nel mese di ottobre nei giorni 1, 4, 7, 9, 11 e 15. ... Info ai numeri 081 7968801 e 339 5450788.

Giancarlo è un esempio e un amico per le giovani generazioni, con il suo gusto per la scrittura, l'inchiesta, l'esuberanza, la voglia di vivere, che lo fa sentire agli studenti quasi come un fratello maggiore.
Nel suo nome non si celebra una retorica commemorazione, ma si rinnova un impegno a favore di tutti i giornalisti minacciati, sotto ogni latitudine e di tutte le vittime innocenti di criminalità, per la verità e la giustizia.

MATTINO
martedì 17 settembre 2013 - 15:27   Ultimo aggiornamento: 21:20
FORUM:ormai parte della "Nostra Storia"
Tenerlo in vita, scrivere, collaborare, è anche dire"grazie" a chi lo ha progettato, realizzato, migliorato, difeso in tutti questi anni

salbifulco

errata corrige: la segnalazione è di scanner  (felice)
sdeghedè sdeghedè

Paolon

FORUM:ormai parte della "Nostra Storia"
Tenerlo in vita, scrivere, collaborare, è anche dire"grazie" a chi lo ha progettato, realizzato, migliorato, difeso in tutti questi anni

Paolon

FORUM:ormai parte della "Nostra Storia"
Tenerlo in vita, scrivere, collaborare, è anche dire"grazie" a chi lo ha progettato, realizzato, migliorato, difeso in tutti questi anni

COIO3

Ho la disperante sensazione che per salvare il mondo sia strettamente necessario che qualcuno ci lasci le penne  (muro)


Ho la disperante sensazione che il mondo non voglia essere salvato, le pagine di qualunque libro di storia sono letteralmente intrise di sangue e il mondo continua a somigliare a se stesso.


Forse ciascuno di noi e un mondo a se, forse il modo migliore di salvare se stessi e' continuare a respirare e non volere il sangue di nessuno.



Mimmo.
Whatever Works ;)

Paolon

Ho la disperante sensazione che per salvare il mondo sia strettamente necessario che qualcuno

... si senta responsabile anche di questi nostri morti, di questa Mehari che girerà per l'Italia con noi semplici distratti osservatori ?

Mi aspettavo qualcosa di più, anche dai Club citronici.

Ma sembra che vada bene così, allineati in questa silenziosa immobilità che lascia ad altri decidere della nostra vita  (nonso)

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Marchino

Paolòn, onestamente... cosa ti aspettavi?   (nonso)

premesso che già a leggere come è andata la storia del povero giornalista
si potrebbe avere da dire ma comunque, onore a lui e tanto di cappello
ma...

(?)


Paolon


Non ti capisco, cerca di essere più ESPLICITO....

Nel mondo citronico ci sono realtà come i "Bambini del Deserto", sottoscrizioni nei raduni per cooperative di aiuto, coperte per i terremotati......

Si tratta poi di una MEHARI di un giovane 26enne ucciso da mafia che girerà l'Italia......

(nonso)
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COIO3

Citazione da: PaoloDòCavaj - 21 Settembre 2013, 22:15:27 PM
Mi aspettavo qualcosa di più


Considerato che parli di fatti di sangue suppongo ti saresti aspettato qualcosa di piu' truculento, e sono lieto di servirti, perche' una pallottola in fronte non e' la cosa peggiore che possa capitarti, puo' anche accadere che ti entrino in casa e si portino via i membri della tua famiglia, maschi e femmine indifferentemente, e che te li restituiscano dopo qualche tempo, definitivamente sconciati per il resto della loro esistenza.


Vuoi salvare il mondo (??) accomodati  ;D 


Tu ne hai motivo e occasione piu' di me, la malavita organizzata non ha piu' niente da spremere dalle mie parti, ci hanno sconciati per il resto della nostra esistenza, adesso tocca a voi che ancora avete soldi, adesso e' voi che si mangiano vivi, io lo so, tu lo sai, lo sanno tutti quelli che si prendono la pena di guardare un qualche programma di denuncia alla TV.


Tra l'altro anche tu hai 2 cilindri a disposizione  ;)



il mondo e' piccolo...



