2CV nel Grande Vuoto! Libia 2008

SONO TRISTE

Sono triste perchè oggi ho riempito il serbatoio della 2CV con la tanica portata al rientro dalla Libia ed ora la tanica è vuota. Pagare la benzina 0,18 DL (0,10 Euro n.d.r.) è stato emozionante, impressionante, commovente. Un ricordo che rimarrà sicuramente indelebile per moooooolto tempo!

A parte gli scherzi ed il prezzo del prezioso liquido, sono molte le cose che sarà difficile dimenticare. Non avrei mai pensato, per esempio che esistessero così tante stelle in cielo. Non mi sono mai appassionato molto alla contemplazione delle stelle ma dopo due notti trascorse nel deserto ho compreso perchè tutti i popoli abbiano dato così tanta importanza alle stelle. Sia ben chiaro che ho presente l’importanza che ha il cielo per l’orientamento ma mi risulta difficile spiegare l’emozione che ho provato nel vedere il cielo, privo di luna, dalla pianura desrtica nella quale ci trovavamo. Quasi un senso d’oppressione, d’invadenza di quelle stelle che normalmente se ne stanno lassù per i fatti loro.

Molte cose curiose ci sono successe e tenterò di procedere con ordine. All’arrivo a Tunisi, appena scesi dal traghetto, un doganiere tunisino mi chiede i documenti, fa un giro della vettura e nota le scarpe da ginnastica che porto sempre a coprire le banane del paraurto anteriore. Inizia a ridere (ma quello succede anche in Italia) e poi inizia “ ca est puor bouche?” ed io non riuscivo a capire cosa avessero a che fare le scarpe con la bocca. Dopo poco ci sono arrivato, bouche non era bocca alla francese ma Bush, il presidente americano ed allora mi ha invitato a nozze.
Non vi sto nemmeno a raccontare i vari commenti del gendarme che chiamava i colleghi per fargli notare la scoperta. Da quel momento in poi qualsaisi discorso sul mio paraurto era riferito a Bush sia che fossero poliziotti che semplici curiosi, al confine tunisino-libico c’è stato uno show niente male.
Addirittura Gabriella si è sentita in dovere di consigliarmi di non menzionare il “presidente” quando a Sabratah abbiamo ricevuto la visita di una persona riccamente vestita e con auto di notevoli dimensioni che si è presentato in inglese e quando gli ho spiegato che ero italiano e parlavo solo francese ha iniziato a discorrere in un italiano corretto.
Erano tutti a visitare le rovine romane mentre Bruno, Gabriella ed io davamo un occhio alle nostre macchine prese d’assalto dai curiosi. Il signore accompagnato da padre e moglie ha voluto sapere del nostro viaggio ed è rimasto incredulo quando gli ho mostrato la cartina con l’itinerario. “Ma con queste piccole macchine? Ma quanti cilindri hanno? Ma questo tratto è off-road!” Alla fine ha aperto il cofano e ci ha omaggiato di due sacchetti di mandarini ed arance della sua farm.

La faccenda sul numero dei cilindri era frequente. A loro non interessava la cilindrata, solo il numero dei cilindri. Probabilmente per un libico le auto “buone” sono le onnipresenti Toyota 4200 cc 6 cilindri a benzina, quelle meno buone i vecchi pik-up Peugeot a 4 cilindri, LE NOSTRE SOLO DUE!!!!

Cambiando discorso volevo raccontare dei tuareg. Tuareg è una parola che gli hanno affibbiato i francesi. Loro si autodefiniscono con un paio di parole che vuol dire “chi parla tamashek” (tamashek è la loro lingua). Ho notato una differenza notevole fra gli arabi e i tuareg e sono arrivato sino a sentir dire con aria di distacco dalla nostra guida tuareg “…..e no, qui non lo trovi. Questo è un paese in una zona araba!!!!”.
Vivendo dieci giorni con loro ho potuto scoprire quanto sprechiamo per qualsiasi cosa, quant’acqua consumiamo anche solo per lavarci i denti. Per il fuoco, quattro legnetti in croce, un buco nel terreno e via il the era pronto. “Ma perchè fate il buco prima di accendere il fuoco?” “Perchè altrimenti la legna si consuma troppo rapidamente”.
Alla fine del pasto, consumato in un unico grosso contenitore non avanzava mai nulla, un po’ d’acqua e basta, loro tre (la guida, il poliziotto di scorta e l’autista del pik-up) erano a posto. Noi dormivamo in auto o in albergo, loro un materassino di gomma piuma e due coperte a testa, lì fuori, vicino al fuoco ed al Toyota. Il poliziotto ha dormito fuori anche la notte che siamo stati visitati dagli sciacalli! Li avevamo sentiti ululare mentre si cenava e alla mattina dopo abbiamo visto un sacco d’impronte come quelle dei cani tutto in giro alle nostre vetture.

