Una storia di Dyane e d'amore ... che bello l'amore ai tempi della Dyane ... :
Io, la Titta e la neve
Ora che i cinquant’anni sono abbondantemente alle spalle, inizio a fare un po’ di fatica a ricordare.
Anzi, in realtà mi sembra di ricordare le cose meglio di come me le ricordavo prima, solo che I ricordi, per chissà quale strana ragione, sembrano essere tutti belli, malinconici, struggenti, e mai dolorosi.
Sarà l’età’, oppure solo che con il passare del tempo i ricordi tendono ad affievolirsi, ed a lasciarsi ricoprire da quella patina del tempo che rende tutto più bello.
Mi ricordo che sicuramente era il mese di Gennaio, e che il periodo Natalizio era ormai alle spalle.
Come tanti altri giorni stavo andando in cortile, per mettere in moto la Giallina.
Era martedì, e come tutti I martedì, finalmente quella sera sarebbe stata la nostra sera, mia e della Titta.
Tante volte avevo pensato :
“ Chissà perché proprio i genitori della mia ragazza devono avere un Bar ? “.
Comunque, per fortuna, esistevano I martedì, giorno di chiusura, e quella era diventata la nostra sera.
Quella mattina, appena sbucai in cortile, ebbi la prima sorpresa : una neve leggera aveva inziato a cadere.
Scrollai le spalle, pensando : “ Che cosa vuoi che sia, tra un po’ si trasformerà in pioggia “.
La Giallina, come spesso accadeva, non ne voleva sapere di partire, e lo fece solo dopo aver ricevuto una bella spruzzata d’etere direttamente nel filtro, scoppiettando e saltellando.
La strada che portava a Novara era ancora pulita, però, guardando attraverso il lunotto, la Giallina alzava una polvere bianca, che in realtà era neve.
Io, come sempre, avevo una gran fretta, e il mio piede schiacciava tutto l’acceleratore, fino in fondo.
Intravedevo I visi di chi era sorpassato, increduli, quasi spaventati, e forse ne avevano ben ragione.
L’incoscienza in quegli anni era la mia regola.
La mattinata passò tra l’ora d’italiano, d’inglese e chissà che altro, ma il mio sguardo era sempre fisso alla finestra.
Le neve non ne voleva sapere di andarsene, anzi stava aumentando.
“ Ma che cavolo “ pensai, “ proprio oggi !.
“ Pazienza, sono sicuro che verso mezzogiorno la neve cesserà del tutto , così le strade inizieranno a pulirsi “.
Questo pensiero mi tranquillizzò, e smisi di guardare la finestra.
Invece, quando uscii dalla scuola, all’una e trenta, scendevano ancora dei fiocchi enormi e fitti.
La neve ormai stava ricoprendo tutto, e ci misi un po’ di tempo per cercare di liberare la Giallina dalla neve che già si era posata copiosa sui vetri e sulla Capotte.
Questa volta la Giallina partì subito, forse memore del trattamento subito in mattinata.
Ho sempre pensato alla Giallina come ad una persona, capace di capire quello che le dicevo, ed anche di offendersi per I brutti trattamenti subiti, ma nello stesso tempo giudiziosa e ragionevole.
Il suo motore tornando a casa girava un po’ strano, quasi come a voler dire :
“ Va bene, sono partita e ti sto’ portando a casa, ma ricordati che mi hai trattata male !! “.
In quei momenti, al posto di schiacciare tutto l’acceleratore come facevo sempre, acceleravo piano piano, con riguardo, come a volerle chiedere scusa.
Ed era proprio quello che stavo facendo, perché anch’io in fondo ero come lei : testardo, ma anche giudizioso e ragionevole.
La strada ormai era piena di neve, ma si viaggiava ancora bene, anche se lentamente.
Ero quasi a casa, ed ormai sentivo che il motore girava rotondo : alla Giallina era passata l’arrabbiatura, ed io ne ero felice.
Entrai in cortile e la parcheggiai sotto al portico, lasciando che la neve che l’aveva ricoperta incominciasse ad abbandonarla.
Guardai ancora una volta al cielo, scuro, plumbeo.
Guardai quei fiocchi sempre più grossi, sempre più fitti, e per la prima volta inizia a preoccuparmi.
“ Sta’ a vedere che questa sera non riesco ad uscire !! “
.
E questo fu il pensiero che mi accompagnò per tutto il pomeriggio.
Ascoltai un po’ di musica, guardai un po’ di televisione, ma soprattutto continuavo a guardare nervosamente dalla finestra, e vedevo quei fiocchi che non ne volevano sapere di rallentare.
Stava facendosi buio, e quella sensazione di morsa alla stomaco stava aumentando sempre più, tanto che presi un’improvvisa decisione :
“ Devo andare a Biandrate ad incontrare la Titta che torna dal lavoro, e chiederle se questa sera esce ugualmente “.