(felice) Mimmo.
Whatever Works ;)

Marchino

premesso che non mi sembrava aver letto che avrebbe girato l'Italia
ma semplicemente riportarla nel punto da dove era partita prima che
poi arrivasse dove hanno ucciso il giornalista ma...
scusa ma cosa dovrebbe fare il "mondo citronico" e che c'entra un fatto
di camorra con le raccolte per beneficenza tipo "i bambini del deserto"?

Skassamakkinen

Qui c'è il caso di un Eroe dei giorni nostri che ha combattuto contro la Camorra.
Guardacaso, come destriero, aveva scelto una bicilindrica Citroen. 

Posso dire? Una manifestazione di bicilindriche Citroen la troverei gravemente fuori luogo.

Si celebra l' anniversario della morte di un Eroe. Non il fatto che aveva una Mehari.

Ciò non toglie che, in separata sede, se qualche club decidesse di fare ogni anno un Raduno al 25 settembre dedicato a Siani, mica sarebbe una brutta idea...   Purchè le cose siano distinte.
La fretta è spreco.
Spreco, è ciotola spaccata che non avra MAI riso.

Paolon

Citato da: PaoloDòCavaj su Ieri alle 22:15:27
Mi aspettavo qualcosa di più

COIO risponde
Considerato che parli di fatti di sangue suppongo ti saresti aspettato qualcosa di piu' truculento

Ma scherziamo.... mi aspettavo un maggiore interessamento alla vicenda da parte dei duecavallisti.

Per quel che mi riguarda non mi sono mai tirato indietro quando c'era da battersi per legalità, democrazia e questioni sociali.... ma non ho pronto un curriculum così fatto

Di fatto un programma esiste, l'auto girerà l'Italia .... e va bene così.

E scusatemi se ho disturbato il forum per il mio "furore apostolico" da neofita



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Marchino

boh, premesso che quello che ho letto qui sul forum si tratta di far ripercorrere
a senso inverso il viaggio fatto dalla Mehari con il giornalista fino ad arrivare nel
cortile del giornale dove lavorava e poi verrà esposta da altra parte...
ma non capisco cosa intendi per l'interessamento alla vicenda da parte dei due
cavallisti ne cosa c'entri il battersi per legalità, democrazia e questioni sociali...

tantomeno perchè tu ti debba scusare per il "furore apostolico" da neofita  (nonso)

abbiamo ricordato la Mehari appartenuta ad un giovane giornalista che ci ha
lasciato le penne per aver scritto degli articoli contro la camorra...
ok, sicuramente lo ammiriamo per il coraggio (forse anche un pelo di incoscienza)
e lo ricordiamo nel 25esimo anno dall'omicidio ma non capisco cosa si dovrebbe
fare  (?)

COIO3

Io invece mi sarei aspettato un maggiore interessamento da parte della classe politica, invece la politica se ne strafotte di queste cose, e proprio per questo ti consiglierei di tirarti indietro all'occasione, perche' la politica e' la massima espressione dell'agire comune che come nazione siamo in grado di esprimere, e non sarai cosi' ingenuo da pensare che il singolo riesce a sconfiggere o domare una organizzazione criminale.


Il singolo puo' dare del camorrista al camorrista e farla franca, essenzialmente perche' la posizione del camorrista ne esce comunque rafforzata, pero' se dai del camorrista a una figura istituzionale allora il piombo te lo sei proprio andato a cercare, e' l'intera nazione che ti viene a sparare.


Penso che l'equivoco nasca dal fatto che hai usato il 3d "salviamo il mondo", forse avresti dovuto utilizzare un contenitore a carattere politico, o anche avresti potuto commemorare in amarcord.


Io ribadisco che versare sangue per salvare il mondo e' un istanza per me inaccettabile, resta da vedere se per te risulta accettabile che io possa pensarla diversamente da te, se davvero poi la pensiamo diversamente.