Libia paese strano. Dopo aver fatto un sacco di chilometri di deserto ed essere arrivati a cancellare il colore verde dell’erba dalla mente ecco l’impensabile: verdissimi campi di grano. Se andate su Google Earth e posizionate il cursore a Nord 26° 30′ 33” Est 12° 15′ vedrete degli enormi tondi scuri (nd.r si possono vedere anche su google maps). Sono campi di grano dal diametro di 800 metri che a gennaio avevano le piante alte al ginocchio. Enormi tubi a compasso per innaffiare con l’acqua presa a 400 o 500 metri sotto terra. Vedere il verde intenso del grano lì e trenta centimetri più in là sabbia, dune, è qualcosa di incredibile.

Molti di noi, durante questo viaggio avrebbero voluto fare chi più sabbia, chi meno deserto di pietre, chi visitare maggiormente città, chi andare per mercati. A me ha sempre interessato curiosare nei modi di vita delle persone. Proprio per questo ho fatto cambio con il poliziotto di scorta. Lui ha viaggiato sulla 2CV di Pietro ed io sono andato sul Pik-up con la guida per un centinaio di chilometri. Devo dire che si viaggia in maniera molto più confortevole sulla 2CV ma è stato bellissimo stare in loro compagnia.
Primo, l’impianto stereo: un telefonino cellulare sempre collegato alla presa accendisigari ed attaccato allo specchietto retrovisore. Questa cosa che dondolava a destra e sinistra era il massimo dell’alta fedeltà. Secondo, il cruscotto: una bella pelle di pecora lungo tutto il cruscotto, l’immancabile teiera che ruzzolava appena appena e sul pavimento un piccolo zaino con i cambi di qualcuno di loro.
Tutti a battere il tempo della musica trasmessa, si tutti, autista compreso e a fare discorsi in una lingua che è difficile spiegare. Che poi l’autista non avesse nemmeno un cacciavite per regolare le puntine……va beh, si può trovare sempre qualcuno che lo presta.

A proposito di disorganizzazione sono stati incredibili i due viaggi che abbiamo fatto con i fuoristrada a Tekerkiba. Quattro persone per fuoristrada, eravamo in 18 e quindi 5 Toyota in tutto. Probabilmente erano a corto d’autisti e quindi è stato arruolato anche una che non sapeva guidare. Questo è partito con l’auto con il cambio automatico e fino a lì il problema stava solo nel modo di prendere gli avvallamenti ed i buchi. Il bello è arrivato quando qualcuno di noi si è lamentato ed allora gli hanno cambiato macchina.
Solito Toyota 4200 però con le marce. Come abbia fatto a partire non lo so perché non ero su quella macchina ma il racconto è stato il seguente: era in quarta lanciato, poi ha preso la sabbia, il motore calava di giri ed io e lui ci guardavamo per dire ora scala, ora scala, ora scala. La macchina si è spenta e l’autista guardando incredulo il cruscotto: “BATTERIA?”. Se l’avessero proposto a Zelig sarebbe stato geniale, putroppo ……. va beh lasciamo perdere.
Il giorno dopo gita al laghi nel deserto. Bellissimi, acqua salata, dune da 70 metri d’altezza, discese mozzafiato su tratti ripidissimi, Mirco che riesce a fare snowboard sulle dune ma ……     durante il ritorno un Toyota si ferma con la batteria fuori uso. Cavi per fare il ponte? Ma figuriamoci! Si smonta la batteria da un’alta macchina, si mette in moto quella poi si rimonta la batteria sulla prima. Un’altra rimane senza benzina, una terza non va più in moto e viene trainata da un altro fuoristrada grazie al turbante usato come cavo di traino. Meglio che vedere Mister Bean.

Succedono poi cose anche dispiacevoli come ad esempio quello che è successo a Sebha. Premesso che i distributori di benzina sono uno ogni 40 o 100 o anche 200 km, alle pompe di benzina c’è sempre coda. Arriviamo noi che con 9 auto creiamo ancora più traffico ed il gioco è fatto. Una volta siamo arrivati tutti assieme e ci siamo messi in fila.
Dopo poco arriva Roberto che era un po’ attardato e trova le nostre 8 auto, un’auto libica e poi la sua. Si presentano due poliziotti e rivolti all’autista libico “Spostati perchè tocca a lui” No, sono arrivato prima io” insomma dopo due minuti l’autista libico viene caricato sulla macchina della polizia, un poliziotto sale sull’auto del tizio e se ne vanno. Brrrrrr non mi va di pensare ai casini che può aver passato quell’uomo. Per contro siamo usciti dalla città preceduti da un’auto della polizia che tramite megafono ordinava a tutti gli automobilisti di lasciarci passare.