Salutai frettolosamente mia madre, dicendo :
“ Devo andare a Biandrate a fare una commissione “.
“ Ma sei matto ? “ disse Lei “ Ma non vedi quanta neve che c’e’ ? “.
“ E be’ ? Tanto io ho una Dyane “.
Non lasciai il tempo a mia Madre di replicare, corsi fuori e saltai sulla Giallina.
Non avevo nemmeno appoggiato le dita sull’avviamento che Lei era già in moto.
Povera Giallina !!
Ancora una volta di più pensai che senza di lei sarei stato perso, e che le volevo un gran bene.
Misi la retro, provai ad uscire nel cortile e …. niente !!
Non accadde nulla : la giallina si fermò subito, tanta era la neve caduta.
Scesi per capire cosa era successo, e vidi che la neve le arrivava quasi al paraurti.
Io però dovevo uscire, per forza !!
Risalii, misi la prima ritornando sotto al portico, avvicinandomi il più possibile al muro.
A quel punto rimisi la retro, accelerai a fondo, un bel sospiro, lasciai la frizione e la giallina piombò in mezzo al cortile, ed alla neve.
Lei non si era ancora fermata, che già io avevo messo la prima, ed ora le ruote giravano all’impazzata.
Il muso andava a destra e sinistra, però non voleva saperne di muoversi.
Prima, retromarcia, ancora prima e poi ancora retromarcia, per chissà quante volte !!
Io continuai a tenere schiacciato l’acceleratore, ed incominciai a sentire una leggero odore di gomma bruciata.
Stavo davvero incominciando a disperarmi,
quando sentii un rumore diverso : le ruote avevano trovato la ghiaia, e la Giallina iniziò a muoversi, portandomi fuori dal cortile, sulla strada.
Appena fuori dal Paese vidi quello che mai mi era capitato di vedere !!
La strada non esisteva più : c’era solo una distesa bianca, tutta uguale, candida, soffice, incontaminata.
Sembrava un paesaggio lunare, surreale, ma nello stesso tempo bellissimo e tremendamente affascinante.
Non mi spaventai per quello che stavo vedendo, perché io sapevo dove passare, visto che la strada davvero la conoscevo a memoria.
Viaggiavo in un silenzio totale, dove ogni rumore era attutito, con I fari che illuminavano qual bianco candido, ed i tergi che facevano fatica a tenere il vetro pulito.
Nemmeno in quel momento dubitai della Giallina.
Sapevo che anche questa volta mi avrebbe portato dove volevo andare.
Ed infatti appena prima delle cinque ero già parcheggiato lungo la via dove sapevo che da lì a poco sarebbe passata la Titta.
Spensi le luci, lasciando il motore ed i tergi accesi.
E dopo un po’ la vidi.
Ho ripensato tante volte a quel momento, rivivendolo mentalmente.
Sembrava che camminasse lentamente, quasi a rallentatore, come in una scena di un film.
La Titta non mi aveva visto, e la vedevo avvicinarsi con quel suo passo caratteristico, stivali, jeans scoloriti, giacca a vento rossa ed un berretto nero, che le lasciava uscire ai lati quei lunghi capelli castani, che già iniziavano ad imbiancarsi di neve.
Le andai incontro e Le dissi : “ Ciao Titta “.
Il suo viso s’illuminò in un sorriso, e subito Le si formarono quelle belle fossette sulle guance.
“ Ciao !! Che sorpresa trovarti qui. Come mai ? “
“ Sai, con tutta questa neve che e’ caduta ti volevo chiedere se questa sera ci vediamo ugualmente.
Altrimenti ti saluto ora, e per lo meno ti ho vista “.
“ Ma certo !! E’ l’unica sera che abbiamo e vuoi che io rimanga a casa ? Però sono contenta che tu abbia fatto tutto questo “.
Le presi una mano, e rimanemmo a guardarci per un po’ senza dire nulla.
Le neve cadeva, tutto intorno era silenzioso, e ci guardavamo dritti negli occhi, per non so quanto tempo.
Era un silenzio che non aveva bisogno di parole, che significava tutto, perché in quel momento eravamo diventati un’unica cosa.
Sempre tenendole la mano, dissi :
“ Va bene, allora ci vediamo questa sera, solito posto e solita ora. “
“ Va bene ….. a più tardi “
“ Ciao Titta “ .
“ Ciao Maurizio “
Lei proseguì verso casa, voltandosi ogni tanto per guardarmi.
Era ormai ricoperta di neve, come lo ero io e come lo era la Giallina.
Aspettai che la Titta scomparisse dalla mia vista, poi risalii, e feci rotta verso casa.
Il motore ronfava piano piano, e la Giallina non era mai stata così docile.
Io lo so che aveva visto ed ascoltato tutto, ma non fece trapelare nulla.
La strada era peggio di prima, ma la Giallina orami volava, serena, tranquilla, felice come quel ragazzo che la stava guidando.
O forse era il contrario ?