Non ti scusare, non mi disturba se scrivi, semmai mi infastidisce il tuo tentativo di ingenerare in me sensi di colpa, come se il mio scrivere ti avesse offeso, non ti volevo offendere; difficilmente offendo, e non e' questo il caso, in conseguenza di cio' difficilmente mi lascio vincere dai sensi di colpa, e in ogni caso mi hanno creato bello bastardo, sicche' non ti scusare, e' tempo perso  ;D



(felice) Mimmo.
Whatever Works ;)

Skassamakkinen

Oh Paolo!
Non fare come mì nonna, che c'ha 98 anni e capisce quello che capisce! :)
Volevo solo dire che, nonostante la presenza di una Mehari, non vedo niente di Citronico da associare
alla commemorazione di ciò che è stato. Parere mio. Dopo..  boh, facciano tutti quel che meglio credono.

Nun t' arrabbià! Che la vita l'è già dura 'bbastanza. (su)
La fretta è spreco.
Spreco, è ciotola spaccata che non avra MAI riso.

Paolon

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Paolon


http://video.repubblica.it/edizione/napoli/saviano-guida-la-mehari-di-siani/140744/139281

Nel video:

23 SETTEMBRE 2013
Saviano guida la Mehari di Siani
Roberto Saviano alla guida del Citroen Mehari a bordo delal quale il 23 settembre 1985 venne assassinato il giornalista del Mattino Giancarlo Siani. Alla staffetta partecipano anche don Luigi Ciotti, Giovanni Minoli, magistrati e giornalisti

(Anna Laura De Rosa)

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Paolon

Da Repubblica, oggi

Saviano sull'auto di Siani
"Riparte tutto, anche Napoli"
A Napoli la "staffetta della legalità" a bordo dell'auto del giornalista del Mattino ammazzato 28 anni fa dalla camorra
di CONCHITA SANNINO



"Io, al volante della Méhari di Siani per far ripartire anche la speranza"

Aspettava questo momento forse per sanare una vecchia ferita, è sceso apposta dal quinto piano, accompagnato da un nipote. Ha quasi ottant'anni, Antonio, è solo un cittadino, si piega letteralmente sul volante della Mehari in cui Giancarlo Siani, un giornalista di soli 26 anni, si accasciò sotto il piombo della camorra. E la bacia, senza trattenere la commozione.

La Mehari, un simbolo di legalità

"Io mi ricordo tutto, anche se è passata una vita e sono vecchio ormai.
Mi ricordo il rumore dei colpi, quella figura di giovane ripiegato in avanti, senza vita.
Mi ricordo lo spavento. La gente che scendeva nel buio della piazza e non riusciva a crederci che la camorra era arrivata a sparare perfino nel quartiere borghese, che si riteneva al sicuro.
Non credeva che si potesse uccidere un bravo ragazzo a quel modo, solo perché faceva il cronista, eppure marginalizzato, precario, del Mattino".

La staffetta della legalità

Era il 23 settembre del 1985, le nove di sera, in piazza Leonardo, nel cuore della Napoli collinare.
Ventotto anni dopo, brilla un sole acceso quando una pattuglia di testimoni antimafia si concentra nel nome di Giancarlo sotto casa sua.
E tutti insieme - un passo indietro il sindaco, il governatore, tutte le autorità -  insieme con suo fratello Paolo Siani, riprendono in mano quell'auto verde, scoperta, scanzonata che intanto è stata recuperata dall'altra parte del mondo e la fanno tornare a girare per la città e in mezzo ai ragazzi, le ridanno benzina, vernice, una direzione e soprattutto vita.
Una staffetta alla guida, tesa ed emozionata, accende il Siani Day.

Il pm D'Alterio: "Ricordo la sua indipendenza"

Prima tappa: la conduce Roberto Saviano. Seconda tappa: guida don Luigi Ciotti, e poi il procuratore Armando D'Alterio (il pm che ottenne la condanna per esecutori e mandanti) mentre la Mehari raggiunge il liceo classico "Vico" , e poi guida il giornalista Giovanni Minoli, e poi Alfredo Avella presidente del Coordinamento vittime innocenti della criminalità e la giornalista del "Mattino" Daniele Limoncelli.

"Ho il cuore a mille - riesce a dire Saviano, circondato da molti giovani  -  E' uno di quei giorni in cui sono felice nella mia città".
Il saluto tra lui e il sindaco Luigi de Magistris è veloce e appena gelido, il primo cittadino sottolinea che "Napoli è la città della legalità e la ripartenza della Mehari di Giancarlo ne è l'ennesima dimostrazione".