Ora mi viene in mente che con il satellitare di Pietro abbiamo rilevato i punti dei luoghi dove abbiamo pernottato e pranzato durante la traversata da Dirj ad Adiri, i 474 km ininterrotti di fuori strada. I punti, per i più curiosi sono: primo pernottamento E11°78552 N29°12911, pasto del giorno dopo E12°67714 N28°45333, secondo pernottamento E12° 86665 N28°35842. Da notare la poca distanza percorsa tra il pranzo ed il secondo pernottamento dovuta all’incontro del “fisc fasc”, la sabbia molle.

Ci sono poi stati gli incontri tecnici. LJ ha spaccato il telaio e si è rivolto adun saldatore che tagliava la lamiera con l’elettrodo, boh, mai visto! Mirco, Marco, Pietro ed io ci siamo divertiti a cercare un gommista che ci riparasse i pneumatici dopo  la traversata. Troviamo il gommista, un ragazzo sui diciotto anni e Marco gli fa riparare la prima ruota: raddrizzatura del cerchio, pezzatura della camera d’aria, ripezzatura della camera d’aria perché i buchi erano due, pezzatura dall’interno del copertone. “Quanto?” “Eh, i buchi erano due, …mmmm….. due dinari!” (1,20 euro)
A quel punto il test era superato ed allora “Forza, tira fuori tutte le gomme” Nove ruote delle quali due non riparabili. Siccome il lavoro era molto ci siamo messi tutti a smontare i copertoni dai cerchi mentre il gommaio pezzava a tutto spiano montando anche due camere d’aria per ruota.
La prima quella integra, la seconda messa fra la camera d’aria ed il pneumatico così da rendere il tutto più rigido. A quel punto l’inconveniente. Tutti i ragazzini del paese sono venuti a curiosare dal gommista e il nostro “amico” si sentiva rodere perché tutti i suoi amici potevano sedersi sulle 2Cv, guardare dentro ai cofani e farsi le foto vicino alle nostre auto e a lui toccava lavorare. Quattro o cinque volte ha tentato di lasciare la postazione di lavoro per andare a curiosare anche lui e noi a riportalo vicino al bancone sino a che Mirco gli ha garantito “Quando hai finito ti porto a fare un giro sulla macchina!”.
A quel punto è ricominciata la produzione della ditta. Alla fine foto di rito e giro promesso fra l’ilarità di tutti. Alla fine ….10 dinari.

Altro bell’argomento del viaggio è l’asfalto. Dopo tutto quel deserto sognavo l’asfalto. Quando ci siamo arrivati ho rimpianto il deserto. Non sto a raccontare che tutti in colonna abbiamo preso un buco ed abbiamo fatto fuori sette pneumatici in una volta sola ma lì per fortuna ci è successo di fronte ad un gommista, non sto a raccontare che tramite radio la parola più frequente era “BUCA!” Occorre la foto scattata da Mirco per poter credere che abbiamo oltrepassato una buca trasversale alla sede stradale a cui avevano posto rimedio  riempiendola di pelli di pecora.

Non mi piace generalizzare ma abbiamo notato che il libico manca di elasticità. In un negozio, qualcuno di noi ha speso una cifra tipo 5 dinari e mezzo. Dà una banconota da 10 dinari e poi per velocizzare il resto anche una banconota da 1/2 dinaro. PANICO! La faccenda è stata risolta se ricordo bene riprendendoci il mezzo dinaro che aveva creato non solo confusione ma un certo disagio per paura del negoziante di essere fregato o preso in giro.

In un’altra occasione sono partito per andare a comprare acqua e pane con l’autista del pik-up che parlava solo arabo e tamachek. Siamo arrivati in paese, entriamo nel negozio e vedendo l’acqua in bottiglie di plastica ne ho messo da parte 2 confezioni da 6. Bene ora il pane: pane! baguettes! buonanotte. Mi son messo a girare per il negozio ma non ho trovato il pane.
Ho però visto una confezione di formaggio olandese, quello con l’esterno rosso. Ho preso in una mano il pezzo di formaggio sottovuoto ho fatto finta di morsicarlo ed ho fatto notare che nell’altra mano non avevo nulla. Ok, compreso! In questo negozio non si vende pane. L’autista mi fa segno che mi accompagna in un altro negozio. Tutti estremamente gentili, cordiali, divertiti ed estremamente corretti.

