Ciao Tony, ammiro la generosità in cui ti spendi per commentare questi temi difficili sul forum dove, ormai, a me sembra che prevalga una certa stanchezza e che i post siano sempre più rari.
In effetti il concetto di razza, meglio definibile un tempo che non oggi, si riferisce esclusivamente alle caratteristiche fenotipiche degli individui, cioè a quegli aspetti biologici che li differenziano in rapporto alle loro origini geografiche. Il concetto di razza andrebbe oggi comparato e sottilmente distinto da quello di etnia, stirpe, specie ecc.
Oggi, con la globalizzazione, l'immigrazione e gli aereoplani che hanno accorciato le distanze, le “razze” stanno sempre di più perdendo le loro accezioni in nome di un nuovo meticciato in cui tutti, forse, finiremo di diventare “marroni”. Questo con buona pace di chi teme la scomparsa della razza bianca.
Il problema è che il concetto stesso di “razza” finisce di essere equivocato e considerato come sinonimo di razzismo.
Oggi, nella parola razza si ravvisa , dal mio punto di vista esagerando, un'implicita intenzionalità di stampo razzista così come dire negro al posto di nero è considerato insopportabilmente offensivo. Anche rivolgere una galanteria a una donna viene ormai immediatamente assimilato a un possibile atto di oltraggio o di molestia a prescindere. E poi conteggiamo al rialzo il numero dei femminicidi. Viviamo tempi irascibili e confusi.
Tempi in cui le soluzioni dei problemi sembrano sostituite dalla necessità di omaggiare il politicamente corretto, non perché si ritenga che il linguaggio sia importante, ma per accusare subito il prossimo che non vi presta fede assoluta.
Il politicamente corretto è la schiavitù del momento dove le cose vengono strumentalizzate abnormemente solo per tirare acqua al mulino delle proprie tesi.
Il politicamente corretto è diventato quindi una specie di dittatura e questo, soprattutto per demerito della sinistra che ne ha fatto quasi una bandiera, forse per mascherare il vuoto di idee che l'ha snaturata nel tempo.
Adesso qui, in questo dibattito, vedo che anche Obelix, che di sinistra non è, se la prende con le parole, sottolineando la perentoria necessità di bandire quelle non politicamente corrette dal manifesto di cui a inizio thread.
Sarei anche d'accordo, in linea di principio, se non avessi, per l'appunto, la sensazione che questo manifesto, addirittura inteso come refuso globale, venga a sua volta usato sul piano della polemica facendo magari passare per razzista chi l'ha scritto.
In definitiva penso che spaccarsi il capello sul concetto di razza sia una questione secondaria e che accapigliarsi per i politicamente corretto o scorretto sia più facile che dimostrare di non essere animati da intenzioni razziste.
Inoltre, per rispondere a Coio3, io non nutro livore alcuno e non sono arrabbiato con lui, soggetto che considero molto abile per la fantasia letteraria con cui dipinge i suoi interventi.
Questo non significa che sia sempre d'accordo con quanto dice. Per esempio, a me sembra che una certa incapacità politica nel risolvere i problemi sociali non sia imputabile soltanto alla parte politica che lui avversa.
Sono abbastanza anziano per essere stato testimone di molta realtà italiana e, in quanto a distanza tra propaganda facilmente esibita e inconcludenza pratica, i due antagonismi di destra e di sinistra si sono tutto sommato equivalsi nel tempo.
In quanto alla disaffezione per i raduni, caro Tony, capisco quanto pesino le dipartite dei nostri affezionati amici, ma per lo spirito che li animava e, finché ce la facciamo, credo che il modo migliore, per onorarne il ricordo, sia proprio quello di continuare a partecipare ai raduni, vivendo quell'ambiente che loro amavano e che hanno contribuito a farci amare.