Ma oggi non ci sono divisioni, solo una priorità: il riscatto civile, il coraggio di non voltarsi dall'altra parte e di chiamare le cose col loro nome, questa è la storia di un ragazzo che sapeva fare il cronista solo nel solco dei fatti, per quanto pericolosi.

"E' stato bellissimo - continua Saviano - molto emozionante guidare la Mehari.
Sembra che tutto possa ripartire nel nome di Giancarlo.
Ho sentito una sorta di empatia, di gratitudine anche con la famiglia di Giancarlo Siani.
Per me essere qui è soprattutto un omaggio alla sua memoria e alla sua famiglia.
E' a loro che dedico questa giornata.  

Per dieci anni, Paolo suo fratello e i suoi familairi, hanno custodito la verità, hanno subito piste false, diffamazioni, miopia.
Tutti tendevano ad allontanare lo spettro camorra per dire no, no è una ingenuità.
Chissà cosa ha pestato, che ambienti ha frequentato.

Loro hanno resistito, la verità è arrivata dopo dieci anni e questa Mehari che riparte è di tutti, ma io la dedico a loro perché per me sono l'esempio che ha difeso la verità di Giancarlo".

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Paolon


da LIBERO 3 ore fa

Camorra: Saviano, riaccendere l'auto di Siani significa continuare il suo lavoro

23/09/2013

Roma, 23 set. (Adnkronos) -

"Riaccendere la Me'hari mi sembra permettere che il lavoro di un ragazzo, che il lavoro fatto bene di un ragazzo, fatto talmente bene da procurargli una condanna a morte, non si interrompa con la sua morte. Capire, ricercare, comprendere, raccontare, vivere, questo non e' stato possibile fermarlo.
E oggi riparte".

Lo afferma in un suo articolo sul quotidiano La Repubblica, Roberto Saviano che oggi si mettera' alla guida della Citroen a bordo della quale il giornalista anti-camorra Giancarlo Siani fu ucciso il 23 settembre 1985.

Lo scrittore racconta perche' ha accettato di essere il primo a riaccenderla:
"Quella 'spiaggina' per la prima volta verra' di nuovo messa in moto e io siedero' dove molte volte si e' seduto lui.
Tocchero' il volante che Giancarlo Siani ha toccato.
Per me e' piu' che un onore".
E aggiunge: "L'idea di sedermi al volante della sua Me'hari mi procura ansia ed emozione".

Sottolinea come "riaccendere la Me'hari, ripartire, e' il piu' bel dono che Paolo Siani possa fare non solo alla citta' di Napoli, ma al paese intero.

Riaccendere quell'auto allegra, che permette al vento di venirti in faccia, che non mette barriere tra il dentro e il fuori, e' un dono fatto a un paese che per dieci anni non si e' comportato bene.
Che per dieci anni ha dimenticato la vita di un ragazzo, che per dieci anni ne ha banalizzato la morte, che per dieci anni ne ha minimizzato il lavoro".

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Paolon


Giancarlo Siani, il ricordo. Don Ciotti:
«Era archeologo della verità».
Saviano: «Ho il cuore a mille»


A 28 anni dal suo omicidio per mano della camorra, oggi il giornalista del Mattino Giancarlo Siani, sarà ricordato da chi ha intenzione di portare avanti il suo esempio di ricerca della verità.   

Stamattina, proprio lì dove fu ucciso, sarà fatta ripartire la sua auto simbolo, la Mehari.

Intanto, prima dell'inizio di una vera e propria staffetta, don Luigi Ciotti ricorda Siani.
«Amava la ricerca della verità, era un archeologo della verità, scavava sempre in profondità, non si fermava mai in superficie - ha detto don Ciotti - e cercava di fare emergere le contraddizioni.
Quello che per lui era importante non era solo la denuncia ma anche cercare di leggere quali erano le cause, i meccanismi di molte forme di marginalità e di cosa alimentava la criminalità camorrista».

È un Roberto Saviano molto emozionato quello che ha guidato la Mehari, auto simbolo di Giancarlo Siani, il giornalista del Mattino ucciso dalla camorra esattamente 28 anni fa.