Entro e chiedo 10 baguettes, l’autista me le aveva mostrate appena varcata la soglia. Il negoziante mi risponde “NO!”. Inizia a palare in inglesarabo e dopo un bel po’ capisco che “4 pani per 1/4 di dinaro”.
Bene ho pensato abbiamo risolto “ne voglio 10” “No” e ricomiuncia a discutere. Ci son voluti due minuti buoni, poi il negoziante prende un sacchetto, ci infila 4 baguettes, me lo porge e mi dice “1/4 di dinaro”

Alla fine cos’era? 4 pani per 1/4 di dinaro e quindi ne potevo comprare 8 o 12 ma non 10. Ma va.*****..!

Prova ad andare a chiedere 4 banane! “No, 1 kg!” Va bene 1 kg.

Il pezzo forte è stato cambiare i soldi durante il ritorno. Ci fermiamo a fare benzina (quando la polizia ha portato via il tizio) e siccome alcuni di noi erano senza soldi raccolgo un po’ di banconote da 50 euro da diversi equipaggi e parto in 2CV con la guida per cambiare i soldi. Dopo aver viaggiato un po’ in un traffico cittadino veramente caotico, devi entrare moooolto convinto negli incroci, la guida mi dice
“all’una le banche chiudono”
“Ma manca 5 all’una!”
“Niente paura, andiamo a cambiare da ……” e non capivo dove

Dopo aver oltrepassato il quartiere dei ricambisti e quello dei tappeti e materassi, arriviamo nel quartire degli orafi. Ahia, sentivo già la puzza di fregatura megagalattica.

Fermo la macchina che lascio aperta, tanto dovevamo attaversare solo la strada, entriamo da un orafo, la guida chiede e mi fa segno di uscire e seguirlo, “Questo non va bene”. Cambiamo orafo poi un altro poi un altro ancora. Arriviamo da un che dice
“Si, Cambio. Quanti dollari?”
“No euro!”
“Allora no!”

Intanto eravamo gia a 200 metri dalla macchina che per altro non era nemmeno la mia ma di Pietro.
Alla fine, finalmente troviamo l’orefice che cambia i soldi allo stesso cambio della banca. Non ci considera nemmeno, ci dà i soldi e poi continua a fare gli affari suoi, nemmeno buon giorno, bah! Incredibile, lo stesso cambio della banca!

Ritornati dalla macchina, le mosche! C’era tanta gente che non si vedeva nemmeno la macchina, alcuni con la testa dentro al finestrino che avevo lasciato aperto, persone che ridevano per le scarpe sul paraurti ma nulla è stato toccato. Due battute sul solito Bush e ciao a tutti. Cavolo quanto sono orgogliosi che un mussulmano abbia tirato le scarpe a G.W.B.

Al ritorno dal benzinaio tutti gli altri se n’erano andati ma “Grazie ai potenti mezzi messi a disposizione dalla tecnica moderna….” (le nostre radioline) sono riuscito a capire dov’erano e a riacchiapparli.

Quella del cambio è andata bene ma ……………. non son stato tranquillo per un bel po’

Una cosa che mi ha molto colpito è lo spirito ecologico, vero ecologico, dei tuareg. La seconda delle tre guide una volta ha preso una pietra da terra a 200 km dalla casa più vicina per mostrarmi non so cosa. Una volta finito il discorso mi ha colpito il fatto che ha rimesso la pietra nello stesso identico posto, nella stessa posizione in cui l’aveva trovata!! In caso qualcuno l’avesse potuto sgridare per il disordine  Grin

Anche i tuareg, ho scoperto, mangiano la pasta in minestroni molto asciutti tipo pasta e fagioli. Il curioso è vedere come la cuninano. I nostri manuali di cucina consigliano: “Cuocere la pasta in abbondante acqua salata”. Loro, che hanno più petrolio che acqua, mettono la minor quantità d’acqua possibile, tanto da non far attaccare la pasta nel pentolino, e poi l’aggiungono mam mano che l’acqua si consuma. Secondo me non ne utilizzano più di 1/2 litro.

E’ una vita completamente differente. Quì vediamo spesso gli immigrati nordafricani che girano in ciabatte. Ho scoperto che dove c’è sabbia è l’unico modo per camminare. Le scarpe ti si riempirebbero di sabbia, a piedi scalzi ti ustioneresti. Elementare ma non c’avevo mai pensato!!

Bello, bello un’esperienza da fare e da rifare.

Gianni

Qui il superbo video fotografico realizzato da Bruno col contributo dei partecipanti al Lybia Slow Tour 2008 
http://www.weloveliving.it/caravanpetrol.php

Qua le foto nella galleria del club

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