Il mondiale di Ale

Eccomi tornata alla normalità.
Non posso fare a meno di scrivere qualche pensiero riguardante il Mondiale 2cv che si è svolto in Repubblica Ceca, il mio primo mondiale, un’esperienza che non credo di poter riassumere in qualche frase, ma che comunque, proverò a mettere per scritto.
Partiti alle quattro di notte da Pisa, avevamo l’appuntamento con Mirco, Marta, Fabio e famiglia, e Alberto, successivamente, alla carovana “Cavalli Bradi” si è aggiunto Pacifico. Il raduno era già iniziato. Sì, perché seppure avessimo ancora circa 800 km da fare per raggiungere l’ippodromo di Most, l’atmosfera di gioia e di ilarità la faceva già da padrona. Dopo diciotto ore di viaggio, con la stanchezza che si faceva sentire ormai da molti chilometri, siamo giunti a Most.
Ci ha accolto una 2cv dai mille colori posta su un piedistallo che ci indicava gli ultimi metri da fare e, vista l’ora tarda, tantissimi fari gialli che salutavano i nuovi arrivati. Essendo ormai notte, facevamo fatica a distinguere le varietà di deuche che avevano invaso i campi adibiti per l’occasione a campeggio, ma già ci era facile capire l’atmosfera di gioia che caratterizzava quell’incontro: Birre, canti, stati diversi accomunati dalla stessa passione, colpi di clacson dalle più svariate sonorità, balli, risate, bandiere delle proprie nazioni issate su gazebi e niente confini: l’Italia confinava con la Spagna e l’Olanda.
Una bella atmosfera di tolleranza, quasi utopica.Il giorno dopo tutto è apparso più nitido: Quei colori che la sera prima avevo solo immaginato, si mescolavano davanti ai miei occhi in un’immensa distesa d’erba che faceva da sfondo. Facevo fatica a non sbarrare gli occhi dallo stupore ogni qual volta mi girassi o da una parte o dall’altra.
In ogni piazzale vi erano persone che brindavamo coi loro calici di birra, e a “Little Italy” la festa è continuata ininterrottamente, giorno e notte. Vi erano discoteche improvvisate, utilizzando grosse casse attaccate alle piccole latte Citroen, amache issate fra due bicilindriche , concerti rock e blues, e da una certa ora in poi musica “disco” che raccoglieva i ragazzi (e non solo) di tutta Europa.
Il palcoscenico dell’ippodromo di Most, che fino a pochi giorni prima era vuoto, adesso mostrava il suo spettacolo: migliaia le protagoniste, 2cv colorate e sgargianti accanto ad altre sporche e più sobrie, non vi era quella più bella, ognuna rappresentava una storia, lo spirito di colui che l’aveva da sempre, o anche solo da pochi mesi.
A differenza dei raduni locali, questa è stata un’occasione maggiore per conoscere gente di nazionalità diversa, con la quale non vi è stato troppo difficile comunicare seppure non ci fosse comunanza linguistica, amicizie che si perderanno quasi sicuramente, altre che probabilmente rimarranno solo una raccolta epistolare, altre ancora solo una fotografia sbiadita dal tempo, ma ciò che conta davvero è il ricordo e le emozioni che hanno trasmesso.
Infine che dire… un ringraziamento anche alle nostre piccole latte, che hanno sopportato noi, e i molti chilometri fatti e in particolare un saluto speciale a coloro con le quali ho passato le ore di viaggio, fra cui la mia “Gigiona”, la “222” di Mirco, la “Pacifica” di Pietro, la “Lolly” di Ferdinando e Ida, la “Chiquita” di Fabio e famiglia, quella di Alberto de Roma personalizzata durante l’incontro con quadratini bianchi e neri, e l’Acadiane di Benni che ha dovuto sopportarmi per qualche centinaia di chilometri.
Arrivederci al prossimo Mondiale, anzi no! Che dico! Arrivederci al prossimo incontro…

Alessandra