Accolto dagli applausi degli studenti del liceo Vico, Saviano ha detto:
«È stato bellissimo, emozionante guidare la Mehari.
Sembra che tutto possa ripartire nel nome di Giancarlo.
Ho sentito una sorta di empatia, di gratitudine anche con la famiglia di Giancarlo Siani.
Per me essere qui è soprattutto un omaggio alla sua memoria e alla sua famiglia».

«Mentre la guidavo sentivo il cuore a mille - ha aggiunto Saviano - durante tutto il tragitto ho pensato oltre che a Giancarlo anche al fratello Paolo e alla famiglia perchè loro in questo momento sono il simbolo reale della possibilità della ripresa.
Per dieci anni hanno custodito la verità, hanno subito piste false, diffamazioni, miopia.
Tutti tendevano ad allontanare lo spettro camorra per dire no, no è una ingenuità.
Chissà cosa ha pestato, che ambienti ha frequentato.

Loro hanno resistito, la verità è arrivata dopo dieci anni e questa Mehari che riparte la dedico - ha aggiunto - in qualche modo a loro perchè per me loro sono un esempio, l'esempio che ha difeso la verità di Giancarlo».
IL MATTINO
lunedì 23 settembre 2013    - 09:33      Ultimo aggiornamento: 11:44
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Paolon

da Repubblica , Oggi

Io, al volante della Méhari di Siani per far ripartire anche la speranza"
Oggi si rimette in moto la Citroën a bordo della quale il giornalista anti-camorra fu ucciso il 23 settembre 1985.
Saviano racconta perché ha accettato di essere il primo a riaccenderla

di ROBERTO SAVIANO

"Io, al volante della Méhari di Siani per far ripartire anche la speranza"

Quando uccisero Giancarlo Siani, il 23 settembre 1985, avevo compiuto sei anni il giorno prima. Non ricordo nulla di quella morte, non conservo alcuna immagine, eppure dalla vicenda di Giancarlo Siani tutta la mia vita è stata segnata.
Non per quello che si potrebbe credere, cioè cercare di imparare da un cronista coraggioso che viene ammazzato da ragazzo.

La mia vita è stata segnata dal coraggio della famiglia, dalla resistenza e dalla dignità di chi gli era accanto. Da tutto quello che è venuto prima e dopo il suo omicidio.
La dignità di un cronista che lavora, da abusivo, cioè da non assunto, come corrispondente da Torre Annunziata per il Mattino, e che arriva a occuparsi di camorra non perché si dedichi a inchieste sui clan, ma perché raccontando il suo territorio incontra il potere criminale.

Un potere che 28 anni fa come ora pervade ogni cosa: politica, spesso magistratura, spesso forze dell'ordine, impresa.
Una penetrazione capillare, totale.

Giancarlo Siani viene ucciso il 23 settembre 1985 alle nove di sera sotto casa sua al Vomero, in piazza Leonardo. Stava rientrando a casa dalla sede del Mattino di via Chiatamone, dove da poco era stato trasferito. I proiettili lo raggiungono nella sua  Citroën Méhari ed è lì che il suo corpo viene trovato, subito dopo l'assassinio. La notizia arriva al Mattino già alle 22.00 e i colleghi di Giancarlo si precipitano in piazza Leonardo perché sperano che la notizia sia falsa, che ci sia stato un errore. Nessun errore e nessun malinteso, Giancarlo Siani è lì, la testa sul volante della sua Méhari.

Oggi la Méhari, quella Méhari, riparte.
Quella "spiaggina" per la prima volta verrà di nuovo messa in moto e io siederò dove molte volte si è seduto lui. Toccherò il volante che Giancarlo Siani ha toccato.
Per me è più che un onore. L'onore ha a che fare con la ragione, in questo caso, invece, non è solo la ragione che mi rende orgoglioso, ma il sentimento. Di questo voglio ringraziare Paolo Siani, il fratello di Giancarlo, che ha voluto che fossi io il primo a riaccendere la macchina.

Quando fu ucciso, Giancarlo Siani, non fu immediatamente riconosciuto per quello che era e che ora sappiamo essere, ovvero un ragazzo di 26 anni caduto per la verità.
Non andò così.
Una moltitudine di cronisti, una moltitudine di persone che all'epoca aveva nomi e voci ma che ora è rimasta una codarda moltitudine senza volto, pensava fosse impossibile che la camorra potesse prendersela con un "ragazzino" e non con quei cronisti in prima linea e in prima pagina, con quelli che ogni giorno sul fronte di guerra raccontavano cosa accadeva nelle strade e nelle segrete stanze della camorra.

In più una parte degli inquirenti trovava insopportabile il pensiero che un giovane giornalista, che da poco aveva avuto accesso alla sede centrale del Mattino, venisse considerato pericoloso, più pericoloso di loro.
Si innescò un meccanismo assurdo per cui si provava addirittura invidia di quella morte.

E come spesso accade, anche la società civile fece la sua parte: furono in molti, come dice Paolo Siani, a voler allontanare la camorra dalla morte di Giancarlo Siani per derubricarla come un inciampo, una sorta di ingenuità. "Ha sbagliato a dare una notizia", "Si è imbattuto in cose troppo più grandi di lui".

Tra le congettura ce ne fu una che prese forma di inchiesta e che fu protata avanti per anni.
La più assurda e dolorosa, la più diffamante, in cui hanno profuso le proprie energie diversi magistrati, su cui un giornalista locale ha creduto addirittura opportuno scrivere un libro.
La tesi era questa: Giancarlo Siani, frequentando un bordello di via Palizzi, si sarebbe imbattuto in un magistrato o un politico e per questo l'avrebbero ucciso, per evitare che potesse creare problemi a quel potente.
A parte l'idiozia sulla quale si era costruito un castello di carta, c'era anche un sottile - nemmeno tanto - intento diffamatorio nel descrivere Giancarlo Siani come un abituale frequentatore di case chiuse.
Lo si accusava di essere finito in un giro ambiguo "di droga e puttane" che nulla c'entrava con la denuncia e con la ricerca della verità. Spesero tempo e soldi sulle tracce di due prostitute
di Torre Annunziata, cercando di far ricordare loro se fossero state o meno con Giancarlo Siani.

A raccontarlo ora tutto questo sembra assurdo, eppure non immaginate per quanti anni questa infamia, questo fango ha pesato sulla memoria di Giancarlo e sulla sua famiglia.

La fidanzata di Siani si sottrae a ciò che in quegli anni viene detto e scritto su Giancarlo.
Su di lui non si poteva dire che fosse un camorrista né un corrotto, era un ragazzo ucciso molto giovane, che veniva da una famiglia per bene.
E allora l'unica arma che aveva chi voleva gettare discredito era insinuare nella sua giovane vita la presenza del vizio o una morte dovuta a ingenuità. Vizio e ingenuità mettevano al riparo chi era in vita dal sentirsi responsabile, dal dover cambiare la propria di vita, dal dover prendere posizione.

Conoscere, dedicare del tempo per capire, armarsi di coraggio o come diciamo noi al Sud, "cacciare le palle".
Parlare invece di vizi, droga, bordelli, prostitute o, nella migliore delle ipotesi, di ingenuità, è un modo per prendere distanza. È il modo che Napoli ha di mettere distanza tra sé e ciò che è scomodo affrontare.

Napoli non è una città accogliente. Napoli non è una città buona. Ma una città feroce e cattiva. Crudele con i suoi figli.
Non tutta, naturalmente, lo dimostra il fatto che Paolo Siani ha avuto in questi anni degli alleati: i suoi alleati sono stati gli studenti. Ecco c'è una parte del territorio napoletano che ha delle risorse incredibili, ed è spesso la parte più giovane, quella meno politicizzata, quella che ha ancora dei sogni, molti sogni, aspirazioni, ambizioni che nessuno è riuscito ancora a distruggere.

Vorrei in queste righe, mentre l'idea di sedermi al volante della sua Méhari mi procura ansia ed emozione, ripensare ai dieci anni in cui il padre, la madre, il fratello, la fidanzata di Giancarlo hanno dovuto ascoltare tutte le idiozie che venivano diffuse anche dagli inquirenti. Ripensare a quegli anni che hanno preceduto l'arrivo del giudice Armando D'Alterio, prima che gli amici più stretti, i giornalisti più vicini, suggerissero la strada giusta, e, cioè che Giancarlo fosse stato ucciso per un articolo e non per un vizio o un'ingenuità.

A condannarlo a morte furono quelle 4.000 battute pubblicate sul Mattino il 10 giugno del 1985, in cui avanzava l'ipotesi che l'arresto di Valentino Gionta fosse il prezzo pagato dai Nuvoletta per evitare una guerra con il clan di Bardellino.
A condannarlo a morte furono le ricerche che stava facendo sulla ricostruzione che seguì il terremoto, il grande business degli appalti che aveva rimpinguato le tasche di dirigenti politici, imprenditori e soprattutto camorristi.

Frigidaire fu l'unico giornale nazionale a fare un'inchiesta su Giancarlo Siani, fece addirittura una pagina grafica dove c'era raffigurato il sindaco con la fascia tricolore con su scritto il mandante. Il giornale fu ritirato da tutte le edicole.
Vale la pena ricordare che nessun quotidiano dopo l'omicidio di Siani pensò di approfondire le ragioni di quella morte, nessuno sul piano nazionale si occupò della vicenda. A nessuno sembrò una morte legata alla camorra. Sembrò a tutti una punizione su cui non valeva la pena di indagare.

Riaccendere la Méhari, ripartire, è il più bel dono che Paolo Siani possa fare non solo alla città di Napoli, ma al paese intero.

Riaccendere quella "spiaggina", quell'auto allegra, che permette al vento di venirti in faccia, che non mette barriere tra il dentro e il fuori, è un dono fatto a un paese che per dieci anni non si è comportato bene.
Che per dieci anni ha dimenticato la vita di un ragazzo, che per dieci anni ne ha banalizzato la morte, che per dieci anni ne ha minimizzato il lavoro.

La Méhari che riparte è il contrario del rancore, il contrario di un legittimo sentimento di vendetta che Paolo Siani potrebbe provare.

La Méhari che riparte è la vittoria della possibilità di raccontare.

Io non credo più da tempo nella possibilità di cambiamento di una città, di un territorio così incattivito anche in quelle che dovrebbero essere le sue parti sane, le sue parti migliori.
Credo però negli individui, in quella singola ragazza, in quel singolo ragazzo, in quella persona che si sottrae, che non diventa crudele, che non si lascia mangiare dai giudizi facili.
Che non arriva a invidiare persino la morte di una persona.
Credo nel professionista che facendo bene il proprio lavoro sa che sta cambiando le cose in meglio.

Riaccendere la Méhari mi sembra questo: permettere che il lavoro di un ragazzo, che il lavoro fatto bene di un ragazzo, fatto talmente bene da procurargli una condanna a morte, non si interrompa con la sua morte.

Capire, ricercare, comprendere, raccontare, vivere, questo non è stato possibile fermarlo. E oggi riparte.


(felice)
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COIO3

Citazione da: PaoloDòCavaj - 21 Settembre 2013, 22:15:27 PM
Ma sembra che vada bene così, allineati in questa silenziosa immobilità che lascia ad altri decidere della nostra vita  (nonso)


Mi sembra che peggio di cosi' non potevi fare, trincerato in questo muto dinamismo che rimanda o riporta parole scritte o dette da altri.


Se davvero l'argomento ti stesse a cuore avresti spremuto un po' le meningi e tirato fuori qualche parola tua, per l'occasione, invece, lasciameli contare ... hai infilato sei post uno dietro all'altro senza dire nulla, niente di niente.


Io continuo a pensare che avresti potuto commemorare altrove, e mi faccio l'idea che spiattellare 6 post uno dietro l'altro sia il tuo modo di farmi capire che dici quello che vuoi,  quante volte vuoi e dove vuoi  ;D


Padronissimo, solo mi domando se fosse davvero necessario sconcicare un morto ammazzato per cavarti questa bella soddisfazione  (nonso)  non e' che... per caso... niente niente (??)


Totò - Questa è la vita - Anatema a te.avi



(scara) Mimmo.
Whatever Works ;)

Paolon

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